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Il governo Conte riesce ad aiutare le Pmi? Inchiesta Le Monde

Cosa fa davvero il governo Conte per le piccole e medie imprese secondo il quotidiano francese Le Monde

Gli aiuti per affrontare l’emergenza sono stati lenti ad arrivare – scrive Le Monde – mentre centinaia di migliaia di imprese sono in uno stato di estrema urgenza.

In tutte le misure annunciate in Italia dall’inizio della crisi causata dalla pandemia di Covid-19 (25 miliardi di euro a marzo, 55 nuovi miliardi attualmente in discussione), le PMI italiane sono sempre state una priorità assoluta.

Il primo provvedimento, già nel mese di marzo, è stato quello di sospendere il pagamento dei vari contributi fiscali (in particolare l’IVA) che gravano sulle imprese. Ma se da un lato questa misura era essenziale, dato l’impatto della cessazione dell’attività sul flusso di cassa, dall’altro non risolve nulla, poiché equivale a rinviare il problema. Così, il Ministero dello Sviluppo ha rapidamente concentrato i suoi sforzi su un sistema di garanzie per i prestiti bancari, rivolgendosi in particolare alle PMI. Il meccanismo contenuto nel “decreto sulla liquidità”, pubblicato nel mese di aprile, prevede che le imprese con meno di 500 dipendenti possano accedere a prestiti in contanti fino al 25% del loro fatturato nel 2019. In dettaglio, la garanzia al 100% è automatica per prestiti fino a 25.000 EUR e poi al 90% fino a 5 milioni di EUR.

“ORGANISMI SOMMERSI”

Secondo i dati del governo italiano, al 9 giugno erano già state presentate 522.000 domande di finanziamento inferiori a 25.000 euro, per un totale di 10,6 miliardi di euro. In totale sono state registrate 576.000 domande, pari a 28 miliardi di euro di garanzie. L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di scongiurare a tutti i costi il rischio di collasso di una rete di piccole strutture familiari che è la spina dorsale del tessuto economico italiano.

Il problema, tuttavia, è che questi aiuti d’emergenza richiedono molto tempo per essere messi in atto, mentre centinaia di migliaia di imprese si trovano in uno stato di estrema emergenza.

“Anche se lo Stato fornisce la sua garanzia senza condizioni, le banche non sono esenti dalla loro responsabilità civile e penale. Così, se un’organizzazione fa un prestito a una società “in odore di mafia”, per esempio, anche in questo contesto, potrebbe essere citata in giudizio… Di conseguenza, le certificazioni sono necessarie, e le organizzazioni che le rilasciano sono letteralmente sopraffatte. Di conseguenza, le domande si accumulano e il denaro non può essere pagato”, spiega un piccolo imprenditore milanese, che ha dovuto attendere diverse settimane per questa certificazione prima di poter ottenere un prestito d’emergenza di 25.000 euro.

Uno dei temi ricorrenti nel dibattito politico in Italia sono le lungaggini burocratiche e l’inefficienza generale dell’amministrazione italiana tornate nuovamente alla ribalta durante l’emergenza sanitaria. Così, per centinaia di migliaia di italiani, sono ancora in sospeso i pagamenti di marzo del bonus mensile di 600 euro concesso ai lavoratori autonomi che ne fanno richiesta: gli sportelli e il sito dell’INPS non sono stati in grado di far fronte all’afflusso di richieste, causando molti drammi sociali. Con urgenza, il 20 maggio i deputati italiani hanno approvato un emendamento che sospende le segnalazioni di morosità alla Banca d’Italia fino alla fine di settembre.

UNO “SFORZO SENZA PRECEDENTI”

In questo contesto, diversi indicatori suggeriscono che molte aziende stanno entrando sotto il controllo di organizzazioni mafiose, che hanno liquidità e praticano tradizionalmente prestiti usurari. Secondo un’indagine condotta da Confcommercio e resa pubblica all’inizio di giugno, il 10% degli imprenditori italiani è attualmente “esposto all’usura” e potrebbe cadere direttamente o indirettamente nelle mani della criminalità organizzata.

Pertanto, il “decreto rilancio” attualmente in esame apre la possibilità di aiuti non rimborsabili a tutte le piccole imprese (meno di 5 milioni di euro di fatturato) che hanno visto la loro attività ridursi di oltre un terzo a causa della crisi sanitaria. Per le aziende più grandi, la Cassa depositi e prestiti  dovrebbe essere chiamata a contribuire. Durante la presentazione del “decreto rilancio”, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri ha descritto uno “sforzo senza precedenti” per “gettare le basi della ripresa”. Soprattutto, il governo italiano dovrà rassicurare gli imprenditori nelle prossime settimane dimostrando di avere i mezzi per mantenere le promesse per evitare una cascata di fallimenti.

 

(Tratto dalla rassegna stampa estera di Eprcomunicazione)

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