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Che cosa faranno Assicurazioni Generali, Unipol e non solo sui dividendi?

Che cosa sta succedendo nelle società di assicurazioni come Generali e Unipol dopo il divieto di distribuire dividendi. Gli input Eiopa e Ivass e le mosse dell'agenzia di rating Moody's

Assicurazioni in ambasce sui dividendi.

Non solo banche: anche per le compagnie assicurative è tempo di rinunciare ai dividendi a causa dell’emergenza coronavirus. Dopo la sollecitazione da parte dell’Eiopa, l’Authority europea sulle assicurazioni, il 17 marzo scorso è arrivata la raccomandazione dell’Ivass con cui ha invitato le società alla prudenza nel pagamento delle cedole e della parte variabile degli emolumenti ai top manager e annuncia uno “stretto monitoraggio” dei comportamenti.

A soffiare sul fuoco ci pensa pure l’agenzia di rating Moody’s che ha rivisto al ribasso l’outlook sul settore vita italiano e sulle compagnie inglesi e ha modificato le previsioni da stabile a negativo a causa della volatilità dei mercati finanziari.

Per capire come si comporteranno Assicurazioni Generali e Unipol, le due maggiori compagnie assicurative del Paese, bisogna però attendere fine aprile.

Ecco le ultime novità su assicurazioni e dividendi.

L’AVVISO DELL’IVASS

L’istituto di vigilanza nazionale Ivass ha evidenziato ieri in una nota che la “diffusione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 sta comportando una elevata volatilità dei mercati finanziari internazionali ed europei. A livello nazionale, la diffusione della pandemia e i correlati effetti sull’economia italiana rendono prospetticamente incerta l’evoluzione futura dei fattori di rischio cui sono esposte le imprese del settore assicurativo”.

Proprio a causa di “questo mutato quadro economico e finanziario” ha inviato una lettera alle imprese di assicurazione e riassicurazione con sede in Italia chiedendo di “adottare, a livello individuale e di gruppo, estrema prudenza nella distribuzione dei dividendi e nella corresponsione della componente variabile della remunerazione agli esponenti aziendali. Il rispetto di queste raccomandazioni, che sono in linea con quelle diffuse dall’EIOPA il 17 marzo scorso – conclude il comunicato -, sarà oggetto di stretto monitoraggio da parte dell’Istituto”.

LA PAGELLA DI MOODY’S

Tanto per far capire meglio come stanno le cose è arrivato pure un messaggio da parte di Moody’s. La società di rating americana ha infatti rivisto al ribasso l’outlook sul settore vita italiano e sulle compagnie inglesi e ha modificato le previsioni da stabile a negativo a causa della volatilità dei mercati finanziari per l’emergenza coronavirus che, spiega in una nota, “farà pressioni sulla capitalizzazione degli assicuratori vita italiani oltre che sulla crescita dei risultati”.

Inoltre ha mantenuto negativo l’outlook sull’industria europea delle assicurazioni mentre per quanto riguarda il nostro Paese ha evidenziato più che il rischio sanitario quello finanziario. “La volatilità nei mercati finanziari ha ridotto finora i livelli di solvibilità in media del 20% e i rischi al ribasso sono alti” ha commentato Benjamin Serra, senior vice president di Moody’s, evidenziando che pure i tassi di interesse – che rimarranno a lungo bassi – peseranno su solvibilità e profittabilità.

I PASSI DELLE COMPAGNIE

Ma come si stanno comportando le maggiori compagnie assicurative del Paese? Al momento solo i board di Generali e di Unipol hanno deliberato di proporre ai soci la distribuzione dei dividendi – peraltro in crescita – per l’esercizio 2019: rispettivamente 0,96 euro per azione e 0,16 euro per azione (+10% rispetto allo scorso anno). Cattolica ha invece rimandato la decisione. Le assemblee degli azionisti di Assicurazioni Generali e di Unipol per approvare la delibera dei cda si terranno comunque a fine aprile: rispettivamente il 30 aprile a Torino e il 29 aprile a Bologna.

Al momento le opzioni possibili per le due compagnie di assicurazioni sui dividendi sono tre: rimandare la delibera sui dividendi come ha fatto Cattolica, assumerla ma spostare il pagamento delle cedole in autunno, pagarne ora soltanto una parte adesso e il resto nei prossimi mesi.

QUEI PRECEDENTI STORICI

Come ricorda Radiocor, altre due volte l’Ivass aveva fatto un altolà alle compagnie in merito alla distribuzione dei dividendi e alle remunerazioni variabili dei top manager: nel 2013, dopo la crisi dei debiti sovrani europei, e nel 2016 a seguito del passaggio a Solvency 2, il nuovo regime di vigilanza.

A marzo 2013, dunque, l’istituto richiamò le imprese “all’assunzione di iniziative ispirate a criteri di prudenza” riguardo ai dividendi ma la situazione sui mercati si era già normalizzata grazie agli acquisti della Bce guidata da Mario Draghi e così le compagnie pagarono le cedole: Generali 0,2 euro per azione, come l’anno prima, e Unipol 0,16 euro (1 centesimo in più), Cattolica 0,8 euro.

Poi, a gennaio 2016, l’Ivass invitò alla “massima prudenza” nella distribuzione delle cedole per il passaggio a Solvency 2 ma anche allora i gruppi assicurativi non si sono astenuti dal pagamento: Generali 0,8 euro per azione, Unipol 0,18 euro per azione, Cattolica 0,35 euro per azione.

Ad essere differente stavolta, però, è il linguaggio adoperato: ora la Vigilanza chiede “estrema prudenza’” e annuncia “stretto monitoraggio”: “Nel linguaggio di un regolatore – nota l’agenzia di stampa -, per quanto non ci sia nessuna raccomandazione esplicita a non remunerare i soci (come fatto invece dalla Bce), ha un peso di non poco conto”.

Peraltro non si esclude che l’Ivass possa fornire altre indicazioni in futuro inviando lettere alle singole compagnie, “distinguendo caso per caso, anche sulla base della specifica posizione di Solvency e della natura dei rispettivi stakeholder”.

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