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Incredibile ma vero: Visco (Bankitalia) auspica a breve nuove politiche di austerità

Il governatore della Banca d'Italia sembra ancora credere nelle virtù, ormai scomparse da un pezzo, dell’austerità espansiva. Giuseppe Liturri analizza e commenta le tesi di Ignazio Visco

Chi zoppica e deambula sulle stampelle dopo una frattura alla gamba, non ha certo bisogno che qualcuno gli consigli di cominciare a farne a meno e addirittura allenarsi alla corsa.

È questa la similitudine che viene in mente ascoltando quanto ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco intervenendo al webinar organizzato dall’Università Bocconi e da Deutsche Bank ‘Gli Stati generali delle pensioni’ sul tema dello shock provocato dal Covid, del debito pensionistico e del debito pubblico. Lui pensa già a togliere le stampelle al Paese ed a consigliarli di correre.

Tra i passaggi più significativi leggiamo che: “Per quanto riguarda i conti pubblici, nel medio periodo, l’azione di politica economica non può che porsi l’obiettivo di conseguire un progressivo riequilibrio. Questo vale soprattutto per quei paesi che, come l’Italia, avevano un alto debito pubblico anche prima della pandemia“.

Visco sembra non tenere in considerazione come sia del tutto prematuro porre un tema del genere. Siamo infatti in una fase in cui, a dispetto delle iniziali previsioni contenute nella Nadef e nel documento programmatico di bilancio per il 2021, ci sarà bisogno di una consistente e crescente espansione del bilancio pubblico a sostegno di un’economia colpita dalla seconda ondata autunnale del Covid. Oggi il tema all’ordine del giorno deve solo essere quanto deficit in più bisogna fare nel 2021 per non veder scomparire per sempre migliaia di imprese e scongiurare la minaccia incombente di qualche milione di occupati in meno.

Il governatore ha proseguito affermando che “assicurare nel prossimo decennio una rapida riduzione del debito, innalzato dagli effetti della pandemia e dalle indispensabili risposte di finanza pubblica – ha spiegato Visco – richiederà la massima attenzione alla qualità delle misure di sostegno dell’economia e un graduale aggiustamento dei saldi di bilancio quando le condizioni macroeconomiche saranno più’ favorevoli”.

Il governatore, beato lui, sembra ancora credere nelle virtù, ormai scomparse da un pezzo, dell’austerità espansiva. Al di là della evidente contraddizione tra “rapida” e “graduale”, sembra esserci un eccessivo affidamento sulla “qualità delle misure” come leva per consentire la riduzione del debito pubblico pur in presenza di necessariamente ampi avanzi di bilancio pubblico. Abbiamo già visto in passato che rilevanti avanzi di bilancio pubblico, a prescindere dalla qualità della sua composizione, hanno l’unico effetto di devastare il denominatore del rapporto debito/PIL. Evidentemente la lezione non è bastata.

Ma, soprattutto, Visco dimentica un aspetto del tutto nuovo: ormai Bce/Bankitalia detiene al 31 ottobre 520 miliardi di titoli pubblici, più di un quarto del totale. Tali titoli aumenteranno ancora fino ad almeno 650/700 miliardi entro la fine del 2021 ed un autorevole esponente della Bce come Isabel Schnabel ha recentemente dichiarato che i reinvestimenti dei titoli in scadenza dureranno molto a lungo. Quelle somme sono destinate a restare nei bilanci della Bce forse in perpetuo e ci sono pure degli economisti non certo sospettabili di euroscetticismo, come il professor Leonardo Becchetti, che parlano di una loro cancellazione. Allora Visco di quale debito parla?

Per concludere, Visco sfiora un clamoroso autogol quando afferma che “nell’analisi pubblicata nell’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia, si mostra che con una crescita media dell’attività economica attorno all’1,5 per cento, un’inflazione che si riporti progressivamente poco al di sotto del 2 per cento, un graduale ritorno dell’avanzo primario dalla metà del periodo considerato all’1,5 per cento del prodotto e un differenziale di rendimento decennale tra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi su valori attorno a 100 punti base, il peso del debito potrebbe riportarsi ai livelli pre-Covid nell’arco di un decennio. Si tratta di un sentiero di consolidamento dei conti non dissimile da quello tratteggiato dal Governo nella recente nota di aggiornamento del Def“.

Purtroppo ci spiace far rilevare a Visco che l’inflazione “poco al di sotto del 2%” il nostro Paese e l’intera Eurozona la sognano da anni. E, guarda caso, costituisce proprio il principale obiettivo istituzionale della Bce nel cui consiglio direttivo siede anche lui da tempo.

In qualsiasi azienda, un amministratore delegato che fallisce sistematicamente il suo (unico) obiettivo e che vuole ripetere le stesse fallimentari azioni per conseguirlo, sarebbe stato messo alla porta già da un pezzo.

Ma, si sa, lo Stato non è un’azienda (anche se, in questo caso, sarebbe meglio che lo fosse).

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