IL PUNTO SULLE SANZIONI EUROPEE CONTRO LA RUSSIA
"Petrolio, la Ue trova l’accordo: stop al 90% del greggio russo. L’esenzione dell’oleodotto Gruzhba permette di superare la resistenza di Orbán. Si partirà da gennaio con il blocco di due terzi dell’import via nave. Germania e Polonia rinunciano alle forniture via terra". (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
LE PUTINATE DI SALVINI
Stupore della Farnesina, di Palazzo Chigi e del Quirinale per il piano di pace che Salvini vorrebbe portare a Mosca. Il Copasir valuta l’apertura di un dossier con al centro Antonio Capuano, il consulente diplomatico di Salvini che si è mosso con l’ambasciata russa. (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
"Poco dopo l’invasione il leghista e il suo consulente hanno visto in gran segreto Sergej Razov, il diplomatico che ha minacciato l’Italia. Palazzo Chigi: «Non sappiamo nulla, sarebbe grave». Preoccupazione in Vaticano". (Domani quotidiano)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
"La trattativa segreta di Salvini con l’ambasciata russa è una questione di sicurezza nazionale". (Stefano Feltri, Domani quotidiano)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
IL PUNTO MILITARE
Ucraina. "La Nato ha spedito tonnellate di materiale bellico. Più difficile quella successiva: la gestione del materiale, l’addestramento all’uso, gli eventuali guai tecnici, la preparazione dei soldati". (Corriere della sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2022
SCIOPERO SCOLASTICO
Scuola. "Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief – le maggiori sigle sindacali del comparto – hanno proclamato una giornata di sciopero generale che – stando ai primi dati – avrebbe portato ad una adesione di circa il 12%". (Sole 24 ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
IL TETTO AL PREZZO DEL GAS VISTO DA DESCALZI E SCARONI
"Il price cap sul gas è ancora tutto da scrivere, i bond per la ricostruzione post bellica frenati dalla Germania, che non vuole mettere il proprio bilancio nazionale a garanzia del debito continentale". (Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
Un tetto al prezzo del gas? «Se ben studiato e architettato potrebbe aiutare. Certo, dovrebbe trattarsi di una misura temporanea». Comunque gli sforzi fatti «ci consentiranno di sostituire il gas russo nell’inverno 2024-2025». (Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
Paolo Scaroni a La Verità sul tetto al prezzo del gas pic.twitter.com/IZSnsgqwbF
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2022
La sola idea che il turbo liberista Giavazzi – da decenni feroce avversario dei dirigismi in economia – stia architettando gli aspetti tecnici del piano per un tetto al prezzo del gas mi fa scompisciare.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2022
L’UCRAINA CHIEDE ALTRE SANZIONI CONTRO LA RUSSIA
Sanzioni contro la Russia. "Chiediamo che venga
colpita l’industria delle spedizioni all’estero e che siano bloccate tramite sanzioni le esportazioni di gas, ferro ed energia nucleare in Europa". (Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dell'Ucraina)— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 31, 2022
CARTOLINE AFGHANE
Afghanistan. "I cinesi si sono appropriati, agendo con prudente silenzio, di una parte della ex base americana di Bagram nella quale conducono corsi di addestramento per le unità talebane chiamate a contrastare Isis". (Stefano Pontecorvo)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2022
"Al Qaeda può contare su un suo esponente quale ministro di un governo al potere in uno Stato. Trattasi di Sirajuddin Haqqani, ministro dell’Interno dell’emirato islamico afghano, capo dell’omonimo gruppo che fa parte dei talebani". (Stefano Pontecorvo)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2022
QUISQULIE & PINZILLACCHERE
“L’Ucraina sta commettendo negli ultimi giorni alcuni errori di comunicazione, accreditando ad esempio una campagna russa fatta di stupri alla quale non credo”. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della sera, a L’aria che tira)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 27, 2022
“La geopolitica non è politica, e non deve diventarlo. Deve capire le ragioni e le motivazioni di tutti i contendenti”. (Lucio Caracciolo)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 27, 2022
De Mita? "L'ultimo rappresentante di una élite politica non formata per cooptazione o per improvvisati movimentismi o come il prodotto meccanico di iniziative di altri poteri". (Massimo Cacciari)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 27, 2022
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI REPUBBLICA SUL VERTICE EUROPEO E LE SANZIONI CONTRO LA RUSSIA:
Alla fine l’Europa tira un sospio di sollievo. In piena notte i leader del Consiglio europeo trovano l’accordo per l’embargo al petrolio russo. Venendo incontro ala richieste di Ungheria e Repubblica Ceca viene bloccata solo l’importazione del greggio via nave, ma non quella attraverso l’oleodotto “Druzhba”. In sostanza entro pochi mesi, probabilmente da gennaio prossimo, verranno bloccati almeno i due terzi dell’”oro nero” di Putin e poi la percentuale crescerà fino al 90 per cento. A pochi metri dal baratro, dunque, l’Ue riesce a tirare il freno a mano. E lo fa dopo che il presidente ucraino Zelenski, in videocollegamento, ha strigliato di nuovo gli alleati: «Fate presto con queste sanzioni e state uniti». Nell’ultima versione del sesto pacchetto molte delle richieste dell’ungherese Orbán vengono accolte. Il veto fino a ieri era stato piantato da lui. Budapest dipende per almeno due terzi dal petrolio russo. L’Ue quindi bloccherà il greggio trasportato via nave ma non quello che scorre nell’oleodotto Druzhba. Il 90 per cento di questo combustibile, infatti, viene esportato in Europa attraverso la via marittima. E solo il restante 10 per cento con quell’unico oleodotto. Che, però, serve il 65 per cento del fabbisogno ungherese. Nello stesso tempo Germania e Polonia si impegnano a non usufruire del “tubo” russo che termina proprio in territorio tedesco. Sarebbe un vantaggio competitivo consistente in caso contrario. L’accordo, però, fino a tarda notte è rimasto appeso a un filo. In primo luogo per colpa ancora del premier magiaro. Voleva ulteriori rassicurazioni. Avere la certezza che l’approvvigionamento energetico sarà garantito. Orbán ha infatti due paure: che Mosca, con l’approvazione del sesto pacchetto sanzionatorio, possa decidere unilateralmente di interrompere le forniture. E poi che Kiev possa, volontariamente o involontariamente, colpire l’oleodotto che prima di entrare in Ungheria attraversa quasi tutta l’Ucraina. Un sospetto pesantissimo ma che il governo magiaro giustifica con la circostanza che in Ucraina c’è una guerra e un incidente non è una eventualità remota. Sostanzialmente Budapest vuole sapere cosa accadrebbe in questi casi. Dove e da chi si rifornirebbe. Se gli alleati – non solo quelli europei ma anche gli Usa – si impegneranno a tutelare la stessa quantità di petrolio. Un messaggio, in realtà, rivolto più verso Washington che non verso Bruxelles.