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Gadhia

Unicredit, tutto sul caso Orcel-Gadhia

Perché il consigliere Gadhia si è dimessa dal cda di Unicredit? È stata silurata? I fatti, le indiscrezioni del Financial Times e la versione ufficiale. L'articolo di Emanuela Rossi.

 

I conti di Unicredit vanno bene, non c’è che dire, con il miglior utile da dieci a questa parte (a 5,2 miliardi nel 2022) e dunque anche lo stipendio del ceo Andrea Orcel potrebbe aumentare quest’anno di una percentuale compresa tra il 20 e il 40. L’indiscrezione, fatta uscire dal Sole 24 Ore, potrebbe diventare realtà a seguito dell’approvazione dell’assemblea, in programma il 31 marzo prossimo: la remunerazione del banchiere romano salirebbe dunque dai 7,5 milioni attuali a circa 9-10,5 milioni. Del resto, anche gli azionisti hanno di che ringraziare Orcel che ha intenzione di pagare dividendi per 16 miliardi entro il 2024, di cui 5,25 miliardi nel 2023.

A turbare le acque, però, sono giunte le dimissioni – dal consiglio d’amministrazione del gruppo – della britannica Jayne-Anne Gadhia, lo scorso 10 febbraio. Vediamo perché.

CHI È JAYNE-ANNE GADHIA

Nata nel 1961 a Stourbridge, in Inghilterra, Gadhia è fondatrice e direttrice esecutiva della start-up Snoop.

Ha iniziato la sua carriera in Ernst&Young per poi passare sei anni in Norwich Union, ora Aviva. Nel 1995 è stata una delle fondatrici di Virgin Direct e tre anni dopo è entrata in Virgin One che è stata poi acquistata dalla Royal Bank of Scotland nel 2001. In seguito è stata cinque anni alla RBS prima di tornare in Virgin in qualità di ceo di Virgin Money (2007-2018).

Dal 2016 al 2021 Gadhia ha collaborato con il governo britannico e nel 2021 è entrata nel board di Unicredit. Attualmente è amministratrice della Tate, un gruppo di quattro gallerie d’arte del suo Paese, e fa parte del comitato consultivo aziendale del sindaco di Londra, del forum sulla politica di inclusione finanziaria e del gruppo consultivo culturale dei Lloyds.

Gadhia vanta molti riconoscimenti: nel 2018 è stata scelta quale leader dell’anno ai Lloyds Bank National Business Awards ed è stata eletta Fellow della Royal Society di Edimburgo. Inoltre nel 2014 è stata nominata Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico (CBE) e nel 2019 Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. Più di recente, lo scorso anno, è diventata Comandante del Royal Victorian Order (CVO) per i servizi resi alla Prince’s Foundation, fondata nel 1986 dall’allora principe Carlo, oggi re Carlo III.

COS’È ACCADUTO IN UNICREDIT DI ORCEL A GHADIA

Secondo quanto rivela il Financial Times, Gadhia avrebbe deciso di lasciare il board di Unicredit dopo essere stata accusata di aver rivelato alla stampa informazioni confidenziali.

Ne sarebbe seguito un audit interno, per individuare la fonte di alcune notizie apparse sui giornali, e Gadhia sarebbe stata ascoltata dal presidente del gruppo, Pier Carlo Padoan, e dal capo del legale, Gianpaolo Alessandro. In seguito le accuse sarebbero state ritirate ma per la consigliera sarebbe stato “insostenibile” rimanere nel board di Piazza Gae Aulenti. Dunque, avrebbe optato per le dimissioni pur mantenendo l’incarico di senior advisor.

Ma cosa c’entra il suo addio da Unicredit con lo stipendio di Orcel? Semplice: in quanto presidente del comitato nomine, tra gli incarichi di Gadhia c’era pure quello di supervisionare le retribuzioni del top management e di cercare il sostegno degli investitori. Il quotidiano britannico riporta anche un commento di Unicredit: “Il cda era preoccupato da una serie di ‘leak’ che stavano danneggiando sia la banca sia il duro lavoro dei suoi dipendenti. Come da migliori prassi, il cda ha condotto un accurato internal audit” che è poi risultato “inconcludente ma il cda ha molto chiari i suoi doveri e obblighi fiduciari. Ha adottato azioni chiare e ulteriormente rafforzato le sue già robuste politiche per assicurare la corretta gestione delle informazioni confidenziali allo scopo di preservare i più alti standard di corporate governance nella banca”.

IL COMUNICATO DI UNICREDIT

Al Financial Times il gruppo italiano ha ricordato che in verità “le ragioni” delle dimissioni di Gadhia sono state “chiaramente esposte” nella nota diffusa in concomitanza con l’uscita, il 10 febbraio scorso, e sono “coerenti con la sua lettera di dimissioni alla banca”. Nel comunicato si evidenziava che i motivi erano “legati all’assunzione di un nuovo incarico (la presidenza di Moneyfarm, ndr) e al conseguente maggior impegno” che le sarebbe stato richiesto. Padoan, anche a nome del board, di Orcel e del Collegio sindacale le augurava “buon lavoro” e la ringraziava “per il contributo apportato al Consiglio d’amministrazione, al Comitato Remunerazione di cui è stata Presidente e al Comitato Corporate Governance & Nomination di cui è stata membro”. Sei giorni dopo Unicredit ha comunicato la nomina del consigliere indipendente Jeffrey Alan Hedberg a Presidente del Comitato Remunerazione.

IL POSSIBILE INTERVENTO DELLA BCE

La storia però potrebbe non essere finita qui. Secondo il giornale economico, infatti, a questo punto potrebbe entrare in gioco la Banca centrale europea: è probabile, scrive, che Francoforte decida di chiamare a rapporto Gadhia. Si tratta di una pratica usuale quando un membro di un cda si dimette e che consente alla Bce di raccogliere informazioni per la supervisione generale di un gruppo bancario. A maggior ragione potrebbe accadere stavolta, con la consigliera britannica che è andata via prima dello scadere del mandato. Al momento l’Eurotower non ha fornito alcun commento sulla vicenda.

I NUMERI DI UNICREDIT

Intanto Unicredit si appresterebbe ad aumentare di circa il 20% il bonus complessivo per il 2022 per i dipendenti non esecutivi e 900 top manager, dopo un anno in cui l’istituto di credito italiano ha battuto le aspettative di profitto e aumentato i rendimenti per gli azionisti. Sarebbe una grande ricompensa per chi lavora in Gae Aulenti dopo un anno in cui la banca ha realizzato utili per 5,2 miliardi, un taglio dei costi del 2% e aumentato la remunerazione dei soci del 40%. Il titolo ieri ha chiuso con + 4,6% a oltre 19 euro, tra i massimi del mese di febbraio, trascinando al rialzo tutti i titoli bancari. La capitalizzazione è arrivata a 37 miliardi.

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