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Illva Saronno brinda con Averna e Zedda Piras di Campari

Dopo Cinzano, anche l'amaro Averna e il mirto di Sardegna Zedda Piras lasciano casa Campari, che li vende a Illva Saronno Holding, già proprietaria del marchio Disaronno. Fatti, numeri e commenti

 

Gli storici amaro Averna e il mirto di Sardegna Zedda Piras cambiano proprietà. Campari infatti li venderà a Illva Saronno Holding, azienda della provincia di Varese che controlla il marchio Disaronno, Florio e Duca di Salaparuta. L’operazione vale 100 milioni di euro e dovrebbe essere completata nella prima metà del 2026.

L’annuncio arriva a pochi mesi dalla conclusione di un accordo transattivo tra la holding lussemburghese Lagfin, proprietaria del 51,8% di Campari, e l’Agenzia delle Entrate. Lagfin ha definito il pagamento di 405 milioni di euro in più rate a fronte del completo abbandono della pretesa fiscale, chiudendo così un contenzioso legato al trasferimento di controllo del gruppo dall’Italia al Lussemburgo nel 2018.

L’OPERAZIONE AVERNA-ZEDDA PIRAS

La transazione, come riporta Ansa, prevede la creazione di una società di nuova costituzione, alla quale saranno conferiti i business di Averna e Zedda Piras. L’operazione include la proprietà intellettuale, il magazzino di prodotti finiti, alcuni dipendenti e gli stabilimenti produttivi di Caltanissetta per Averna e di Alghero per Zedda Piras, insieme all’avviamento e ad altri accordi contrattuali.

ACCORDI TRANSITORI E DISTRIBUZIONE

In attesa del closing, Campari e Illva Saronno Holding hanno definito un accordo transitorio per le attività di blending e imbottigliamento di Averna nello stabilimento Campari di Canale, in provincia di Cuneo. Inoltre, è stato stipulato un contratto di distribuzione temporaneo: Campari continuerà a commercializzare Averna e Zedda Piras in Germania, Austria e Svizzera prima del passaggio alla struttura commerciale di Illva Saronno Holding.

LE DISMISSIONI DEL GRUPPO CAMPARI NEL 2025

Nel corso del 2025, Campari ha avviato diverse cessioni: uno stabilimento australiano a marzo, Cinzano a giugno, e la piattaforma Tannico, gestita tramite la joint venture Dioniso Group con Moët Hennessy, a ottobre. I proventi complessivi di queste operazioni, inclusa quella di Averna e Zedda Piras, superano 210 milioni di euro.

COSA DICONO I NUMERI

Stando a Milano Finanza, le vendite nette di Averna e Zedda Piras concentrate in Italia hanno raggiunto 26 milioni di euro nel 2025, con un margine di contribuzione di 17 milioni. Averna è presente anche in Germania, Stati Uniti e Austria, mercati che insieme all’Italia rappresentano circa l’85% delle vendite nette.

LA STRATEGIA DI CAMPARI

La cessione, spiega Mf, rientra nella strategia di Campari di concentrare risorse sui marchi principali come Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier e Wild Turkey e su alcuni mercati selezionati di brand secondari. Il gruppo, guidato dal Ceo Simon Hunt, sta razionalizzando un portafoglio di oltre 70 etichette, con circa 30 marchi a marginalità inferiore in via di dismissione, che rappresentano il 9% del fatturato consolidato.

Averna e Zedda Piras, ricorda Ansa, erano entrati nel portafoglio Campari rispettivamente nel 2014 e nel 2002. Hunt ha sottolineato che Illva Saronno Holding rappresenta il “partner ideale per sostenere lo sviluppo futuro di questi brand, grazie alla consolidata esperienza e profondo legame con brand e prodotti siciliani”.

L’ACCORDO TRANSATTIVO DI LAGFIN CON L’AGENZIA DELLE ENTRATE

A seguito di un decreto di sequestro per oltre un miliardo di euro emesso dalla Procura di Monza, la holding lussemburghese Lagfin, che controlla il 51,8% di Campari, ha annunciato di aver raggiunto un accordo transattivo con l’Agenzia delle Entrate. L’intesa prevede il versamento complessivo di 405 milioni di euro, distribuiti su un arco temporale di quattro anni: una prima rata da 152 milioni entro il 31 dicembre 2025 e il saldo tramite rate trimestrali tra giugno 2027 e settembre 2029.

Lagfin, stando a quanto si legge sul Fatto Quotidiano, ha dichiarato di aver operato nel pieno rispetto delle normative italiane e di ritenere l’exit tax contestata non applicabile. Pur convinta della fondatezza della propria posizione, la holding ha scelto la transazione per evitare un contenzioso prolungato che avrebbe potuto influire sul prezzo del titolo Campari. La custodia del controllo del gruppo rimane centrale per Lagfin, che sottolinea di aver agito a tutela degli azionisti e del loro interesse. L’indagine, partita da una verifica fiscale relativa a una fusione transfrontaliera del 2018, contestava il mancato pagamento dell’exit tax sul trasferimento di controllo dall’Italia al Lussemburgo; il pagamento di un terzo dell’importo previsto estinguerà il fascicolo penale.

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