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Inps: separazione tra assistenza e previdenza?

Inps: separazione tra assistenza e previdenza? L'intervento di Michele Poerio, Pietro Gonella e Stefano Biasioli

 

La FEDER.S.P.eV. (insieme alla CONFEDIR e a APS Leonida) ha un DNA particolare, da sempre. Un DNA che non si è perso negli anni, ma che invece si è rinforzato (con mutazione positiva!), soprattutto sotto la Presidenza Poerio e del suo Direttivo. Quale? Quello di aver sempre detto “pane al pane, vino al vino” anche quando affermazioni di questo tipo o di ben maggior peso avrebbero certamente avuto un impatto negativo nei confronti dei potentati di turno, politici, ordinistici, tecnici di varia estrazione.

Nello specifico, la FEDER.S.P.eV. e la CONFEDIR da oltre trenta anni, da quando cioè è stata promulgata la legge 88/1989 che all’Art.37 prevede la separazione fra previdenza ed assistenza, hanno sempre sostenuto la imprescindibile necessità di separare, nel bilancio INPS, tali spese per definire con chiarezza i costi legati all’assistenza (e, quindi, a carico della fiscalità generale) da quelli legati alla previdenza (legati ai contributi lavorativi versati). Separazione prevista, peraltro, dalla nostra Carta costituzionale.

Da sempre la politica ha eluso la legge 88/1989; da sempre i vari presidenti dell’INPS (inclusi gli ultimi quattro) nulla hanno fatto in questa direzione, nonostante – nel corso degli anni dal 2011 ad oggi – i vari governi abbiano caricato sull’INPS almeno una decina di voci assistenziali.

Ci sarebbe da chiedersi il perché nessuno voglia  questa separazione.

Non è nel nostro genoma fare dietrologia: non sarà forse perché, anche con la scusa del richiamo di organismi internazionali che dicono “spendete troppo per le pensioni” questi signori possono usare la scusa del deficit INPS per potere strizzare sempre più i pensionati senza dover tagliare sprechi e rami secchi che, però, elettoralmente rendono??

Diceva uno dei politici più rappresentativi della Prima Repubblica, Giulio Andreotti: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Del tutto recentemente, gli ultimi due ministri del Lavoro hanno inventato l’uno e attivato l’altro una “presunta commissione tecnica” (la cui composizione e competenza è largamente sconosciuta a noi peones) che ha redatto una lunga relazione (apparentemente approvata a maggioranza, con il voto positivo di un membro CGIL (sic), che – in pieno contrasto rispetto alle minuziose tabelle assemblate – concludeva che “ la separazione tra assistenza e previdenza è inutile… e non necessaria”.

Il virgolettato è nostro ma la sostanza è questa. Questa conclusione portava tecnici o pseudo tali, economisti o pseudo tali, ex sindacalisti a scrivere articoli entusiastici in cui ovviamente concordavano con la suddetta conclusione.

La FEDER.S.P.eV. reagiva e, con lei, un amico, grande economista, il prof. Giuseppe Pennisi, che diffondeva un articolo critico sul lavoro della commissione Orlando.

Ebbene, la lunga relazione della Commissione Orlando non è mai stata pubblicata in alcun sito governativo ed è rimasta, quindi nell’ombra. Forse per comparire improvvisamente come un cobra, in tempi diversi da quelli della litania presidenziale?

Nel frattempo, però, il nostro gruppo (Poerio, Sizia, Biasioli e Gonella) si attivava. Pietro Gonella (espertissimo del settore), in dodici lunghi giorni di lavoro, elaborava un Controtesto, pieno di tabelle e di osservazioni sensate, che rappresentano la base delle CONTRODEDUZIONI FEDER.S.P.eV.-CONFEDIR-APS LEONIDA al lavoro della Commissione Orlando.

Il nostro documento si aggiungeva, pertanto, alle decine di articoli che Poerio, Sizia, Gonella, Pennisi e Biasioli (+ Alberto Brambilla, da par suo, su Itinerari Previdenziali) hanno scritto sul tema.

Da parte sua il prof. Brambilla, nel suo ultimo Rapporto sul bilancio previdenziale italiano presentato alla Camera dei Deputati nel febbraio 2021 afferma: ”la spesa assistenziale aumenta per le continue “promesse” politiche e per l’inefficienza della macchina organizzativa, priva di un’anagrafe centralizzata, di un monitoraggio efficace tra i diversi enti erogatori e di un adeguato sistema di controlli, essenziali per aiutare con servizi e strumenti adeguati solo chi ne ha davvero bisogno. E non evasori o malavitosi cui vanno spesso agevolazioni, soldi e bonus erogati a piè di lista, con buona pace delle statistiche sulla povertà, tutt’altro che abolita nonostante l’enorme quantità di denaro elargita”.

