Nel corso dell’estate da poco passata Alessandro Sallusti, il direttore de Il Giornale, aveva scritto che procure avrebbero messo nel mirino Arianna Meloni, sorella della Premier. “Ci hanno provato con la premier – aveva scritto Sallusti -, ora l’asse giornali-sinistra-procure mette nel mirino la sorella. L’accusa? Il solito traffico di influenze”.
I 7 MILA ACCESSI DALLA FILIALE DI INTESA SANPAOLO DELL’AGRIBUSINESS DI BISCEGLIE
In realtà, più che le Procure, a curiosare negli affari della famiglia Meloni, era Vincenzo Coviello, un funzionario di Intesa Sanpaolo, impiegato, fino ad agosto, quando è stato licenziato, nella filiale Agribusiness di Bisceglie, provincia di Bari. Per chiarire la faccenda è scesa in campo lo stesso istituto di credito. Nell’audit investigation del gruppo si legge che in due anni e mezzo, dal 21 febbraio 2022 al 24 aprile 2024, Coviello avrebbe eseguito “6.976 accessi a conti correnti di clienti non giustificati da esigenze di servizio”. Circa 7mila accessi abusivi, trecento al mese, circa quindici al giorno, su oltre 3500 clienti presenti di 679 filiali sparse in tutta Italia.
DA MELONI A EMILIANO: TUTTI I NOMI SPIATI DA COVIELLO
Se i numeri sono importanti a pesare ancora di più sono i nomi. Coviello ha spiato la premier Meloni e buona parte del suo entourage: il suo ex compagno Andrea Giambruno, la segretaria Patrizia Scurti e suo marito e il capo della scorta della premier Giuseppe Napoli. Ma non solo. Il funzionario di Intesa Sanpaolo ha spiato i ministri Crosetto, Fitto, Santanchè, gli ex premier Renzi e Letta, l’allora presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, i vertici dei Carabinieri (l’ex comandante generale Tullio Del Sette), il comandante generale della Finanza, Andrea De Gennaro, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e quello della Regione Puglia Michele Emiliano insieme al procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti. L’occhio curioso del funzionario di Intesa Sanpaolo ha indagato nelle vite (e nelle tasche) di prelati, cantanti, calciatori (Francesco Totti) e imprenditori da John e Lapo Elkann, a tutta famiglia Berlusconi, Marina, Piersilvio, Marta Fascina compresa.
LE CONSULTAZIONI PER MERA CURIOSITÀ?
Coviello si è difeso dicendo di aver fatto tutto da solo e di non aver realizzato e diffuso copie dei dati sensibili che ha consultato. Insomma, non avrebbe realizzato alcun dossier. Le spiegazioni le ha dovute fornire ai Carabinieri che hanno svolto una perquisizione nel suo ufficio dopo la pubblicazione della notizia dell’indagine sul quotidiano “Domani”. I militari hanno scansionato il pc, i files e gli altri dispositivi in possesso dell’uomo per cercare indizi che diano un senso a tutta questa vicenda. La Banca ha «provveduto ad informare le autorità competenti» e il Garante della privacy.
SECONDO LA PROCURA DI BARI COVIELLO NON HA AGITO DA SOLO
Secondo la Procura di Bari il funzionario di Intesa Sanpaolo agiva per «procurare a sé o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato dovevano rimanere segrete». Al momento non risultano altri indagati. Ma le cose potrebbero cambiare presto perché il procuratore di Bari, Roberto Rossi e l’aggiunto Giuseppe Maralfa, nel decreto di perquisizione hanno scritto che Coviello agiva «verosimilmente in concerto con persona da identificare: un mandante degli accessi abusivi al sistema informatico di Intesa».
L’INDAGINE PARTITA GRAZIE A UN CORRENTISTA SPIATO
A rivolgersi agli inquirenti non è stata solo la banca. L’indagine, infatti, è nata perché un correntista di Bitonto è stato avvisato dal direttore dei numerosi accessi sul suo conto. Il correntista non si è accontentato delle scuse della banca e delle rassicurazioni circa l’allontanamento del dipendente troppo curioso e la segnalazione al Garante della Privacy. Il correntista ha presentato un esposto in Procura facendo partire le indagini dei Carabinieri che si accorgono di trovarsi davanti a un vero e proprio caso di portata nazionale. Anche alla Procura non sono bastate le rassicurazioni della vbanca per la quale è scattata un’indagine per responsabilità oggettiva (secondo la legge 231).