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Riparti Piemonte

Il piano Riparti Piemonte di Cirio: numeri, obiettivi e incertezze

Che cosa prevede il piano "Riparti Piemonte" pensato dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio

Si chiama “Riparti Piemonte” il piano pensato dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio, per la ripresa economica della regione.

Ottocento milioni che, come ha spiegato il presidente, saranno usati per sostenere gli imprenditori, i lavoratori e le famiglie piemontesi.

Una cifra importante ma che mostra tutti i limiti e le fragilità del sistema piemontese. Innanzitutto è stato rielaborato sulle ceneri di quello che doveva essere il Piano di competitività da 600 milioni che non è riuscito a vedere la luce prima del lockdown.

Questo significa che è stato fatto recuperando risorse già disponibili e non utilizzate, senza la possibilità di creare altro debito che risulterebbe insostenibile per il bilancio già debole del Piemonte.

La Lombardia è riuscita a presentare un piano da 3 miliardi ma i debiti di Piazza Castello (9,5 miliardi) vincolano la giunta ad utilizzare solo soldi disponibili, praticamente senza nessun margine per ulteriori finanziamenti (più indebitarsi al massimo per 4 milioni).

Al valore complessivo di 800 milioni si arriva, quindi, raggranellando soldi dai fondi europei e sottraendoli ad altre necessità.

“Il disegno di legge avrà due gambe, una finanziaria a una di sburocratizzazione di tutti i vincoli e cavilli regionali. Abbiamo la necessità di dare in tempi rapidi liquidità a chi ne ha bisogno con procedure semplificate ed immediate. Per questo reiteriamo la richiesta non di poteri speciali ma di procedure speciali”, ha sottolineato Cirio spiegando che gli 800 milioni di cui sarà dotato il disegno di legge non agiscono sulla leva fiscale ma sono risorse regionali per 220 milioni a cui si aggiungono fondi Fesr non ancora impegnati o rimodulati, risorse statali e del fondo sociale europeo.

L’articolo uno del ddl prevede uno stanziamento di 55 milioni a favore del personale sanitario che arriva da 18 milioni di risorse statali e 37 destinati dalla Regione. “Un segnale importante — ha detto Cirio — anche se non sufficiente a ricambiare ciò che queste persone hanno fatto fino a oggi. Giovedì ci incontreremo con i sindacati per stabilire le modalità attuative, i tempi e le gradualità per riconoscere l’indennizzo”.

Secondo i piani, il disegno di legge “Riparti Piemonte” dovrebbe essere presentato giovedì a prefetto e categorie produttive per essere approvato entro metà maggio e “scaricare a terra” — come ama ripetere Cirio — in tre mesi i suoi effetti.

Cosa c’è dentro non è ancora chiaro. Si parla di una piccola quota di prestiti a fondo perduto, come richiesto a gran voce dalle associazioni di categoria; di bonus per stagionali, intermittenti e tutti i lavoratori che sono rimasti esclusi dalle altre misure statali; di un voucher per il turismo.

L’assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano, ha evidenziato che “la Regione sta svolgendo la funzione di regista verso le buone idee presentate in questi giorni dal sistema economico e universitario, che ha contribuito alla stesura delle linee guida per la ripartenza”, ha chiarito che “il modello Piemonte non può sostituirsi a quello del Governo, ma non dimenticherà nessuna categoria economica, compresi i piccoli negozi, dal parrucchiere all’estetista, passando da bar e ristoranti”, ed ha anticipato che ci saranno anche disposizioni per rendere il Piemonte autonomo nella filiera che riguarda la produzione dei dispositivi di produzione individuale.

Questo si concretizzerà in una piattaforma in cui dovranno inserirsi le aziende che producono dispositivi di protezione individuale, che potranno avere una certificazione piemontese e essere usate per le necessità territoriali.

Sempre dal fronte medico, l’assessore all’Innovazione, Matteo Marnati, ha annunciato che “la Regione sarà in grado di analizzare, nell’arco di poche settimane, oltre 10.000 tamponi al giorno ricorrendo all’apertura di tre laboratori a La Loggia (Torino), Biella e Novara”. Questi saranno dedicati alle aziende e a far ripartire il sistema economico. “Siamo partiti a fine febbraio con due laboratori e 200 test, oggi abbiamo 21 laboratori fissi, due mobili e facciamo oltre 7.000 tamponi, ma l’obiettivo è di superare i 10.000”. I macchinari provengono da Stati Uniti e Cina e saranno acquistati grazie ad alcune donazioni, tra cui quelle di Intesa Sanpaolo e Generali.

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