skip to Main Content

Banche Italiane

Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Bpm, Ubi. Ecco le pagelline sui cds

L'articolo di Elena Dal Maso, giornalista di MF/Milano Finanza

Le assicurazioni sulle banche italiane, i cosiddetti Cds, sono cresciuti di 2,5 volte rispetto al periodo gennaio-maggio 2018, prima che venisse pubblicato il nuovo contratto di governo. E questo rende il tema della liquidità bancaria in Italia piuttosto spinoso, perché rifinanziarsi sul mercato oggi costa oltre il doppio rispetto a sei mesi fa. E da qui al 2020 andrà in scadenza il 15% in media delle passività finanziarie delle banche, suddivise fra programma Tltro e bond senior e subordinati. Mediobanca Securities ha scritto un documento sul tema, mettendo in evidenza la difficoltà del settore.

ECCO CHE COSA SUCCEDE AI CDS DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM, UBI BANCA

Il mercato valuta le banche in maniera diversificata. I Cds più costosi (300 punti base) sono quelli legati al Banco Popolare, mentre Ubi si posiziona fra 180 e 190 punti base, così come Unicredit e Intesa Sanpaolo. Dalla seconda metà del 2018 al 2020 il 23% delle passività finanziarie di Ubi raggiungerà il termine, il 22% di Mps, il 22% di Carige, il 19% del Banco Popolare, il 18% di Bper, il 17% del Creval, il 14% di Intesa Sanpaolo, il 14% della Popolare di Sondrio, il 12% di Unicredit e solo l’8% del Credem.

TUTTI I DETTAGLI DEL REPORTO SU INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM, UBI BANCA

Uno dei modi per rifinanziarsi senza grossi impatti in bilancio, scrive Piazzetta Cuccia, è muoversi sui titoli di Stato spostando i bond in scadenza dei clienti (asset under custody, titoli con maturità media di 7 anni, quindi acquistati durante la crisi del debito del 2011) dai depositi indiretti ai conti deposito, quindi liquidità per i correntisti e asset contabilizzati nel bilanci per le banche.

LE VALUTAZIONI DEGLI ANALISTI ANCHE SU UNICREDIT E CARIGE

Gli analisti hanno calcolato che il comparto finanziario italiano ha, nel complesso, 551,3 miliardi di Btp in custodia, di cui 196,9 miliardi in scadenza da metà 2018 fino al 2020, ovvero il 35,7%, suddiviso fra 69,6 miliardi di Unicredit, 62,9 miliardi di Intesa Sanpaolo, 16,5 miliardi del Banco Bpm, 14,6 miliardi di Mps, 10,7 miliardi di Ubi, 5,9 miliardi di Bper , 8,3 miliardi della Popolare di Sondrio, 1,1 miliardi del Creval, 3,7 miliardi di Carige. Ogni anno dovrebbero andare in scadenza 78,8 miliardi nel complesso, ovvero il 6% dei depositi totali indiretti che, se fossero spostati ai depositi a termine, potrebbero coprire il 25% del bisogno medio di liquidità delle banche.

DOSSIER COVERED BOND PER MPS E UBI BANCA

Un’altra soluzione potrebbe essere emettere covered bond, obbligazioni con sottostante mutui immobiliari. E questa mossa, nel complesso, potrebbe apportare un altro 25% di liquidità. Però in proporzione diversa da banca a banca. Gli analisti portano due esempi, quello del Credem, che attraverso solo i covered, potrebbe risolvere il tema della liquidità, mentre la Popolare di Sondrio non ne può emettere di nuovi perché ha già raggiunto il limite. Maggiore spazio di manovra hanno il Creval (60%), Unicredit (43%), Bper (37%), Intesa Sanpaolo (21%), mentre il Banco Popolare, Mps e Ubi si collocano fra il 15% e il 17%.

Ieri sul tema del rafforzamento patrimoniale è intervenuto il vicepresidente Bce Luis de Guindos, commentando il risultato degli stress test Eba diffusi venerdì sera. Secondo De Guindos, una dozzina di banche della zona euro, che hanno in portafoglio circa il 40% degli asset complessivi del settore, devono rafforzare la propria posizione patrimoniale. La lista dei nove istituti di credito in maggiore difficoltà comprende le italiane Banco Bpm e Ubi. Francoforte ha detto che avrebbe considerato il livello di 5,5% come soglia minima per il coefficiente Cet1 in caso di scenario avverso, dai commenti di de Guindos appare però evidente che la Bce guardi a un livello ben più elevato.

“La banche che hanno un coefficiente Cet1 core (fully loaded) inferiore a 9% in caso di scenario avverso mostrano una posizione patrimoniale più debole, seppure ancora soddisfacente”, ha detto nel corso di un intervento a Bruxelles. “Queste dodici entità, equivalenti a circa 40% del totale degli asset del settore, dovrebbero rafforzare e consolidare la propria posizione patrimoniale in modo da fare fronte alle prossime sfide e verranno quindi monitorate con attenzione”, ha aggiunto. L’esercizio degli stress test Eba ha messo in evidenza che in condizioni di scenario avverso il coefficiente Cet1 fully-loaded di Banco Bpm calerebbe a 6,67%, quello di Ubi a 7,46%.

 

Articolo pubblicato da MF/Milano Finanza

Back To Top