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Intesa Sanpaolo

Quante sono e cosa fanno le imprese italiane in Germania? Report Intesa Sanpaolo

In Germania operano 1.670 imprese a controllo italiano, con 104.000 addetti e 59 miliardi di euro di fatturato. Tutti i dettagli della ricerca curata della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo

Quanto e dove investono le imprese italiane nel mondo? A rispondere a questa e a molte altre domande ci ha pensato la ricerca della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo per la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien), focalizzandosi sulle imprese a controllo italiano che operano in Germania.

La ricerca intitolata “Il valore delle aziende italiane in Germania” si è posta come obiettivo quello di quantificare la presenza su suolo tedesco di queste imprese e il loro contributo all’economia locale.

Dai risultati emerge che le imprese a controllo italiano che operano in Germania sono in totale 1.670, con 104.000 addetti e 59 miliardi di euro di fatturato. Hanno un elevato profilo strategico-competitivo, che si riflette in una elevata diffusione di marchi, brevetti e certificazioni ambientali.

“La competitività delle imprese si basa sempre più sulla valorizzazione delle competenze dei diversi attori con cui interagiscono, siano essi clienti o fornitori.  Le relazioni tra le imprese italiane e quelle tedesche sono un buon esempio di quanto ciò possa essere profittevole” ha sottolineato Fabrizio Guelpa, responsabile Industry and Banking Research di Intesa Sanpaolo. “In prospettiva, grazie anche al PNRR, le imprese italiane potranno rafforzarsi ulteriormente sul piano della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale, diventando così partner di maggior valore per le aziende estere e migliorando la propria competitività a livello internazionale”.

INVESTIMENTI ITALIANI NEL MONDO: DOVE E QUANTO

Notoriamente l’Italia non ha una grande proiezione internazionale, sia in entrata che in uscita. Sulla base degli ultimi dati resi disponibili da Eurostat, riferiti al 2018, il fatturato delle imprese italiane all’estero è pari a circa 546 miliardi di euro, 59 miliardi dei quali riguardano investimenti in Germania.

Stiamo parlando del 10,8% del fatturato totale delle controllate italiane nelle prime dieci destinazioni mondiali, con un secondo posto in classifica dietro solo agli Stati Uniti (24,3%). Al terzo posto la Spagna con il 9,9% e a seguire Francia (8,9%), Brasile (4,6%), Regno Unito (3,7%), Cina (3,2%), Polonia (2,5%), Romania (1,5%), India (0,9%).

Il grosso degli investimenti italiani è negli Stati Uniti mentre la quota della Germania è di poco superiore a quella di Spagna e Francia. Date le dimensioni dell’economia tedesca è una presenza un po’ sottodimensionata, ha osservato Guelpa, intravedendo spazi di mercato per operare ulteriormente.

A livello occupazionale lavorano in Germania per le 1.670 aziende controllate dagli italiani circa 104 mila addetti (il 61% nei servizi e il restante 39% nel manifatturiero), vale a dire il 7% del totale delle controllate estere italiane nel mondo.

Ci sono relativamente pochi addetti, ha specificato Guelpa, sottolineando che il primo paese per numero di lavoratori sono ancora una volta gli Stati Uniti, poi Brasile, Cina, Romania mentre Germania, Spagna e Francia sono immediatamente dietro.

Il primo paese dove ci sono più imprese italiane è la Romania (12% circa del totale delle controllate estere nel mondo) soprattutto per ragioni di opportunità, tante anche negli Stati Uniti (10% circa), in Francia e in Germania dove ricordiamo sono 1.670.

SETTORI DOVE GLI ITALIANI ALL’ESTERO INVESTONO DI PIÙ

Basandoci su una statistica per addetti si rileva una scarsa presenza di lavoratori di imprese estere a controllo italiano nel settore delle costruzioni e delle utilities, mentre il manifatturiero e i servizi la fanno da padrone, con una capacità del 50% nei principali Paesi.

La Germania rispetto agli altri paesi sviluppati segna una presenza molto spinta nei servizi, soprattutto di intermediazione commerciale e un po’ meno sul fronte industriale, dove vanno meglio Stati Uniti e Francia.

QUALI PAESI INVESTONO IN GERMANIA

A dispetto dell’Italia la Germania, vantando un PIL e una popolazione superiore a quelli della nostra penisola, ha una buona presenza di internazionalizzazione attiva e passiva.

Ad investire maggiormente nel paese teutonico gli Stati Uniti (14% circa), seguiti a ruota da Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Svizzera, questi ultimi due con percentuali attorno all’8%.

L’Italia si posiziona nella classifica per fatturato solo alla 15esima posizione, con un timido 2% mentre la percentuale raddoppia guardando il numero di addetti (4,4%, ottavo posto). Siamo su livelli abbastanza bassi, osserva l’esperto di Intesa Sanpaolo, proprio come Danimarca, Norvegia, Belgio e Austria.

