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Mercato

Inflazione, elezioni, guerre: tutti i rischi per l’economia nel 2024. Analisi Ref

Tassi d'interesse, politica, ambiente e non solo: quali saranno i principali rischi per l'economia nel 2024 secondo Congiuntura Ref

Il 2023 era iniziato nel segno dei timori d’inflazione. Il ritorno della dinamica dei prezzi su valori che ricordavano le dinamiche degli anni Settanta evidenziava il rischio di un aumento delle aspettative d’inflazione, tale da rendere necessari aumenti significativi dei tassi d’interesse con conseguenze per la stabilità finanziaria a livello internazionale e la possibilità di una nuova recessione.

I RISCHI LEGATI ALL’INFLAZIONE SONO SUPERATI?

In particolare, nelle fasi di cambiamento di regime delle politiche monetarie tendono ad emergere solitamente le conseguenze di alcuni squilibri che la fase di tassi d’interesse bassi aveva in qualche misura reso meno evidenti. In effetti, nel corso dell’anno sono emerse alcune conseguenze del maggiore livello dei tassi d’interesse, e in particolare nel sistema bancario americano, con il fallimento di tre banche regionali. Inoltre, problemi importanti stanno caratterizzando il mercato immobiliare cinese date le difficoltà di alcune importanti società del settore.

Nonostante le premesse, il 2023 a consuntivo è stato però un anno particolarmente positivo dal punto di vista della finanza, e in particolare a seguito del rally della borsa americana e di quella europea, rafforzatosi da quando i mercati hanno iniziato a scontare minori rischi d’inflazione e quindi prossime riduzioni dei tassi da parte della Fed.

I prossimi mesi saranno un banco di prova importante per stabilire se i rischi legati alle tensioni sui prezzi sono stati archiviati definitivamente. Un aspetto importante al riguardo è che l’impennata dell’inflazione dell’ultimo biennio ha riflesso problematiche che originano in parte da fattori di natura non economica. Certamente, l’evento più significativo è stato rappresentato dalla pandemia, ma rilevanti sono stati anche i fattori di carattere politico, con la guerra in Ucraina e le relative conseguenze sui mercati delle commodities energetiche.

IL RISCHIO POLITICO

Il rischio politico condiziona le politiche economiche adottate nelle maggiori economie, con la possibilità di importanti discontinuità nelle scelte strategiche: il caso più importante nel recente passato è stato certamente rappresentato dalla Brexit; più di recente, i principali eventi sono stati la guerra in Ucraina e la recente crisi in Israele.

Gli effetti di un ambiente politico instabile possono anche essere rilevanti per la crescita, aumentando l’incertezza sulle politiche economiche, e quindi sulla redditività degli investimenti, con un effetto in definitiva di segno negativo sugli investimenti delle imprese.

Oltre ai riflessi diretti di questi eventi sulle variabili economiche contano le implicazioni per le preferenze dell’elettorato e per le scelte dei Governi. Da questo punto di vista, il 2024 è un anno importante, prima con le elezioni europee e poi, soprattutto, con la tornata elettorale americana di fine anno.

IL RIPENSAMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE

È certo che, dopo una lunga fase caratterizzata dall’apertura dei sistemi economici agli scambi, siamo entrati in un periodo di progressiva chiusura, con misure di carattere protezionistico che stanno influenzando progressivamente l’apertura dei mercati a favore di misure di attrazione degli investimenti diretti. Si va dunque in una direzione contraria a quella seguita nel periodo della globalizzazione, che aveva avuto implicazioni sulla specializzazione produttiva dei Paesi, sull’organizzazione dei processi produttivi e sui costi di produzione.

La tendenza a politiche più autarchiche trova ulteriore stimolo nella necessità di ridurre la dipendenza strategica delle economie occidentali dalle importazioni da paesi che non sono più percepiti come affidabili; il caso più importante è stato quello dei problemi nel mercato energetico europeo una volta interrottesi le forniture di gas da parte della Russia ai paesi europei.

IL RISCHIO CLIMATICO

Infine, la fase storica recente si sta caratterizzando per un peso crescente delle scelte strategiche volte a fronteggiare un altro tipo di rischi, quello climatico. Gli effetti economici del rischio climatico sono quelli di lungo periodo legati all’aumento delle temperature, e riguardano l’impatto del clima sulle opportunità economiche dei diversi territori (desertificazioni, aumento degli eventi atmosferici estremi, e quindi della stessa vivibilità di alcune aree, con conseguente cambiamento delle opportunità economiche sino in alcuni casi allo spopolamento e conseguenti migrazioni di massa). Nel breve, gli effetti passano principalmente per ciò che viene richiesto agli investitori (e quindi, a seconda dei casi, ai consumatori e ai contribuenti) per essere compliant rispetto agli indirizzi delle politiche che governano la transizione ambientale.

Negli anni scorsi gli investimenti in ambito ambientale sono stati in genere molto bassi. Poi è arrivata la pandemia, che ha nuovamente posto al centro i temi della sostenibilità, dell’interdipendenza dei sistemi economici, delle esternalità dell’attività produttiva. Non è detto però che questa enfasi sulle questioni ambientali sia destinata a durare, perché con il passare del tempo i Governi possono trovarsi in difficoltà nel fare sostenere i costi della transizione.

Si potrebbe andare verso una perdita di consenso verso le politiche volte ad accelerare la transizione, a favore delle forze politiche che la ostacolano, o tendono a posticipare gli investimenti diluendoli nel tempo.

Riguardo gli effetti economici delle politiche di decarbonizzazione, vi sono due canali che giocano in direzione opposta. Da un lato, vi è il fatto che i costi che esse comportano possono portare già nel breve a variazioni della posizione competitiva dei diversi paesi. Quindi, un paese che dovesse ritardare in questo genere di politiche,
potrebbe trarne dei benefici già nel breve periodo.

Una spinta in direzione opposta deriva invece dal fatto che i dati relativi all’aumento delle temperature stanno peggiorando di anno in anno con una velocità superiore a quanto gli scenari prevalenti già non avessero paventato; il cumularsi di evidenze sempre più allarmanti sollecita politiche che nei prossimi anni dovranno insistere nel governare la transizione verso un sistema meno dipendente dalle fonti fossili. Da questo punto di vista, i paesi che procedono più gradualmente nella transizione ambientale possono anche ritrovarsi a sperimentare rapidamente un ritardo tecnologico verso le economie che hanno investito maggiormente. Investire nell’ambiente può comportare, cioè, maggiori costi nel breve, ma rivelarsi un buon affare nel medio termine, anche dal punto di vista economico.

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