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Economia Argentina Milei

Il tornado Milei si abbatte (già) sull’economia argentina?

Il trionfo del turbo-liberista Javier Milei alle elezioni primarie in Argentina ha provocato un terremoto nel mercato azionario del Paese, che vive la peggiore crisi economica dal crollo finanziario del 2001. Ecco cosa sta succedendo e cosa prevedono gli economisti. Tutti i dettagli

 

Il Milei-effetto si fa già sentire. A seguito della vittoria del leader populista Javier Milei alle primarie in Argentina, l’economia del Paese, che già versa in una situazione drammatica, è stata ulteriormente messa a dura prova.

Il mercato azionario argentino è crollato e i prezzi sono ulteriormente aumentati, come nel caso della carne bovina, che è parte fondamentale della dieta locale. Lo scossone economico ha portato quindi il governo ad annunciare alcune misure per proteggere la valuta nazionale, tra cui la sospensione delle esportazioni di carne bovina, annullata poi a poche ore dalla notizia.

EFFETTO MILEI

L’economia argentina, che quest’anno ha registrato un tasso di inflazione annuale superiore al 100% e già segnata dai default del 2014 e 2020, si trova ad affrontare una situazione che impone decisioni politiche di emergenza. E il trionfo del turbo-liberista Milei alle elezioni primarie – che si sono tenute lo scorso fine settimana e misurano la temperatura in vista delle presidenziali del prossimo 22 ottobre – ha gettato altra benzina sul fuoco.

La promessa di Milei di abolire la Banca centrale argentina e l’intenzione di sostituire il peso con il dollaro americano hanno infatti portato al crollo del mercato azionario del Paese nelle ore successive ai risultati elettorali.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO

In risposta al terremoto provocato nel mercato, osserva Quartz, “il governo ha svalutato il peso di circa il 18%, mentre i tassi di interesse sono stati aumentati di 21 punti percentuali, raggiungendo un tasso di riferimento del 118%. La Banca centrale ha inoltre annunciato l’intenzione di bloccare il tasso di cambio ufficiale a 350 pesos per 1 dollaro USA fino alle elezioni del 22 ottobre”.

Secondo gli economisti citati dal Wall Street Journal, l’indebolimento del peso di lunedì scorso farà probabilmente salire ancora l’inflazione.

PERCHÉ L’ARGENTINA VOLEVA SOSPENDERE LE ESPORTAZIONI DI CARNE BOVINA

“Questo – spiega Bloomberg – ha provocato un aumento dei prezzi del 20% durante la notte [della vittoria di Milei, ndr], anche nel mercato locale del bestiame, dove un chilo di carne è passato dai 664 pesos della scorsa settimana ai 783 di martedì. Ora il governo sta cercando di evitare che la svalutazione si ripercuota rapidamente su tutti i prezzi dei prodotti alimentari e dei carburanti locali”.

DIETROFRONT E SCETTICISMO

Da qui l’annuncio dell’ufficio doganale del Paese di attuare un divieto temporaneo sulle esportazioni di carne bovina per proteggere il peso argentino. Ma solo poche ore dopo la misura è stata smentita dal segretario all’Agricoltura, Juan Jose Bahillo, il quale, insieme al capo dell’agenzia doganale, Guillermo Michel, ha invece dichiarato che era in corso una negoziazione con i produttori di carne bovina per trovare un accordo sui volumi e sui prezzi per il mercato interno che avrebbe permesso loro di continuare a esportare.

Tuttavia, stando a Bloomberg, l’industria del settore si è mostrata scettica sul fatto che un’intesa possa raffreddare i prezzi in tempi brevi anche perché, come ha detto il responsabile del gruppo industriale argentino della carne bovina Ciccra: “Questo non controllerà l’aumento dei prezzi della carne per tutti i consumatori. Gli accordi con il settore delle esportazioni rappresentano solo il 6-7% di tutta la carne consumata in Argentina”.

E sette tagli molto apprezzati dalla popolazione non possono più essere esportati già da tempo.

Inoltre, in Argentina, come ricorda la testata economica, le politiche che incidono sui prezzi della carne toccano subito un nervo sociale perché rappresenta una parte fondamentale della dieta locale. La popolazione infatti si contende con i vicini uruguaiani il primato di maggiori consumatori di carne rossa al mondo.

IL COMMENTO DEGLI ANALISTI

Le primarie scattano una fotografia del sentimento degli elettori argentini che, come ha detto al Wall Street Journal Jared Lou, gestore di portafoglio presso William Blair Investment Management a Chicago, “dato il cattivo stato dell’economia, sembrano chiedere un cambiamento”.

“La scarsa affluenza alle urne e i risultati a sorpresa – ha aggiunto – hanno contribuito ad aumentare l’incertezza politica e dei mercati”.

Infatti, “gli investitori statunitensi – scrive il Wsj – hanno abbandonato il mercato azionario argentino, facendo crollare il Global X MSCI Argentina ETF fino al 6% nelle prime contrattazioni di lunedì, creando le premesse per la sua peggiore giornata in più di un anno. A mezzogiorno a New York il fondo era in calo del 2,4%”.

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