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Alternanza Scuola-lavoro

Il pasticcio della cassa integrazione e i lavoratori “ostaggi” delle aziende

L'intervento di Giovanni Assi, consigliere nazionale di Unimpresa

 

La mano destra non sa quel che fa la mano sinistra. Stando al prevalente orientamento – e quindi a quanto previsto in primis dal decreto sostegni (DL 41/2021), secondo il quale il blocco dei licenziamenti terminava il 30 giugno 2021, termine derogato al 31 ottobre 2021, per una limitata tipologia di aziende che fino ad allora non potrà quindi avviare procedure di licenziamento – i lavoratori saranno “ostaggi” delle aziende e questo anche secondo quanto precisato dall’Ispettorato nazionale del lavoro che con la nota 5.186 del 16 luglio 2021 osserva che il divieto scatta a prescindere dall’effettiva fruizione degli strumenti di integrazione salariale. Il divieto permane, quindi, ben oltre il numero di settimane di cassa integrazione autorizzate dall’Inps e fruite dall’azienda. Nello specifico, analizzando la sola cassa integrazione guadagni in deroga, nella più rosea delle aspettative le settimane di Cigd termineranno il 10 ottobre. Laddove le aziende avessero originariamente suddiviso i periodi di Cigd da richiedere per poi ravvedersi, il termine potrebbe essere anticipato al 3 ottobre.

Pertanto, a partire dal 4 o dall’11 ottobre, cosa faranno aziende e lavoratori? Dovranno attendere altre settimane prima di vedersi notificato un licenziamento per poter accedere ad esempio alla Naspi e fino ad allora il loro stipendio chi lo pagherà? I giorni che ci separano dal 31 ottobre verranno considerati assenze non retribuite (con danno anche previdenziale per gli stessi lavoratori) o ancora una volta dovranno essere le aziende a mettere mano al portafoglio caricandosi l’onere retributivo e contributivo, e si badi bene questa volta non si parla di pochi giorni ma quasi di uno stipendio intero. Le aziende “terranno in ostaggio” i lavoratori anziché concedere agli stessi di poter accedere alla Naspi da subito? Le aziende resteranno in attesa di una proroga della Cigd fino al 31 dicembre? Perché nel momento in cui è stato previsto un termine di divieto di licenziamento, ovvero il 31 ottobre, non è stato semplicemente previsto per un egual periodo lo strumento della cassa integrazione concedendo invece la cassa integrazione a totale copertura?

A queste domande ancora nessuna risposta, ma ormai ne siamo abituati si tratta di un film già visto e rivisto negli ultimi due lunghi anni in cui oltre alla pandemia, le aziende ed i lavoratori hanno dovuto subire danni derivanti dalla “non armonia” tra i diversi provvedimenti succedutisi. In attesa di risposte si chiede a chi di competenza un intervento chiarificatore ed immediato sul tema.

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