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Inflazione Stati Uniti

Perché l’inflazione dell’Eurozona è stata rivista al ribasso

Il commento di Anna Maria Grimaldi, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo La seconda stima ha rivisto l’inflazione euro zona al ribasso a marzo all’1,3% da un precedente 1,4%. L’inflazione risulta comunque di due decimi più elevata che a febbraio 1,1%. Sul mese, i prezzi al consumo sono cresciuti dell’1,0% m/m. I…

La seconda stima ha rivisto l’inflazione euro zona al ribasso a marzo all’1,3% da un precedente 1,4%. L’inflazione risulta comunque di due decimi più elevata che a febbraio 1,1%. Sul mese, i prezzi al consumo sono cresciuti dell’1,0% m/m. I prezzi core, come accade in questo periodo dell’anno, sono avanzati dell’1,3% m/m, ma l’aumento è stato in parte compensato dal capitolo energia che è frenato di 0,9%m/m. L’inflazione, al netto di energia e alimentari freschi è accelerata di un decimo all’1,3%, ma sulla misura al netto di energia, alimentari alcol e tabacchi, l’inflazione sottostante rimane inchiodata all’1,0%. La discrepanza tra le due misure è da ricondursi all’aumento dell’1,0% dei tabacchi (spiegato da un +15% in Francia).

Il dato di marzo indica che per il momento i segnali di rialzo dei prezzi interni restano poco convincenti. A marzo, il proseguire della fase di ripresa ciclica aveva indotto il Consiglio BCE a rivedere la guidance sugli acquisti. Nelle ultime settimane i dati macro hanno sorpreso verso il basso. Dovrebbe trattarsi di un rallentamento fisiologico degli indicatori ciclici e dell’attività dai massimi toccati a fine 2017. La BCE dovrebbe quindi confermare la valutazione positiva dello scenario macro nonché la maggior fiducia in un ritorno duraturo dell’inflazione al target. Tuttavia, i dati nell’ultimo mese non aumentano certo l’urgenza di modificare la comunicazione sulla politica monetaria.

Il Consiglio raccoglierà maggiori informazioni sullo stato del ciclo euro zona la prossima settimana con la pubblicazione delle indagini di fiducia. Restiamo positivi sulle prospettive economiche e continuiamo a pensare che il calo del sentiment sia fisiologico, visti i livelli raggiunti alla fine del 2017.

L’inflazione dovrebbe salire all’1,6% entro l’estate, per effetto del rialzo del prezzo del petrolio. Tuttavia, ciò che conta per la BCE è un aumento sostenibile dei prezzi core; ma perché ciò si realizzi dovremo aspettare fino all’inizio del 2019. Continuiamo a pensare che la BCE annuncerà per l’estate il graduale spegnimento dell’EAPP entro la fine del 2018 dal momento che il rischio deflazione è del tutto rientrato. Se i dati economici sorprenderanno ancora al ribasso, pensiamo che la BCE manterrà inalterata la guidance sui tassi più a lungo, piuttosto che prolungare il programma di acquisto. Attualmente, prevediamo che la BCE modificherà la comunicazione sui tassi di interesse entro ottobre, e che in particolare specifichi cosa intende per “tassi sui livelli attuali… ben oltre la fine degli acquisti”.

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