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Il Mes? Prima serve un piano di spesa. Tria sballotta Gualtieri

Tria non dice che il Mes serve. L'ex ministro dell'Economia dice - cosa più importante - che serve un piano di interventi nel settore sanitario. A prescindere dalle sue modalità di finanziamento.

Sappiamo che il titolista ha un compito difficile: rendere in poche parole il senso di un articolo ed invitare il lettore alla lettura. Ma è un lavoro che, per sua natura, ha il grande rischio di fuorviare il lettore, offrendo una sintesi o un messaggio non fedele rispetto all’articolo sottostante.

Quando, sul Sole 24 Ore di sabato, abbiamo letto il titolo “Perché il Mes serve e non è una trappola” a firma del professor Giovanni Tria, già ministro dell’Economia del governo Conte 1, ci siamo quindi preparati alla lettura di una probabile ode al Mes ed alle sue virtù. Attribuendo a Tria simpatie verso quell’istituzione, già manifestate durante la trattativa sulla riforma del Mes condotte con scarsa trasparenza e rispetto delle prerogative di indirizzo del Parlamento. Tanto da arrivare ad essere una delle cause scatenanti del dissolvimento di quella maggioranza parlamentare.

Invece dobbiamo ricrederci ed ammettere che l’iniziale pregiudizio, con cui ci eravamo accostati alla lettura del pezzo, era stato provocato dal titolo fuorviante: Tria non dice che il Mes serve. Egli dice, cosa immensamente più importante, che serve un piano di interventi nel settore sanitario. A prescindere dalle sue modalità di finanziamento. Una affermazione ampiamente condivisibile che contribuisce finalmente a spostare il fuoco del dibattito dallo stucchevole e improponibile confronto di condizioni disomogenee (avete mai visto il Sassicaia costare meno del Tavernello?), alla definizione di un piano di intervento organico e dettagliato.

Già l’inizio è una ventata di sacrosanta (e banale) verità: il Mes serve “per aiutare quei Paesi che non fossero in grado di finanziare autonomamente una spesa straordinaria per combattere la pandemia”. E già qui la discussione potrebbe terminare. L’Italia è forse un Paese che ha quel problema? No. Fine dell’articolo.

Tuttavia Tria prosegue sostenendo che il Mes non sia una trappola, perché non ne vede il movente. Essendo nell’interessi di tutti, data l’elevata interdipendenza delle economie, che la ripresa sia rapida e consistente. Secondo Tria serve un “un piano di rafforzamento delle proprie strutture sanitarie, della propria capacità di risposta a una possibile ripresa del contagio, di superamento delle fragilità e impreparazioni che si sono manifestate, non solo in Italia, e soprattutto di messa in sicurezza, dal punto di vista della prevenzione sanitaria, di scuole, tribunali, strutture pubbliche in genere, e dei luoghi dove si producono, e si consumano, beni e servizi”.

Piano che in pochi non condividerebbero. Ma Tria trascura di precisare che:

  1. Avendo l’Italia accesso ai mercati per finanziare il suo meritevole piano, la scelta del Mes ha un altro movente. Ed è quello sottolineato dal Senatore Mario Monti qualche giorno fa: sottoporre l’Italia ad un controllo politico più stringente di quello attuato col Piano di Stabilità e col Semestre Europeo e potersi così vendere questo oneroso vincolo sul tavolo della trattativa europea sul Recovery Fund.
  2. L’elenco delle spese ammissibili del Mes è quanto di più generico ci possa essere. Siamo sicuri che le spese del piano di Tria rientrino tutte in quell’elenco definito dalla Commissione?

Tria in effetti non si propone di convincere tutti che il Mes non sia una trappola – qualche dubbio forse ce l’ha pure lui sulla “non applicazione” degli articoli del Trattato Mes e del Regolamento 472/2013, previsto da una letterina di due pagine di Gentiloni e Dombrovskis – quanto si accontenterebbe “però di convincere tutti che la spesa che questa linea di credito si propone di finanziare debba essere in ogni caso effettuata, Mes o non Mes, e che debba essere effettuata subito per i motivi sopra richiamati”.

Quindi il punto principale su cui Tria insiste non è il Mes, quanto la necessità di predisporre un piano “Mes o non Mes”.

Tria smonta pure la decisività dell’argomento del (tutto da dimostrare) minor costo del prestito Mes rispetto al finanziamento ordinario con titoli del debito pubblico. Egli ritiene che si debba fare presto nell’assumere una decisione di accesso al quel prestito, perché in alternativa “si dovrebbe subito decidere il finanziamento alternativo, con un ampliamento adeguato del disavanzo di bilancio da finanziare con debito emesso sul mercato”.

Quindi il tema del costo vs in secondo piano, poiché “il maggior onere da affrontare con un finanziamento a debito alternativo, pur non trascurabile, non è tanto importante quanto lo è prendere una immediata decisione”.

E, ove mai non fosse chiaro, egli ribadisce che “rimandare la decisione significa ritardare la spesa con danni dal punto di vista dell’economia italiana, e di conseguenza anche per il bilancio pubblico, molto superiori”.

Questo rinvio “può solo danneggiare l’Italia nei rapporti complessivi con i Paesi partner europei dal momento che si trasmette una sensazione di non chiarezza, di incapacità operativa e di instabilità politica, mentre si deve trasmettere la certezza che l’azione di rafforzamento del contrasto alla pandemia, del cui finanziamento si discute, partirà in ogni caso”. Quindi il messaggio forte da trasmettere alla Ue non è quello di prendere il prestito del Mes, ma quello di avere un piano per il rafforzamento della capacità di risposta sanitaria del nostro Paese. Ancora una volta, Mes o non Mes.

Ciò che Tria chiede è di non tenere bloccato un piano essenziale per il futuro del nostro Paese, condizionandolo alla scelta della sua fonte di finanziamento.

Si vari prima di tutto il piano, senza rimandare. Considerando anche l’importanza di questo piano per lo stimolo recato al settore privato da una non trascurabile domanda di beni e servizi proveniente dal settore pubblico. La scelta di finanziamento è secondaria. D’altronde avete mai visto qualcuno andare a chiedere un mutuo in banca senza avere un business plan o almeno un’idea precisa della destinazione di quel prestito?

Allora, si sgombri subito il campo dagli equivoci. Il Mes, come Tria stesso ammette in premessa, è un finanziamento per Paesi che non hanno risorse alternative. Si dica subito che non è per l’Italia e si ponga fine al dibattito. Si vari un piano e lo si finanzi sui mercati. Come compete alla seconda potenza manifatturiera dell’Unione Europea.

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