Dopo mesi difficili, Coca-Cola ha chiuso il terzo trimestre del 2025 registrando una crescita dei ricavi del 5%, raggiungendo i 12,5 miliardi di dollari e superando le previsioni degli analisti. L’utile netto è salito del 30% su base annua a 3,7 miliardi di dollari, mentre l’utile per azione rettificato si è attestato a 82 centesimi, oltre le stime di 78 centesimi. I ricavi organici sono aumentati del 6%, sostenuti principalmente da un mix favorevole di prezzi e prodotti.
IL TRAINO DELLE BEVANDE SUGAR FREE E DEI PRODOTTI PREMIUM
In particolare, osserva Quartz, Coca-Cola Zero Sugar ha registrato una crescita del 14% a livello globale, segno di una domanda in espansione per bevande a basso contenuto calorico. “C’è sempre più attenzione da parte delle persone verso uno stile di vita più sano ed equilibrato, e Coca-Cola Zero, Diet Coke, ecc. si inseriscono meglio in questa visione”, ha dichiarato a Bloomberg il direttore finanziario John Murphy.
Anche il latte Fairlife e l’acqua frizzante Topo Chico hanno contribuito alla crescita, indicando una segmentazione netta tra consumatori sensibili al prezzo e quelli disposti a spendere per prodotti premium.
SEGNALI MISTI
Il volume globale delle confezioni vendute è aumentato dell’1%, sostenuto dalle performance in Asia Centrale, Nord Africa, Brasile e Regno Unito. Tuttavia, i volumi sono rimasti stabili in Nord e Sud America e sono calati dell’1% nell’area Asia-Pacifico. I segmenti succhi e bibite aromatizzate hanno registrato un calo, parzialmente compensato dalla crescita di acqua frizzante, caffè e bevande sportive.
L’ESCAMOTAGE DEI FORMATI PIÙ PICCOLI
Il “price mix”, scrive Bloomberg, è aumentato del 6% nel trimestre, superando le attese del mercato. L’azienda ha puntato su bottiglie e lattine di formato ridotto per mantenere accessibilità in un contesto di inflazione elevata. “Accessibilità e valore sono davvero importanti, e lo comprendiamo. Sappiamo quanto sia fondamentale trovare i formati giusti al prezzo giusto per mantenere quel consumatore all’interno della nostra base”, ha detto Murphy.
IN ARRIVO LA COCA-COLA DEL PRESIDENTE
Come auspicato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Coca-Cola ha avviato un lancio graduale di una nuova versione del suo prodotto classico dolcificato con zucchero di canna americano, confezionato in bottiglie di vetro. Il debutto, previsto per l’autunno negli Usa, sarà però influenzato dalla limitata disponibilità di zucchero e dalla capacità produttiva.
Le lattine monodose da 22 cl, fa sapere Reuters, saranno vendute a meno di 2 dollari nei minimarket americani, con l’obiettivo di intercettare la fascia di consumatori a basso reddito.
BOICOTTAGGIO, CAMBIAMENTI SOCIO-CULTURALI E CONCORRENZA LOCALE
Le vendite della Coca-Cola classica stanno recuperando da un boicottaggio nato da un video virale in cui l’azienda veniva accusata di aver denunciato dipendenti latinoamericani all’immigrazione. Reuters, tuttavia, riferisce di non aver trovato evidenze pubbliche che confermassero le accuse.
La crescente attenzione alla salute e l’uso di farmaci per la perdita di peso hanno inoltre ulteriormente influenzato la domanda per le versioni tradizionali zuccherate, con un impatto diretto sui volumi venduti negli Stati Uniti.
Coca-Cola ha anche segnalato crescenti difficoltà competitive in mercati come India e Cina, dove marchi locali stanno guadagnando terreno. “C’è un grande spostamento verso una maggiore ‘località’, non solo da un punto di vista competitivo… Non penso che sia solo una questione di accessibilità economica”, ha detto l’amministratore delegato James Quincey.
VENDITE STRATEGICHE
Coca-Cola ha annunciato la cessione del 75% di Coca-Cola Beverages Africa a Coca-Cola Hellenic Bottling Company (HBC) e Gutsche Family Investments, per un valore di 2,6 miliardi di dollari. L’operazione, fa sapere il Financial Times, attribuisce all’imbottigliatore africano una valutazione implicita di 3,4 miliardi di dollari e crea il secondo imbottigliatore più grande del sistema Coca-Cola.
HBC, attiva in 29 paesi tra Europa e Africa, prevede di acquisire in futuro il controllo totale della divisione africana, che rappresenta circa il 40% delle vendite totali del marchio nel continente. “Se troviamo il partner giusto a cui affidare gli imbottigliatori, questi investono di più, lavorano meglio – ha aggiunto Quincey -. L’imbottigliatore ottiene risultati migliori e questo ci aiuta a far crescere l’intero sistema”.