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università telematiche

Tutti gli scazzi azzurri nel governo sulle università telematiche Pegaso, San Raffaele e Mercatorum

L'accordo firmato dal ministro della Pubblica amministrazione, il forzista Zangrillo, con le università telematiche per formare i dirigenti statali scatena le ire di un altro ministro, la compagna di partito Bernini dell'Università. E il Foglio sfruculia il lobbismo di Violante pro Multiversity

Il gruppo Multiversity, controllato dal fondo britannico Cvc, che gestisce le università telematiche Pegaso, San Raffaele e Mercatorum, è in fermento. Del resto, il mercato della formazione, che ha visto col Covid esplodere il segmento di quella telematica, vale qualcosa come 19 miliardi e non mostra cenni di rallentamento, anzi. Forse anche per questo Multiversity pare avere avviato una connessione con parti della maggioranza e del governo, così da assicurarsi posti privilegiati come la presenza al tavolo dell’iniziativa Pa 110 e lode.

COS’E’ L’INIZIATIVA PA 110 E LODE

Si tratta di un programma partorito sull’onda d’entusiasmo del Pnrr e sull’esigenza di aggiornare le competenze degli statali frutto di un protocollo d’intesa firmato il 7 ottobre 2021 tra il Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e la Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, per consentire a tutti i dipendenti pubblici  di usufruire di un incentivo per l’accesso all’istruzione terziaria: corsi di laurea, corsi di specializzazione e master.

Con il cambio di governo, da Draghi a Meloni, le università private digitali controllate dal fondo britannico-lussemburghese Cvc – ossia Università Mercatorum, Pegaso e San Raffaele di Roma – hanno firmato a inizio estate con il ministero della Pubblicazione amministrazione un’intesa per la formazione dei dipendenti pubblici.

LE UNIVERSITÀ TELEMATICHE RICONOSCIUTE DAL MINISTERO

Accanto agli atenei tradizionali, a partire dagli anni 2000 sono state riconosciute anche in Italia le Università telematiche, che erogano corsi in modalità e-learning per tutti e tre i cicli della formazione superiore, con l’obbligo di svolgere in presenza solamente gli esami di profitto e la discussione della tesi. Come anticipato nello scorso paragrafo, attualmente sono undici, tutte di diritto privato:

Università telematica degli studi “IUL”

Università telematica “e-Campus”

Università telematica “Giustino Fortunato”

Università telematica “Guglielmo Marconi”

Università telematica internazionale “Uninettuno”

Università telematica “Leonardo da Vinci”

Università telematica “Niccolò Cusano”

Università telematica “Pegaso”

Università telematica “San Raffaele”

Università telematica “UNITELMA Sapienza”

Università telematica “Universitas Mercatorum”

CHE DICE L’ANVUR SULLE UNIVERSITÀ TELEMATICHE

Una firma inattesa. Tanto più se si considera che l’ultimo rapporto dell’Anvur dello scorso giugno recuperato dal Messaggero in estate evidenziava come durante i corsi del 2022 le università tradizionali avessero messo a disposizione un professore ogni 28,5 studenti mentre nelle telematiche il rapporto sia salito a 384,8 studenti per docente. “Questo – chiosava il quotidiano di Caltagirone – determina costi inferiori e ricavi decisamente più elevati per organizzare una stessa tipologia di corso, senza garantire gli stessi standard qualitativi di formazione”.

Si legge infatti nel report: “L’’effetto combinato della riduzione dei requisiti di docenza richiesti per l’accreditamento dei corsi di studio, a fronte comunque di un aumento del numero dei docenti contestuale all’esplosione nel numero di iscritti, ha determinato il rilevante aumento del rapporto studenti/docenti, che è passato da 152,2 del 2012 a 384,8 del 2022 (un indicatore di circa tredici volte superiore rispetto alle università tradizionali)”.

Nell’articolo si riesumano anche le conclusioni di due mesi fa dell’Anvur: “Pensare che un’offerta formativa possa reggersi appaltando integralmente la docenza all’esterno dell’ateneo è ritenuto un elemento di scarsa attenzione alla qualità della didattica e alla centralità dello studente”.

“Il messaggio – sottolinea il quotidiano del gruppo Caltagirone – arriva a valle di una valutazione sulle università telematiche messe a confronto con quelle tradizionali: nessuna ha ottenuto una promozione a pieni voti da parte dell’agenzia: su 11 ben 8 hanno raggiunto un giudizio soddisfacente, solo una è considerata pienamente soddisfacenti e ben due sono finite sotto osservazione per mancanza di elementi di qualità fondamentali. Per quanto riguarda gli atenei tradizionali sette hanno ottenuto “molto positivo”, 30 “pienamente soddisfacente”, 42 “soddisfacente” e solo un caso risulta condizionato a future osservazioni”.

LA FIRMA DELLA DISCORDIA

L’iniziativa del dicastero della Pubblica amministrazione – secondo la ricostruzione di Start Magazine – sta facendo discutere e non poco la maggioranza di governo (ambienti di Lega e Fratelli d’Italia storcono il naso) e pure tra ministri. Infatti la firma dell’intesa, scrive oggi il Foglio, “avrebbe colto di sorpresa” la ministra titolare del dicastero di pertinenza, Anna Maria Bernini, che non si aspettava che il collega alla Pa, Paolo Zangrillo, promuovesse anche gli atenei telematici a stretti collaboratori dello Stato per iniziative che riguardano la formazione dei dipendenti pubblici.

Anche perché, secondo quanto ha appreso Start, sul tema qualitativo Bernini non intende cedere e addolcirsi nei confronti delle università telematiche, che si presentano all’appuntamento con il governo zavorrate dai giudizi non lusinghieri dell’Anvur. Secondo gli addetti ai lavori, il ministro dell’Università sarà inflessibile sulla riforma che prevede l’innalzamento del numero dei documenti per le telematiche (che avranno così un inevitabile aggravio di costi rispetto a entrate piuttosto floride, come si evince dai loro bilanci).

LA MANINA DI VIOLANTE

Sempre il Foglio racconta che alle università telematiche sarebbe arrivata una grossa mano da Luciano Violante, “portatore degli interessi […] delle controllate da Multiversity”. La norma nata sotto il governo Draghi, viene ricostruito, non includeva le telematiche “per motivi legati agli standard qualitativi”.

Zangrillo da parte sua ha scritto al Domani sostenendo di essersi adeguato a una sentenza del Tar laziale in merito a un ricorso presentato dall’Unicusano di Stefano Bandecchi che chiedeva di poter aderire al protocollo per programmare corsi e lezioni per i dipendenti pubblici senza aver avuto risposte dal predecessore di Zangrillo, Renato Brunetta. Il Tar aveva così stabilito che il dicastero avrebbe almeno dovuto rispondere, senza però indicare alcun obbligo sulla stipula dei protocolli. “I vuoti e i dubbi sarebbero stati riempiti, raccontano al Foglio fonti incrociate del governo e vertici dirigenziali dello Stato, dalla legittima attività di lobbing di Violante” che sarebbe stato accompagnato talvolta, scrive sempre il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, da un “ex noto collega magistrato”.

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