Andando a sviscerare la situazione per settore si osserva un andamento disomogeneo degli investimenti, con l’Italia presente soprattutto a livello di fatturato sul totale delle partecipate estere nell’ingrosso, con un +4,4%, e nei trasporti e magazzinaggio +2,5%.

Se andiamo a vedere dentro il manifatturiero, che pesa per circa un terzo sul totale, i settori maggiormente rappresentati sono i prodotti e materiali da costruzione (6% circa), elettronica (+4,2%), metallurgia e produzione di metallo (+3,9%). Fanalino di coda l’alimentare con un +0,8%.

DA DOVE VENGONO LE IMPRESE ITALIANE CHE INVESTONO IN GERMANIA

Per capire la qualità delle imprese italiane che investono in Germania sono stati presi a confronto i dati di bilancio, la presenza di marchi, brevetti e certificazioni.

Da dove vengono le imprese italiane che investono in Germania? Il Nord Italia è protagonista mentre il Sud è quasi assente: la Lombardia guida la classifica con oltre il 39%, poi il Veneto con il 14% e l’Emilia-Romagna con il 13%. La prima regione del Centro è il Lazio che si accontenta di un 4,8% mentre al Sud la Campania segna un 1,7%.

Che dimensioni hanno le imprese che investono in Germania? Normalmente un’impresa italiana che va all’etero è grande (+50 milioni di euro di fatturato): la percentuale si attesta al 19% mentre quelle che guardano alla Germania sono grandi nel 44% dei casi.

LA QUALITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE CHE INVESTONO ALL’ESTERO

Per valutare la qualità delle strategie delle aziende italiane si è guardato anche ai marchi e ai brevetti. Le imprese italiane che vanno all’estero nel 41% hanno dei marchi registrati a livello internazionale, se invece si va in Germania la percentuale sale al 61%. Da questi numeri si evince che la maggior parte delle aziende italiane che vanno in Germania hanno forti brand. Guardando ai brevetti la storia è la stessa.

A livello di sostenibilità, il 27,8% delle imprese che vanno in Germania ha la certificazione ambientale, quindi una certa sensibilità green componente sempre più importante per gli investimenti futuri.

CONTRIBUTO DEGLI ITALIANI AD ECONOMIA TEDESCA

Uno tra i principali risultati della ricerca condotta da Intesa Sanpaolo è che le automobili tedesche sono “zeppe” di componenti italiani, dichiara Fabrizio Guelpa.

Qual è quindi il contributo del mondo e dell’Italia all’economia tedesca? Guardando al comparto manifatturiero possiamo dire che il contributo domestico è pari al 72% mentre il grosso della restante parte proviene dall’Europa. Scarso l’apporto di Asia e Nord America.

L’area di maggiore interazione nelle catene globali del valore tedesco è senza ogni ombra di dubbio l’Europa.

ITALIA MAGGIOR FORNITORE DI COMPONENTI AUTO TEDESCHE

Focalizzandoci sul comparto automotive, il principale settore manifatturiero tedesco con il 21% del totale, la ricerca svela che il contributo domestico è pari al 70% e che quello dell’Ue28 al 12,5%, con l’Italia che domina la scena superando tutti gli altri Stati membri.

L’Italia svetta come il maggior paese che contribuisce alla catena del valore dell’auto tedesca, in parte con produzioni manifatturiere e in parte di servizi, confermandosi come il maggior paese fornitore di componentistica per la Germania.

Le aziende italiane in Germania, inoltre, si presentano come molto ben inserite nelle catene del valore tedesco, dando luogo a una presenza basata sull’alta qualità e su un’integrazione strategica all’interno dello scenario tedesco.

“Lo studio presentato oggi conferma la centralità della Germania nelle attività e negli investimenti delle imprese del nostro Paese. Forti di un rapporto consolidato di co-produzione con i partner tedeschi, le aziende italiane attive in Germania contribuiscono ad alimentare un ecosistema produttivo che genera valore per l’economia tedesca attraverso la qualità dei loro prodotti e servizi”, ha commentato Jörg Buck, Consigliere Delegato della AHK Italien. “In generale, l’Italia è un tassello fondamentale all’interno delle catene del valore tedesche e i dati sul commercio bilaterale ci dicono che il ruolo di primo piano dell’Italia per l’industria tedesca ha retto la prova della pandemia. In un’ottica di ripartenza e di crescita continua, occorre continuare a puntare, a livello privato come pubblico, sulle leve strategiche delle aziende italiane evidenziate anche dalla ricerca: l’innovazione, anche nelle sue forme protette dalla proprietà intellettuale, la tutela dell’ambiente e l’elaborazione di modelli produttivi che facciano della sostenibilità il proprio fulcro”.

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