Caro direttore,
non so se lo sai, ma così come Sanremo è la città della canzone italiana e Salsomaggiore quella delle ragazze più belle del Paese per via di Miss Italia, Piacenza è la città dei podcast.
Sorpreso? Io sì, e ammetto di averlo scoperto solo stamani, leggendo Il Sole 24 Ore. È infatti grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, al Comune di Piacenza e alla Fondazione Teatri di Piacenza, assieme a tutta la Rete Cultura Piacenza (con award partner ufficiali Amazon Music e Iren Mercato e la partnership di Audible e Spotify) se si tiene Il Pod, Italian Podcast Awards, la rassegna sui “migliori prodotti ideata – leggo – da Maura Gancitano e Andrea Colamedici la cui direzione artistica è di Fabio Ragazzo”.
E sai chi ha vinto? Ovviamente Il Sole 24 Ore. O né noi né loro oggi staremmo qui a parlarne. Il quotidiano di Confindustria s’è aggiudicato l’agognato premio con “Comprami, il podcast di inchiesta su OnlyFans realizzato da Daniele Vaschi e Andrea Franceschi e prodotto – appunto – da Il Sole 24 Ore”. Non chiedermi perché ma ha primeggiato nella categoria “business”.
Si reitera insomma la narrazione su OnlyFans, il fantasmagorico sito con oltre 200milioni di utenti registrati, che permetterebbe a tutti di diventare pornodivi ricchi e famosi (o almeno ricchi: famosi dipende se vuoi mantenere o meno l’anonimato). Questo sebbene negli ultimi anni l’argomento sia stato battuto da chiunque e in merito sia stato detto tutto e il contrario di tutto, ma soprattutto sia stato ormai appurato che non è vero che arricchisce.
O meglio, arricchisce come arricchisce il calcio: se sei Maradona puoi partire dalle favelas e arrivare a spostarti sul tuo jet privato, se non lo sei resti un pincopallino qualunque in mezzo a quel milione e mezzo di “creatori digitali” (pornodivi in erba) che animano questo social. Sarebbe del resto un po’ ingenuo credere che quel milione e mezzo faccia milioni di euro, no?
Eppure a quanto pare il fenomeno OnlyFans continua a tenere banco. Di più: a richiedere “inchieste” per essere vivisezionato, compreso, esplorato. “L’idea di un podcast che raccontasse il fenomeno sociale ed economico correlato al boom della piattaforma – scrivono sul Sole – è nato quasi per caso. «Mi trovavo fuori da un locale milanese – racconta Daniele Vaschi, voce di Comprami – quando, a un certo punto, la persona con cui stavo parlando se ne esce con una frase shock: “La mia ragazza è su OnlyFans”. Stavo ancora pensando a cosa ribattere quando un altro, dietro di noi, ha esclamato: “Anche la mia ragazza è su OnlyFans”. È stato in quel preciso istante che si è accesa la lampadina».”
Peccato che funzioni esattamente come tutte le altre piattaforme che si sono susseguite nel corso degli anni, da Instagram a Twitch fino a TikTok. In quelle basta un profilo per fare di una tizia qualunque la prossima Ferragni? Ovviamente no, eppure a tutti piace pensare che sia sufficiente debuttare su OnlyFans per essere il prossimo Rocco o la nuova Cicciolina. Il cantautore Gian Piero Aloisio diceva: “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. Non sarà, direttore, che sotto sotto noi italiani nel nostro intimo più che dei piccoli Berlusconi ci sentiamo degli strabilianti pornodivi cui è mancata l’occasione?
Altrimenti non mi spiegherei perché passano gli anni ma continuiamo a farci le medesime domande su OnlyFans. Salvo non sia solo la solita pruderie banalotta che fa sì che si preferisca infiorettare il porno – perché l’argomento tira – dietro barcollanti motivazioni economiche che richiedano persino studi e inchieste.
E allora ecco che su Comprami dice la sua Giulia Zollino, che è antropologa, come pure educatrice sessuale e sex worker, tale Christian Clay che Google ricorda essere la star di film del calibro (è il caso di dirlo) come Young Fantasies 7, The Art of Anal Sex 5 e Signora Infedeltà, senza ovviamente dimenticare l’immancabile Cenerentola della situazione, che qui ha un nome d’arte ad hoc, Eva, ragazza che “si approccia alla piattaforma OnlyFans dopo una serie di licenziamenti causa Covid”. Mentre noi, rinchiusi tra le quattro mura di casa, facevamo il pane e cantavamo sui balconi, lei si scopriva davanti alla webcam e ululava a una platea di sconosciuti, facendo fortuna. O forse no: se hai voglia di scoprirlo ti lascio la sinossi della puntata prodotta dal gruppo confindustriale: “Eva si approccia alla piattaforma OnlyFans dopo una serie di licenziamenti causa Covid. Da subito capisce di poter farci dei soldi e così si dimostra in grado di superare le timidezze iniziali e mettere in vendita contenuti esplici. Gli amici sanno della sua attività ma cosa sta realmente mettendo in gioco? Quale molla la spinge a liberarsi da ogni pudore e mettersi in vendita sul nuovo mercato del sesso online?”.
Insomma, chi pensava che La Zanzara fosse il solo prodotto del gruppo editoriale controllato dalla serissima e seriosissima Confindustria a fare la pipì fuori dal vaso, con un Cruciani ormai incontenibile (che tocca spesso l’argomento sesso e perversioni) dovrà ricredersi. Anzi, credo vada dato atto a Cruciani di trattare il sesso in onda con maggior schiettezza e minor ipocrisia, senza la necessità di impalcare attorno a certi temi chissà quale inchiesta, chissà quale narrazione: parla di porno perché non c’è italiano che visiti quei siti, parla di sesso perché sa che se c’è un automobilista distratto in coda alla tangenziale solo a pronunciare quella parola drizzerà l’orecchio e resterà almeno fino al primo stacco pubblicitario.
Caro direttore, non comprendo dunque la vostra ritrosia nel lanciarvi sui grandi numeri che arrivano da temi popolari, pop e pure un po’ porno. Pop-porno, come cantava con lungimiranza intesa solo da alcune testate e alcuni editori il duo pop leccese Il Genio. Non solo si fa il botto di ascolti e arrivano anche gli sponsor, ma si vincono anche fior di premi. Non vorresti anche tu essere il prossimo giornalista a calcare il palco del festival dei podcast di Piacenza?
Ti lascio a rimuginarci su, io mi candido tosto.
Tuo
Claudio Trezzano