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Generali Caltagirone

Guerra Generali: l’attacco di Sole, Caltagirone e Del Vecchio a Mediobanca e Donnet, i candidati alternativi e gli scenari

Che cosa succede in Assicurazioni Generali. Fatti, nomi, numeri, rumors e scenari

Si scalda sempre più la guerra di potere per le Assicurazioni Generali.

Del Vecchio e Caltagirone rafforzano la presa su Generali. Il patron di Luxottica e l’imprenditore romano hanno ufficializzato il 12 settembre gli ultimi movimenti in tandem sull’azionariato dando vita a un Patto di sindacato sulle azioni del Leone.

ECCO LE MOSSE DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO IN GENERALI

I soci forti della compagnia assicurativa di recente hanno portato la propria partecipazione rispettivamente al 6% (Francesco Gaetano Caltagirone) e al 4,92% (Leonardo Del Vecchio tramite Delfin). Il patto è quindi stipulato sul 10,948% delle Generali.

QUALI SONO ORA I RAPPORTI DI FORZA IN ASSICURAZIONI GENERALI

I rapporti di forze si chiariscono: da un lato Mediobanca, primo socio con il 13%, dall’altro un asse tra Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio con il 6%, e Leonardo Del Vecchio, che ha appena superato il 5%. I due imprenditori hanno sottoscritto un patto di consultazione sulle loro quote attuali (10,948%) e future, in vista dell’assemblea di primavera 2022 per eleggere il consiglio di amministrazione.

CHE COSA HANNO DECISO CALTAGIRONE E DEL VECCHIO

I due azionisti hanno infatti fatto confluire i rispettivi pacchetti azionari in un’intesa vincolante che ha per oggetto “l’obbligo di richiesta preventiva per l’esercizio del diritto di voto”.Un’intesa rafforzata – e così anche dichiarata ufficiali – in vista della prossima assemblea del Leone prevista in aprile, che sarà chiamata ad approvare il bilancio 2021, ma soprattutto a rinnovare il di amministrazione. Le società del gruppo Caltagirone e la holding lussemburghese Delfin di Leonardo Del Vecchio “hanno convenuto di consultarsi al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi” per una gestione “più profittevole ed efficace” di Generali, si legge nell’estratto del patto stipulato tra i due soci. Una gestione, si legge ancora, “improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”.

LE NOVITA’ DEL PATTO

Ai sensi del patto le parti “si sono impegnati a consultarsi in merito alle materie poste all’ordine del giorno” dell’assemblea del Leone, “con particolare riferimento alla nomina del nuovo” cda.

LA QUESTIONE DEL BOARD DI GENERALI

Proprio sul rinnovo del board – e per dare un segnale di dissenso rispetto alla gestione del ceo Philippe Donnet – si focalizza la mossa dei due imprenditori. Non è un mistero che Del Vecchio e Caltagirone hanno più volte critico la gestione Donnet. Ad aprile 2022 scade il mandato del manager francese che troverà il favore dei due imprenditori.

LE PROSSIME MOSSE DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO

Sembra ancora difficile capire quale sarà la proposta alternativa, ha sottolineato l’agenzia La Presse. Una procedura votata all’unanimità dal cda – di cui fanno parte anche Caltagirone e Del Vecchio – nell’assemblea del 2020. La procedura è in linea con le best practice internazionali, ma il suo avvio sembra essere proprio quello che i neo pattisti vogliono scongiurare. L’alternativa, spiegano fonti vicine al dossier, sarebbe quella di procedere con la presentazione di liste distinte dai soci di (Mediobanca, Caltagirone, Assogestioni): sarebbe un board ‘diviso’ ancora prima di iniziare il proprio mandato e in assemblea verrebbe probabilmente votata una che non ha la maggioranza dei voti.

LA TEMPISTICA

Martedì 14 settembre si terrà una riunione dei consiglieri non esecutivi di Generali che proveranno a mediare una soluzione che metta insieme le diverse anime e esigenze del board. Il ceo Philippe Donnet non parteciperà a quanto consigliere esecutivo. Se successivamente sarà presentata la lista sarà proprio il manager ad approvarla. Un ceo che – guardando ai numeri – ha sempre rispettato gli impegni presi con i propri azionisti, anche nell’anno della pandemia.