E il sen. Nannicini, economista, anche lui presente, ha affermato che “spesa pensionistica e assistenziale vanno tenute distinte non solo per motivi contabili e di controllo delle prestazioni, ma anche perché derivano da una diversa policy”. Per le pensioni c’è l’esigenza della certezza… per l’assistenza c’è, invece, la necessità di un “universalismo selettivo” per migliorare l’efficienza delle prestazioni”.

La parte che segue rappresenta una breve sintesi dell’enorme lavoro svolto.

INPS, TRA ASSISTENZA E PREVIDENZA

L’“Assistenza” è una funzione che viene espletata dall’INPS in commistione con la sua funzione originaria/sorgente, cioè quella riguardante la “Previdenza”, che deve assicurare nel tempo la non lesione del sinallagma “prestazione pensionistica contro contributi versati interamente”.

Dopo il periodo delle grandi riforme di Amato-Dini-Berlusconi (in parte) e Prodi, fu proprio Berlusconi a caricare sulla spesa pensionistica le cosiddette pensioni da “un milione di lire al mese” nel 2001. Sono poi arrivati altri provvedimenti quali : contribuzione per giovani e disoccupati, decontribuzione al Sud, prepensionamenti, 14^ mensilità, APE sociale, precoci, pensione e reddito di cittadinanza, che, pur essendo nella sostanza assistenziali, sono stati caricati sulla “voce pensioni”.

Alla luce di quanto appena detto, CONFEDIR, FEDER.S.P.e V. e APS Leonida non possono che dissentire dalla posizione assunta dalla Commissione Tecnica nei confronti della posizione espressa nel Rapporto N. 8, anno 2021 – Il Bilancio del sistema previdenziale italiano.

Di seguito riportiamo i termini usati/espressi dalla Commissione tecnica:

  • “componente previdenziale definita in modo arbitrariamente restrittivo”
  •  “L’obiettivo di questa forzatura contabile”
  • “Si tratta di conclusioni prive di fondamento”
  • “la spesa per assistenza (pari nel 2019 al 2,4% del PIL)”

Si tratta di giudizi/critiche oggettivamente alcuni da disconoscere ed eliminare totalmente, altri quantomeno da affievolire/mitigare/ridimensionare in relazione alla aprioristica definizione (da parte delle autorità statali a ciò preposte) di voci “pensionistiche” a chiarissime voci assistenziali, perché non basate su versamenti contributivi individuali, ma su finanziamenti statali (quindi da tasse, versate da chi le tasse le paga: il 49% dei cittadini).

In conseguenza CONFEDIR, FEDER.S.P.e V. e APS Leonida, in difformità dalle conclusioni della Commissione tecnica, non ritengono “arbitraria” – anzi condividono – la posizione del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, presieduto dal prof. Alberto Brambilla, che considera la spesa assistenziale pari al 6,39% del PIL, nel senso che il citato 2,4% del PIL (come da spesa assistenziale) appare davvero una presa in giro di quanti ritengono che le prestazioni sociali erogate in assenza di copertura contributiva dante titolo – quindi erogate a cittadini versanti in stato di bisogno, ma privi di una storia lavorativa – hanno natura e carattere assistenziale e non previdenziale, in corretta applicazione e esegesi dell’articolo 38 della Costituzione.

Ci piace concludere questo nostro articolo con una frase tratta da una pubblicazione del prof. Giuseppe Pennisi: non sappiamo chi sono i membri della Commissione, ma temiamo che si tratti di vecchi (quale che sia l’età anagrafica) legulei che amano questioni di lana caprina e si perdono nell’osservare il loro ombelico.

Suggerisco loro di leggere (se conoscono l’inglese) il recente volume della Banca mondiale titolo Addressing Marginalization Polarization and the Labour Market Progress and Challenges of NonFinancial Definend Contribution Pension Schemes, di cui sono autori Robert Holzmann, Edward Palmer, Robert Palacios e Stefano Sacchi, tutti nomi di gran rilevanza internazionale: Holzmann, ad esempio, è attualmente governatore della Banca nazionale austriaca e membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE).

Il volume contiene anche un dettagliato capitolo sull’Italia. La conclusione è che il sistema contributivo impone la separazione tra previdenza e assistenza.

E, questo, per ora, è tutto. Ma non finisce qui.

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