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Sud-est Asiatico

G20? Un’occasione persa sul debito pandemico. Ecco perché

Il G20 di Roma è stata un successo per molti aspetti e una potente vetrina dell’Italia. Ma i leader hanno perso l’occasione di iniziare a discutere l'attuazione dei principi di base dell'Onu sui processi di ristrutturazione del debito sovrano. L'articolo dell'economista Chiara Oldani

 

La riunione dei leader dei Paesi del G20 di Roma del 30 e 31 ottobre è stata un successo per molti aspetti e una potente vetrina dell’Italia, delle sue bellezze e della sua rinascita post pandemica.

E’ stato un summit che ha consolidato i Paesi intorno agli obiettivi più condivisi, come la tassa globale sui profitti delle imprese e la lotta alla pandemia, mentre è stata un’occasione persa per discutere del grande debito post pandemico, sia pubblico che privato.

Secondo gli ultimi dati, nel 2020 il debito pubblico dei Paesi avanzati è aumentato del 20%, mentre il debito delle imprese del 9%. Le aziende sono state costrette a prendere in prestito di più per garantire la produzione e per investire rapidamente in tecnologia.

Il debito pubblico è stato alimentato dalla spesa sanitaria e assistenziale, con minori entrate fiscali. Mentre le economie avanzate finanziano la loro ripresa sui mercati finanziari, altri Paesi, soprattutto quelli poveri, non sono più in grado di pagare e 41 miliardi di dollari dei loro debiti sono stati alleggeriti nell’ambito della Debt Service Suspension Initiative (DSSI) del G20. Fondi straordinari del FMI, del valore di 650 miliardi di dollari, sotto forma di diritti speciali di prelievo, possono essere utilizzati per aiutare i paesi vulnerabili con forti posizioni esterne.

Tuttavia, come nel recente passato, la speculazione può trarre vantaggio dall’aumento dell’incertezza. Ciò che è necessario per ridurre i rischi finanziari indotti dalla pandemia e garantire un processo di ripresa stabile è un sistema globale per gestire la ristrutturazione del debito eccessivo.

I leader del G20 al vertice di Roma del 30-31 ottobre 2021 hanno perso l’occasione di iniziare a discutere l’attuazione dei nove principi di base delle Nazioni Unite sui processi di ristrutturazione del debito sovrano.

I principi sono sovranità, buona fede, trasparenza, imparzialità, immunità sovrana, legittimità, sostenibilità e ristrutturazione maggioritaria. Questi principi potrebbero essere attuati come un regime di soft law, creando un ambiente più sano per debitori e creditori.

Alla base di questo regime c’è la Debt Sustainability Analysis (DSA), già implementata dai Paesi membri dell’UE e del FMI, che migliora la divulgazione al pubblico delle informazioni sul debito e sull’economia.

L’attuazione di questi principi ridurrebbe la probabilità che si verifichino speculazioni nel prossimo futuro e favorirebbe lo sviluppo del mercato obbligazionario globale, aiutando così anche i paesi emergenti che hanno necessità di accedervi.

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