La proposta di istituire un comitato bilaterale e paritetico sull’impatto di nuove tecnologie e digitalizzazione nell’industria bancaria ci vede favorevoli. Non ci convincono, però, i requisiti e le competenze che Abi vorrebbe assegnare allo stesso comitato.
Nello specifico: il comitato bilaterale non potrà mai essere un semplice monitoraggio delle trasformazioni indotte dalla digitalizzazione, ma un momento di contrattazione e di confronto sia in fase nazionale sia nei gruppi e nelle aziende.
Le intese nazionali dovranno essere parte integrante del contratto nazionale; nei gruppi bancari la contrattazione e il confronto aziendale dovranno necessariamente tenere conto della specifica organizzazione lavorativa della banca.
Inoltre, il comitato bilaterale sulle nuove tecnologie interverrà politicamente anche rispetto agli accordi di secondo livello se non conformi ai principi recepiti a livello nazionale. Insomma, non permetteremo fughe in avanti di quelle aziende che potrebbero cercare di realizzare, richiamando l’introduzione di nuove tecnologie, forme atipiche e ibride di attività lavorative in deroga alle regole del contratto nazionale.
Tutto dovrà essere chiaro e applicabile oltre che legato politicamente e contrattualmente fra le diverse norme contrattuali. Per quanto riguarda poi la forma sperimentale proposta da Abi, siamo completamente contrari. Niente sperimentazione, ma, una volta raggiunta un’intesa sulle competenze e sui ruoli, il comitato dovrà essere parte integrante stabile del nuovo contratto nazionale.
È auspicabile poi che, se l’Abi rivendicasse la presidenza, alle nostre condizioni, la presidenza dello stesso comitato bilaterale andasse a un membro di Unicredit o di Intesa Sanpaolo presente nell’esecutivo e nel Casl Abi, ad esempio a Paolo Cornetta di Unicredit o Rosario Strano di Intesa Sanpaolo, che dovranno garantirne il corretto utilizzo. Senza ironia!