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tachipirina francese

Perché Macron e Barnier non mollano del tutto la tachipirina francese agli americani

Opella, filiale di Sanofi che produce la tachipirina francese, nonostante diventi per metà americana, continuerà a rimanere nell'Esagono dopo l'intervento, non senza esitazioni, del governo Barnier. Affinché tutto fili liscio, lo Stato acquisirà una quota di circa il 2% ma i sindacati tengono gli occhi aperti. Fatti, numeri e commenti

 

La tachipirina francese, prodotta da Opella, filiale di Sanofi, stava per essere acquistata dal fondo americano Clayton Dubilier & Rice (CD&R), ma il governo francese guidato da Michel Barnier, dopo alcuni tentennamenti, ha deciso di intervenire.

A CD&R verrà ceduta una quota del 50% di Opella, Sanofi continuerà a mantenere circa il 48% e lo Stato, tramite la Banque publique investissement (Bpi), braccio operativo per le partecipazioni statali, prenderà tra l’1 e il 2%.

L’esecutivo ha inoltre rassicurato sulle garanzie ottenute in merito al mantenimento dell’attività in Francia, accompagnate da sanzioni finanziarie in caso di inottemperanza.

LE ESITAZIONI DI BARNIER

Tutto era iniziato con l’annuncio da parte di Sanofi di essere in trattative con il fondo CD&R per cedere Opella, la sua filiale che produce il Doliprane, l’equivalente della nostra tachipirina, nonché “numero 3 al mondo nel settore dei farmaci da banco, delle vitamine, dei minerali e degli integratori alimentari”, scrive Le Figaro.

Le opposizioni hanno quindi chiesto al governo Barnier di intervenire per bloccare la vendita, in quanto a essere coinvolto è il settore farmaceutico, considerato strategico, specialmente dopo la pandemia.

L’esecutivo ha inizialmente tentato di calmare gli animi ricordando che il paracetamolo è ormai un farmaco generico e Doliprane non è l’unico marchio disponibile sul mercato ma le pressioni per tutelare un brand storico e caro ai francesi hanno convinto il governo a intervenire.

LA NUOVA OPELLA (PARTECIPATA DELLO STATO)

Dopo intense trattative, Sanofi cederà al fondo CD&R una quota del 50% della sua filiale Opella, per un prezzo di 16 miliardi di euro. Il restante 50% sarà invece suddiviso tra Sanofi, che continuerà ad avere circa il 48%, e la Banque publique investissement (Bpi), a cui andrà una quota tra l’1 e il 2%.

La Bpi investirà “tra i 100 e i 150 milioni di euro”, per “garantire che gli asset strategici siano ancorati in Francia – ha spiegato l’amministratore delegato di Bpifrance Nicolas Dufourcq -. E quando Bpifrance è presente nel consiglio di amministrazione di un’azienda, ci facciamo sentire, siamo attivi, talvolta attivisti, se necessario, se la governance sfugge di mano”.

Il rappresentante di Bpi avrà infatti un posto con diritto di voto nel consiglio di amministrazione di Opella.

SANZIONI E RASSICURAZIONI

“Doliprane continuerà a essere prodotto in Francia”, ha rassicurato il ministro dell’Economia francese Antoine Armand, il quale ha aggiunto che “il governo francese acquisirà una partecipazione in Opella attraverso Bpi per garantire il suo pieno coinvolgimento nel futuro della società”.

L’esecutivo, fa sapere Libération, ha inoltre precisato di aver ottenuto garanzie sul mantenimento in Francia degli stabilimenti produttivi di Lisieux e Compiègne, oltre che della sede centrale e delle attività di ricerca e sviluppo nel Paese e sulla tutela dei posti di lavoro.

Tra i dettagli resi noti, con l’accordo, Sanofi e il fondo americano si impegnano anche a garantire il mantenimento di volumi minimi di produzione in Francia per i prodotti sensibili di Opella, ovvero Doliprane (paracetamolo), Lanzor (contro i disturbi digestivi) e Aspegic (aspirina).

Infine, in caso in caso di blocco della produzione nei siti di Lisieux e Compiègne, l’intesa prevede multe fino a 40 milioni di euro e di 100.000 euro per ogni posto di lavoro eliminato attraverso licenziamenti forzati. È prevista poi una sanzione fino a 100 milioni di euro per il mancato mantenimento delle forniture di Opella da parte di fornitori e subappaltatori francesi, come l’azienda chimica Seqens.

GLI INVESTIMENTI DI CD&R IN FRANCIA

Stando a Le Monde, CD&R, che investe in Francia da circa quindici anni (in particolare in Rexel, Spie, Socotec, But, Conformama e sostiene alcune aziende farmaceutiche come Inizio e Sharp), “intende ‘accelerare’ la crescita di Opella, che possiede 115 marchi in tutto il mondo e ha 11.000 dipendenti in circa 100 Paesi, e ‘creare un campione globale francese nel settore della salute dei consumatori'”.

I SINDACATI CI VANNO CON I PIEDI DI PIOMBO

Sulla questione si è pronunciata anche la Confédération française démocratique du travail (Cfdt), uno dei più grandi sindacati nazionali francesi, che ha accolto con favore l’ingresso del governo nel capitale, ma rimane cauto. “Non abbiamo alcun impegno scritto”, ha sottolineato Adrien Mekhnache, delegato del sindacato presso il sito di Compiègne (Oise), dove è ancora in corso uno sciopero, temendo che l’impegno sia solo per pochi anni. Inoltre, “non abbiamo alcuna garanzia su ciò che i dipendenti otterranno in termini di benefici e salari”, ha aggiunto Adil Bensetra, vice coordinatore della Cfdt-Sanofi.

I sindacati infatti, secondo quanto riferito da Le Monde, “temono che vengano tagliati i 1.700 posti di lavoro di Opella in Francia, tra cui 480 nello stabilimento di Compiègne (Oise) e 250 in quello di Lisieux (Calvados)”.

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