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Partecipate Stato

Ilva, Invimit, Rai, Ferrovie, Sace e non solo. Ecco le nomine che sono (o non sono) in ballo

115 organi sociali, di cui 74 consigli d’amministrazione e 41 collegi sindacali, in 90 società del Ministero dell'Economia, sono scaduti e andranno al rinnovo con le assemblee previste nei prossimi mesi. Fatti e numeri del rapporto del centro studi Comar e le indiscrezioni di Start

 

Palazzi – e giornali – in fibrillazione sulle nomine ai vertici delle società controllate o partecipate dallo Stato.

In questi giorni il tema tiene banco anche sui quotidiani.

In primo piano il futuro dell’ex Ilva dopo l’ingresso di Invitalia (100% del ministero dell’Economia).

Invitalia ha infatti sottoscritto l’aumento di capitale di 400 milioni di euro di AMInvestCo Italy ottenendo una partecipazione al capitale sociale pari al 38% e diritti di voto pari al 50% nella società che sarà rinominata Acciaierie d’Italia Holding (e la sua principale controllata operativa ArcelorMittal Italia diventerà Acciaierie d’Italia).

Domani è in programma il consiglio di amministrazione per l’ingresso dei membri indicati dal nuovo socio Invitalia: Franco Bernabè (già ai vertici tra l’altro di Eni e Telecom sarà presidente (ora si comprendono forse le vere ragioni delle sue dimissioni dalla presidenza di Cellnex), Stefano Cao (che è stato sostituito come amministratore delegato di Saipem da Francesco Caio) ed Ernesto Somma (economista liberista, già consigliere economico dell’ex ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, e ora direttore generale di Invitalia guidata da Domenico Arcuri). Oggi, al posto di Somma, si fa anche il nome di Carlo Mapelli, docente del Politecnico di Milano. Lucia Morselli è destinata in un primo momento a restare amministratore delegato. L’assemblea deve nominare sei consiglieri, tre in quota Arcelor Mittal Italia e 3 in quota governo.

Ma secondo alcune fonti tecniche – ha scritto oggi il Sole 24 Ore – potrebbero esserci ulteriori novità: “Si starebbe cioè valutando anche di anticipare i termini della fase 2, che prevede il passaggio dello Stato, tramite Invitalia, in maggioranza con il 60% del capitale. Si tratterebbe di un passaggio che potrebbe avvenire già nei prossimi mesi e non più a maggio 2022 come attualmente previsto. Ipotesi comunque di non facile realizzabilità e che non trova al momento conferme tra le fonti di governo”.

Ha fatto rumore anche l’indiscrezione del quotidiano Repubblica secondo cui il ministero dell’Economia – fors’anche in occasione del passaggio del controllo di Sace dal gruppo Cdp al Tesoro – si appresterebbe a sostituire gli attuali vertici della società per l’assicurazione dell’export italiano – con un ruolo chiave di garanzia anche dei prestiti bancari come previsto dal decreto Cura Italia – che ora vedono Rodolfo Errore come presidente e Pierfrancesco Latini come amministratore delegato.

Il quotidiano del gruppo Gedi nei giorni scorsi ha scritto che “secondo informazioni ufficiose, al posto del presidente Rodolfo Errore, indicato due anni fa in quota Pd, andrà con buon grado di certezza Filippo Giansante, dirigente generale del Tesoro che guida la direzione valorizzazione del patrimonio pubblico. Entrato nel 2019 (per la seconda volta) nel cda di Sace come consigliere, prima ha lavorato per la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e la Banca mondiale. Al posto dell’ad Pierfrancesco Latini, che veniva proprio da Cdp (dove dal 2016 al 2019 è stato capo dei rischi: e dove dovrebbe tornare, risultando ancora “in distacco”), la candidata da battere è Alessandra Ricci. Dirigente cinquantenne romana, dopo 10 anni al Mediocredito Centrale nel 2005 passò a Sace, dove ha contribuito al rilancio e allo sviluppo dell’azienda per passare, nel triennio 2017-2020, alla guida di Simest, la controllata per i finanziamenti agevolati per la Farnesina, e tornare l’anno scorso in Sace dove guida proprio il Programma garanzia Italia”.

Le indiscrezioni, però, non trovano conferme in ambienti governativi: i vertici di Sace scadono con l’assemblea che si terrà l’anno prossimo e al momento non c’è aria di cambiamenti anticipati.

Ma quante sono le società pubbliche in attesa di nuovi vertici?

Ecco che cosa emerge dalla quarta edizione dell’analisi del Centro Studi CoMar sul governo di tutte le società partecipate dello Stato.

115 organi sociali, di cui 74 consigli d’amministrazione e 41 collegi sindacali, in 90 società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono scaduti e andranno al rinnovo con le Assemblee di Bilancio previste nei prossimi mesi; sono attualmente composti da 518 persone, di cui 342 consiglieri e 176 sindaci.

Di queste 90 Sscietà, 15 sono a controllo diretto, tra cui: Cassa Depositi e Prestiti, Eur, Ferrovie dello Stato, Gse – Gestore dei Servizi Energetici, Invimit, Rai, Sogei; ed anche Banca MPS o Leonardo per i Collegi Sindacali. Gli incarichi totali da assegnare sono 91. Queste Partecipate dirette esprimono, complessivamente, un fatturato di 69,8 miliardi di euro, con 193.367 dipendenti; senza considerare i 448,7 miliardi di euro di attivo ed i 36,1 di patrimonio netto della sola CDP. 75 sono, invece, le Società a controllo indiretto, attraverso Enel, Eni, Ferrovie (con Anas), Invitalia, Poste Italiane, tra le principali; qui, le nomine previste sono 427.

Tra i criteri che si dovranno seguire vi è quello dell’equilibrio di genere, su cui CoMar ha realizzato un focus specifico. Sui 518 componenti uscenti, le donne sono 162, pari al 31,3%. Le donne sono maggiormente presenti nelle controllate dirette del MEF (30 donne Amministratrici su 91 Amministratori totali – 33%) rispetto alle indirette (132 Amministratrici su 427 Amministratori totali – 30,9%) e nei Collegi sindacali (63 donne Sindaco su 176 Sindaci totali – 35,8%) rispetto ai CdA (99 donne Consigliere su 342 Consiglieri totali – 28,9%).

Il settore pubblico (Stato, Regioni, Enti locali, ecc.) ha ancora una presenza rilevante nell’economia, con 6.130 imprese attive. Tuttavia, sono le 40 Società controllate dallo Stato ad occupare la gran parte di questo perimetro. CoMar ha calcolato che , considerando le sole 32 Società industriali e di servizi (escluse, quindi, banche e assicurazioni), il fatturato totale supera i 241,4 miliardi di euro, gli utili sono oltre i 26,8 miliardi di euro, con 471.284 dipendenti; di queste, 12 sono quotate in Borsa (Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, Poste Italiane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna), per una capitalizzazione che a fine febbraio 2021 era di 167,3 miliardi di euro, il 26,3% del valore complessivo; e 2 Società hanno strumenti finanziari quotati (Ferrovie dello Stato e Rai).

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