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Gacs Tesoro, ecco perché preoccupano Unicredit, Carige, Creval e Popolare Bari

Secondo Repubblica buona parte delle cartolarizzazioni montate con l'assicurazione Gacs del Tesoro tra agosto 2016 e giugno 2018 presenta incassi inferiori ai piani. Ecco numeri e scenari sulle operazioni di Unicredit, Carige, Creval, Popolare Bari e non solo.

Secondo elaborazioni di Repubblica buona parte delle cartolarizzazioni bancarie montate tra agosto 2016 e giugno 2018 presenta incassi, da parte degli addetti al recupero (i “servicer”), inferiori ai piani. Ecco i numeri sulle operazioni di Unicredit, Carige, Creval, Popolare Bari e non solo.

IL CASO UNICREDIT

Unicredit riapre le danze delle cessioni di crediti deteriorati, con 6 miliardi di euro di valore nominale che le garanzie statali gacs aiuteranno a cedere in tranche ai tanti che tentano la fortuna nel recupero di crediti ex bancari. Ma le garanzie del Tesoro, che a fine anno saranno aumentate di altri 10 miliardi dai 62 calcolati da Moody’s a marzo, in qualche anno potrebbero trasformarsi in debito pubblico, per una fetta non piccola di quei crediti.

LO SCOOP DI REPUBBLICA

Secondo elaborazioni del quotidiano Repubblica, buona parte delle cartolarizzazioni bancarie montate tra agosto 2016 e giugno 2018 presenta incassi, da parte degli addetti al recupero (i “servicer”), inferiori ai piani.

I NUMERI

Sette registrano un andamento più preoccupante: riguardano crediti per 34,08 miliardi nominali, venduti via cartolarizzazioni a 6,76 miliardi, e con garanzie pubbliche, prestate attraverso il fondo gacs del Tesoro su circa il 70%. Fanno oltre 4,7 miliardi di denaro pubblico, che rischia di dover colmare lo sbilancio tra quanto messo dagli operatori e gli effettivi recuperi delle somme.

LO SCENARIO

“Ma risalire la china in questo mestiere non accade quasi mai: i pagatori migliori transano nei primi due anni, e il quarto anno spesso è quello “critico””, si legge.

I DETTAGLI SU CREVAL E UNICREDIT

Osservando i tassi di recupero, si notano due operazioni che stanno “mangiandosi” già la parte senior, dopo aver liquidato la junior: “Sono Elrond di Creval, che ha un tasso di recupero del 78% (insufficiente a ripagare le obbligazioni senior, che rappresentano l’88,2% del valore dei titoli emessi con la cartolarizzazione) e Aragon, sempre di Creval incassa il 69%, il 17% meno dei titoli senior). La prima costerebbe 52 milioni al Tesoro, la seconda 96. Le cifre più grosse sono pero’ legate alle vendite Fino (Unicredit) da 5,3 miliardi, e Siena Npl (B.Mps) da 24 miliardi. Qui siamo a tassi di recupero rispettivi dell’85% e 97%, e le senior sono attorno all’85%”.

CHE COSA SUCCEDE AL TESORO

Vuol dire – chiosa Repubblica – “che finora il Tesoro non perde (ma i bond junior e mezzanini sì: e tra quelli di Siena c’è la stessa banca, del Tesoro al 68%)”.

I DOSSIER CARIGE E POPOLARE DI BARI

Altre operazioni pericolanti sarebbero quelle di Banca Carige e Banca Popolare di Bari; e tutte quelle critiche vedono il rischio concentrato sui quattro servicer Prelios, Cerved, Fonspa, Do Bank.

L’ANALISI DEL CONSULENZE MAZZEO

“Con le gacs il mercato è decollato, sono scesi in campo grandi investitori e servicer attrezzati -spiega al giornale il consulente Raffaele Mazzeo – Ma ormai mi pare sicuro che molte operazioni non andranno a buon fine: i prezzi iniziali erano troppo alti, le curve di recupero inadeguate, i tribunali restano lenti, la congiuntura fiacca penalizza”. Intanto Unicredit, ricevuto il giudizio da Scope Ratings, procede con la sua Prisma: 6 miliardi di sofferenze di privati, garantite al 90% da case, il resto negozi e terreni in tutta Italia.

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