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Golden power su Assicurazioni Generali? L’analisi di De Mattia

Cosa pensa di golden power (su Generali?) per banche e assicurazioni Angelo De Mattia, già ai vertici della Banca d’Italia con Antonio Fazio e ora editorialista di Mf/Milano Finanza

Una misura utilizzabile che però ha bisogno di motivazioni consistenti e di un raccordo con il resto dell’Unione europea. Angelo De Mattia, editorialista di Milano Finanza, già alla Banca d’Italia, in una conversazione con Start Magazine commenta l’ipotesi, sul tavolo del governo, di considerare strategiche tutte le aziende quotate alla Borsa di Milano, banche e assicurazioni comprese, e di estendere dunque la golden power. Il timore è che elementi del sistema bancario e finanziario, messo a dura prova in questa fase complicata, possa anche essere oggetto  di scalate da parte di soggetti esteri.

Insomma, anche dalle parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, emerge grande attenzione per una possibile applicazione più forte della golden power, non solo sui settori ritenuti finora strategici, come energia e infrastrutture, ma anche su quelli del credito e delle assicurazioni.

Ma esiste davvero questo rischio? In questo momento occuparsi di golden power è effettivamente una priorità dell’azione di Palazzo Chigi?

VALUTARE BENE SE ESISTE UN PROBLEMA DI SICUREZZA NAZIONALE

Secondo De Mattia la golden power “è in linea teorica un attrezzo utilizzabile ma bisogna approfondire la situazione e soprattutto le motivazioni. Il Copasir – ricorda – ha adombrato i rischi di scalate dall’estero ma serve più chiarezza prima di adottare questo provvedimento che pone il sistema bancario e finanziario nell’orbita della sicurezza nazionale. Si tratterebbe di un passo importante che lo farebbe passare da settore con tutela costituzionale a settore che implica la salus rei publicae. Peraltro l’attuazione di una misura del genere implica approfondimenti e valutazioni anche sotto il profilo tecnico-giuridico”.

IL RAPPORTO CON L’UE

Il nostro Paese è poi inserito in un contesto europeo. “Una misura di questo tipo può riguardare l’Italia ma avrebbe effetti su tutti i Paesi dell’eurozona per questo dovrebbe interessare anche le istituzioni europee – evidenzia De Mattia -. Ricordo che concorrenza e libero mercato interno sono temi di competenza della Commissione europea”. Inoltre “tematiche analoghe si possono presentare anche in altri Stati Ue perciò è bene prima creare un raccordo a livello comunitario”.

IL RISCHIO CONTENDIBILITA’ DELLE BANCHE ITALIANE

Esiste però un rischio contendibilità, soprattutto per alcuni istituti di credito nazionali. Sul punto si registra in questi giorni l’allarme degli analisti che – oltre a mettere in guardia da un calo dell’attività, del numero di transazioni e da un aumento del costo del credito – evidenziano proprio questo aspetto. “Un rischio del genere è configurabile – spiega – ma durante un’emergenza globale una tale operazione sarebbe intollerabile: sfruttare un periodo così per acquisire la comproprietà o la proprietà di banche o gruppi assicurativi sarebbe un fatto ai limiti dello spregevole ma sappiamo che i ragionamenti in economia prescindono dall’etica. Però una cosa è la contendibilità un’altra è attuare la golden power. Esiste tutta una serie di misure che si possono adottare prima di arrivarci. Sarebbe una bomba atomica per cui devono esistere ragioni non solo ipotetiche”.

De Mattia prosegue: “Vedo che è un argomento che compare nelle cronache e poi scompare. Non so a che punto è ora l’orientamento del governo: se ci dovesse essere una forte validità – motivata da ragioni molto consistenti, non voglio dire da prove, che magari poggiano su dati emersi da audizioni del Copasir – allora si dovrebbe procedere a fortiori. Ricordando però ancora una volta che il sistema bancario e finanziario farebbe un salto rilevante e diventerebbe materia di sicurezza nazionale, di tutela primaria degli interessi nazionali dello Stato. Si tratta di fare, o di completare, un lavoro serio prima di prendere una decisione che non è però fuori dall’agenda dell’esecutivo”.

QUANDO FAZIO PARLAVA DI “ITALIANITA’”

L’editorialista fa poi un salto nel passato. “Nella situazione attuale vedo con favore il fatto che alcuni scoprono il concetto di italianità nel sistema bancario dopo che c’è stato chi ci aveva ammorbato sull’importanza dell’avvento delle banche estere in Italia per migliorare il sistema, forse per abbassare il costo del denaro. Poi ci si rese conto che queste banche estere in realtà non erano così importanti nei loro Paesi. Alcuni criticavano l’allora governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, che chiedeva di favorire l’italianità delle banche, parola che per la verità non ha ma usato. Fazio – ricorda De Mattia – invitava non a un’astratta difesa ma a mettere le banche nella condizione – a parità di regole – di poter competere ad armi pari con le banche estere visto che gli istituti di credito sono uno strumento fondamentale per la difesa del risparmio”.

GENERALI, MEDIOBANCA, CHI TENERE D’OCCHIO?

Ma quali realtà sono effettivamente a rischio scalate in questo Paese? Generali? Mediobanca?

“Generali ha l’attrezzatura per difendersi – risponde l’ex Bankitalia – e ha dimostrato di saper fare bene in questo campo. Di sicuro per il gruppo assicurativo – passata la tempesta – si ripresenterà l’esigenza di un rafforzamento del capitale di cui si parla da quando era presidente Antoine Bernheim, circa 15 anni fa. Più probabile forse Mediobanca che però ha un azionista forte, Leonardo Del Vecchio, un italiano a 360 gradi e che ha le risorse necessarie”.

LE PRIORITA’ ATTUALI DEL GOVERNO

Il punto, conclude De Mattia, è che “io credo che in questo momento tutte le energie della politica dovrebbero essere concentrate per superare l’emergenza sanitaria e poi quella economica che si presenterà. Spero nelle misure che il governo ha promesso per aprile, strutturali per l’economia e di rilancio per quando si uscirà dalla fase emergenziale. Sarà un periodo duro, simile a quello degli anni post bellici tra 1945 e 1947. Servirà veramente un piano Marshall: a furia di evocarlo a sproposito ecco che occorrerà attuarne sul serio uno simile”.

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