In Italia il denaro non è un argomento di conversazione. Da un lato viene reputato sconveniente e poco elegante discutere di soldi, dall’altro si considera il denaro una questione molto, troppo privata, per discuterne con persone che si trovano al di fuori della più immediata cerchia di affetti. Se tale atteggiamento si limitasse a essere un tratto stilistico non sarebbe un gran problema. Diventa, invece, una questione di interesse pubblico se la ritrosia a discutere di denaro, e dunque di investimenti, si traduce in una scarsa alfabetizzazione finanziaria.
Il paper “I tabù del denaro_perché è difficile parlare di soldi”, realizzato da Start Magazine, in collaborazione con Icinn, Istituto per la cultura dell’innovazione, affronta proprio questo tema dedicando un ampio approfondimento alle azioni positive grazie alle quali è possibile invertire la rotta.
ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA: UN TALLONE D’ACHILLE PER L’ITALIA
Dal 2017, con cadenza triennale, la Banca d’Italia realizza un’indagine campionaria sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze finanziarie in Italia. Nel 2023 l’indicatore complessivo di alfabetizzazione finanziaria è risultato pari a 10,7 su una scala da 0 a 20. Com’è prevedibile tale dato varia al mutare di alcune variabili come il titolo di studio (le persone con licenza media o inferiore hanno in media 9,6 punti mentre i diplomati e i laureati ottengono rispettivamente 11,1 e 12,0 punti), l’età anagrafica (il punteggio è minore tra i giovani tra 18 e 34 anni e tra la popolazione con oltre 64 anni) e il genere. Le donne, infatti, risultano ancor meno alfabetizzate degli uomini.
FINANCIAL LITERACY: IL DIVARIO DI GENERE
Il denaro, come abbiamo detto, nel nostro paese non è un argomento di conversazione. Questo è vero soprattutto per le donne. La prof.ssa Azzurra Rinaldi, la direttrice della School of Gender Economics della Sapienza, ha dedicato al tema un libro dal titolo didascalico: “Le signore non parlano di soldi”, (Fabbri editori, 2023). “Il rapporto tra donne e denaro è culturalmente complicato – scrive la prof.ssa Rinaldi –. Parlare di denaro è considerato volgare, eppure il denaro rappresenta la base sostanziale del processo di empowerment di qualsiasi persona adulta”. Una difficoltà che si riverbera nella vita, nella carriera e nella pensione delle donne. “Le donne, per esempio, hanno più difficoltà a contrattare il salario e questo comporta che una volta anziane ricevano pensioni molto più modeste rispetto agli uomini”.
PERCHÉ IL DENARO È UN TABÙ PER LE DONNE
Il cattivo rapporto delle donne con il denaro parte dall’età prescolare. Nel capitolo “Il gender pay gap inizia con la paghetta” del libro “Le signore non parlano di soldi”, la prof.ssa Rinaldi spiega che la nostra capacità di gestire il denaro arriva dall’infanzia. “L’agenzia Childwise ha condotto una ricerca sul rapporto tra bambini, adolescenti e denaro intitolata ‘Monitor Report’ – scrive la professoressa –. Raccogliendo circa duemila testimonianze, ha cercato di indagare all’origine i meccanismi della discriminazione retributiva di genere. È emerso che nel Regno Unito, la paghetta delle bambine è inferiore del 20% a quella dei bambini (drammatico, anche se, negli Usa, la paghetta dei figli maschi è addirittura il doppio di quella delle figlie femmine). Invece di diminuire, la disparità aumenta con l’età. Man mano che crescono, la paghetta dei maschi aumenta e il gap arriva al 30%”. Il divario aumenta con il passare degli anni, tanto che tra gli undici e i sedici anni i bambini ricevono in media ogni settimana 17,80 sterline tra paghetta, piccoli servizi resi ai genitori dietro compenso e lavoretti extra, contro le 12 sterline e mezzo percepite per le stesse ragioni dalle fanciulle”. Insomma, alle bambine non viene corrisposta una paghetta bastevole per le loro piccole esigenze e, dunque, non imparano a gestire il denaro. Un deficit che le accompagna anche da adulte.
GLI EUROPEI E I PAGAMENTI ELETTRONICI
Da una scarsa alfabetizzazione finanziaria deriva, però, la sfiducia nei confronti dei pagamenti elettronici. Infatti, Come si legge nel “Rapporto annuale 2024 della Banca centrale europea” (Bce), alla fine del 2024 la circolazione delle banconote in euro ha raggiunto i 30,5 miliardi di pezzi, per un valore complessivo di 1.600 miliardi di euro, in aumento del 2,4% in numero e dell’1,3% in valore rispetto all’anno precedente. Qualcosa, però, sta cambiando. “Per la prima volta in Italia i pagamenti digitali superano il contante in termini di valore transato. Nel 2024, infatti, il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici, mentre l’uso del contante si è fermato al 41%, con la restante parte pagata tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni”. I dati arrivano dalla ricerca dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano. Il valore dei pagamenti digitali ha raggiunto i 481 miliardi di euro nel 2024, segnando una crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Tra le modalità più utilizzate, si confermano in forte espansione i pagamenti contactless, che rappresentano quasi il 90% delle transazioni elettroniche in negozio, con un transato di 291 miliardi di euro (+19%).
L’EDUCAZIONE FINANZIARIA CORRE SUI SOCIAL
Molto, però sta cambiando. Istituzioni, istituti bancari, formatori, sono tanti i soggetti che negli ultimi anni si stanno occupando di fare divulgazione in materia di alfabetizzazione finanziaria. I mezzi privilegiati sono i social network ma anche podcast, video podcast, newsletter e veri e propri corsi di formazione. Il MEF nel 2017 ha istituito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria “con il compito di promuovere, programmare e coordinare iniziative di sensibilizzazione utili a diffondere tra la popolazione conoscenza e competenze finanziarie, assicurative e previdenziali e migliorare la capacità di fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni”. Tra le iniziative delle banche possiamo ricordare quella del Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo che su Youtube ha dedicato numerosi video al tema dell’educazione finanziaria dei più giovani. Il Sole 24 ore ha dedicato all’argomento la serie di video Young Finance nella quale, attraverso video interviste ad esperti e creator, affronta i temi del risparmio, dell’educazione finanziaria, del trading e dell’Intelligenza artificiale applicata al risparmio. Sulle principali piattaforme che diffondono contenuti audio si possono trovare podcast sponsorizzati da fondazioni, istituzioni e banche come “Se potessi avere”, il podcast di educazione finanziaria di Fineco Bank e di “L’Educazione Finanziaria che parla ai giovani”, il podcast che Poste italiane ha dedicato al tema del risparmio e degli investimenti. “Ramini”, invece, è il podcast di 2Cents, prodotto da Will Media, che si concentra “sulle basi della finanza personale per capire come funzionano soldi e imparare a usarli nel modo migliore”.