LA CONTESA IN GENERALI VISTA DA REPUBBLICA

Del Vecchio e Caltagirone ritengono che il gruppo di Trieste debba crescere per linee esterne, per accorciare le distanze rispetto a rivali come la francese Axa, la tedesca Allianz e l’elvetica Zurich, che vent’anni fa gareggiavano testa a testa con il Leone e ora sono diventate molto più grandi, ha scritto Repubblica: “Caltagirone (socio dal 2004 a prezzi di carico inferiori a quelli attuali) e Del Vecchio (dal 2007, a prezzi superiori agli attuali) sono convinti che ci voglia una discontinuità manageriale per far fare un salto dimensionale al Leone. Donnet per primo, nel corso della semestrale del 2 agosto, ha ammesso che «Generali predilige le acquisizioni di taglia medio piccola, dove riesce a estrarre più valore», come Cattolica e la recente acquisizione in Malesia che Caltagirone ha contestato in cda”.

DONNET E’ DA BOCCIARE, ANZI NO. TESI A CONFRONTO SECONDO IL CORRIERE DELLA SERA

I consiglieri vicini a Mediobanca spingono perché passi la proposta di una lista del cda — secondo le regole di governance attuali — con la conferma per un terzo mandato del ceo Philippe Donnet, che ha portato a termine con successo due piani industriali (l’attuale scade a fine anno), ha scritto ieri il Corriere della Sera: “Generali non ha commentato ma il manager francese può far parlare i numeri: dal 2016 a oggi il titolo Generali è salito del 57% e il ritorno complessivo sul capitale è stato del 103%, più di Allianz (+29% e +62%), Axa (+5% e +36%) o anche dell’intera Piazza Affari (+57% e +82% il Ftse Mib). Risultati che vengono apprezzati da Mediobanca, che per questa via riceve, come tutti gli altri soci, corposi dividendi. Ma quel capitale — è la critica — avrebbe potuto essere usato per acquisizioni importanti. A Caltagirone e Del Vecchio non sarebbero piaciute invece le mosse in Malesia e su Cattolica o né che Zurich abbia acquistato la rete di consulenti finanziari di Deutsche Bank Italia, gara cui ha partecipato Mediobanca ma non Banca Generali. Per questo chiedono discontinuità con un nuovo ticket — presidente e capoazienda — che spinga sulla crescita ed effettui una grande acquisizione che porti Generali al livello di Axa, Allianz o Zurich”.

GLI ALTRI ALLEATI DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO

Il Patto Caltagirone-Del Vecchio resta aperto all’ingresso di nuovi soci. Per il momento dagli ambienti indicati come più vicini alla contestazione al management dei due imprenditori – Fondazione Crt (1,8%) e Edizione dei Benetton (3,9%) non trapela nessun commento, se non un’apertura al dialogo con tutti e un attento monitoraggio degli sviluppi (ma la famiglia Benetton è ritenuta sulla linea di Caltagirone e Del Vecchio).

I CANDIDATI PER IL DOPO DONNET

Chi potrebbero essere i candidati del duo Caltagirone-Del Vecchio? I nomi circolati come ceo sono Matteo Del Fante, Marco Morelli, Carlo Cimbri, Sergio Balbinot, ha scritto il Corriere della Sera. Poi ci gli interni Marco Sesana, Giovanni Liverani e Luciano Cirinà. Gradito a Caltagirone sarebbe anche il numero uno di Banca Generali, Gian Maria Mossa, alle prese con vicende scrutate con attenzione dai vertici di Trieste: Mossa tra l’altro ha dovuto smentire un articolo di un quotidiano maltese che citava intercettazioni dell’Europol ma la questione tiene banco fra Milano, Torino e Trieste.

GLI AUSPICI DEL SOLE 24 ORE CONTRO DONNET

Il Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria diretto da Fabio Tamburini, ieri ha scritto in un editoriale: “L’auspicio, una calda raccomandazione, è che non venga messo in discussione il controllo di capitali italiani sulle Generali. Sarebbe un errore grave non solo per il gruppo assicurativo, ma l’intero Paese. D’altra parte ci sono le condizioni per evitarlo. Le Generali operano in un settore regolato, su cui vigila l’Ivass, che significa Banca d’Italia. È altrettanto prevedibile che la scelta chiave sarà sulla conferma dell’amministratore delegato delle stesse Generali, Philippe Donnet. Caltagirone e Del Vecchio ne chiedono la sostituzione, ritenendola la pregiudiziale per costruire un accordo. Sul fronte opposto la difesa, almeno finora, è totale. La possibilità, per Donnet, è essere confermato in uno scenario di conflittualità permanente con una parte significativa dei grandi azionisti. Ecco perché la tentazione potrà essere di passare alla cassa e uscire di scena”. Un invito a uscire di scena, praticamente.

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