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Tirocini

Perché il governo azzoppa i tirocini?

L'intervento di Giovanni Assi, consigliere nazionale Unimpresa

 

Le statistiche dell’Unione europea sul tasso di occupazione, riferito al 2020 delle 240 regioni europee, vede nelle ultime 16 posizioni ben 7 regioni italiane, nella fascia di età tra i 20 e i 64 anni, con in coda la Calabria, la Sicilia e la Campania dove gli occupati sono tra il 44.4% ed il 44.5% ed ancora nei bassifondi della classifica troviamo la Puglia, la Basilicata, la Sardegna e il Molise: in altre parole la situazione scattata dall’ottavo rapporto delle Commissione Europea ci lascia una situazione difficilissima del nostro Paese (solo la Provincia di Bolzano, di Trento e l’Emilia Romagna si collocano sopra la media che è pari al 72.5%) e drammatica del nostro Mezzogiorno.

In questo quadro, che certamente non possiamo definire roseo, e in cui la mappa delle agevolazioni contributive mai è stata così povera dal 2014 in poi (erano i bei tempi della legge 407/1990 inspiegabilmente cancellata), il Governo concentra le proprie energie per “stringere” i tirocini, nati invece con l’obiettivo proprio di avvicinare o riavvicinare al mondo del lavoro i disoccupati e gli inoccupati, e che adesso sono dichiaratamente nel mirino del ministero del Lavoro che vuole praticamente ridurre al lumicino l’utilizzo di quello che veramente può essere considerato come l’unico strumento a disposizione delle aziende (e dei futuri lavoratori) per formare profili professionali, investendo risorse importanti, senza dover sopportare (tra l’altro per un periodo molto limitato) il sempre più elevato costo del lavoro italiano (29,3 costo orario italiano rispetto ai 29 euro media Ue).

Sì, perché la manovra 2022 ha stabilito che entro giugno il governo e le regioni emanino nuove linee guida dirette a reprimere tale istituto, confermando la miopia che spesso ha contraddistinto questo esecutivo in ambito lavoristico e previdenziale e che non riesce a vedere come i tirocini continuino a crescere, nel solo quarto trimestre 2021, ci sono stati oltre 92 mila attivazioni e che soprattutto come tale istituto continui a garantire uno sbocco occupazionale come nessun altro è capace di fare: oltre un tirocinio extracurriculare su due dal 2017 al 2020 si è trasformato in un rapporto di lavoro!

Ma evidentemente sono numeri sconosciuti a chi invece ha previsto una stretta sui tirocini, qualcuno che evidentemente non riesce a comprendere come in questo momento in cui il tasso di occupazione del nostro Paese è al di sotto della media Ue e soprattutto in un mercato del lavoro caratterizzato da continui cambiamenti, e che da una parte ha visto espellere figure provenienti da settori merceologici in gravissima difficoltà (tessile-moda-calzaturiero su tutti) ma al tempo stesso vi è una ricerca talvolta disperata di altre figure professionali che vedono aziende prontissime a formare e riqualificare lavoratori per reimmetterli nel mondo del lavoro occupandoli in professioni per loro nuove, lo strumento del tirocinio deve essere non solo confermato ma anzi rafforzato e sempre più promosso dal Governo intervenendo invece certamente contro gli eventuali abusi di chi invece li utilizza per aggirare le norme in materia di lavoro.

E allora dopo questa ennesima dimostrazione di mancanza di una vera politica, diretta a contrastare la disoccupazione e che si aggiunge ad altri provvedimenti scellerati come quello che mette a rischio ben 100 mila posti al 31 dicembre 2022 dei lavoratori assunti a tempo indeterminato con le Agenzia di somministrazione e di cui Unimpresa aveva già lanciato l’allarme a dicembre 2021 ottenendo solo miseri rinvii di scadenze e che adesso vede a fine di quest’anno una possibile Caporetto che avrà come unico risultato quello di far sprofondare altre nostre regioni sempre più in basso nella classifica Europea, considerando altresì che a Giugno 2022 sono in scadenza le agevolazioni riferite alla Decontribuzione Sud e alle donne svantaggiate, prorogate dalla Commissione Europea al 30 giugno 2022 con il Temporary Framework, le aziende si interrogano su quella che sarà la strategia concreta posta in essere dal nostro Governo per favorire davvero l’occupazione a far ripartire il loro sviluppo in uno scenario sempre più minato, non solo evidentemente da fattori esterni come la pandemia e il conflitto Russia-Ucraina, ma anche dalle politiche interne del nostro meraviglioso Paese.

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