Lo scorso 10 aprile il presidente Trump ha firmato il Memorandum on Providing Covid-19 Assistance to the Italian Republic, con il quale gli Usa si sono impegnati a fornire assistenza e materiale sanitario ad un Paese amico ed alleato come il nostro. Una encomiabile iniziativa che tra l’altro contemplava l’attivazione di servizi di telemedicina e la fornitura di sofisticate apparecchiature di assistenza sanitaria (come confermato dall’invio di un sistema mobile di stabilizzazione dei pazienti), e che prevedeva anche di facilitare i contatti tra le autorità sanitarie italiane e i produttori statunitensi degli articoli richiesti.
A due mesi di distanza dal 10 aprile, la minaccia pandemica nel nostro paese si è fortunatamente molto più indebolita che negli Usa. Ma il Covid-19 ha nel frattempo generato pesanti impatti recessivi in entrambi i paesi. È in tale modificato contesto di comuni preoccupazioni economiche che l’8 giugno scorso si è svolto un colloquio in videoconferenza tra il nostro ambasciatore a Washington Armando Varricchio e il presidente della Eximbank statunitense Kimberly A. Reed. Temi dominanti: gli effetti economici della pandemia e le misure di aiuto economico e per la ripresa che possono essere realizzate dalla Eximbank che, ai sensi della sect. 6 del Memorandum, si prevede che siano estese ad aziende italiane.
La press release sui contenuti del colloquio segnala come si sia inoltre discusso anche delle opportunità di collaborazione tra la Eximbank e la nostra Sace, dell’importanza del fattore sicurezza nell’ambito delle catene di approvvigionamento internazionale, così come degli impegni a beneficio delle PMI in entrambi i paesi.
Si tratta di argomenti che spostano potenzialmente il focus della collaborazione anche su tematiche con implicazioni di natura geopolitica, oltre che economica. Tanto che il Chairman ha voluto sottolineare come, con l’atto presidenziale che autorizzato la continuazione dell’attività della Eximbank, sia stato ad essa richiesto di gestire un programma appositamente dedicato alla Cina ed alle esportazioni con elevato contenuto d’innovazione.
Il Program on China and Transformational Exports mira a neutralizzare in generale l’effetto delle sovvenzioni all’export per quei beni e servizi concorrenti, finanziati da crediti ufficiali all’export, crediti a tassi agevolati o finanziamenti misti, forniti dalla Cina o da altri “covered countries” e a promuovere in termini comparativi maggiormente la leadership statunitense rispetto a quella cinese, o sostenere innovazione, occupazione e standard tecnologici attraverso l’export diretto verso uno dei 10 strategici comparti economici indicati nel programma.
Sarà certamente interessante verificare quale potrebbe essere in Italia l’eventuale esito del colloquio su tali ultimi aspetti, di possibile collaborazione in ambito diplomatico-finanziario.