Giovanni Quaglia è una figura di grande esperienza e, a lungo, è stato considerato un possibile successore di Giuseppe Guzzetti alla testa dell’Acri, l’associazione che riunisce e rappresenta le fondazioni di estrazione bancaria. Ma ultimamente al manovriero presidente cuneese della Cassa di risparmio di Torino (Crt) non sono andate in buca diverse palle.
A Torino da ore hanno preso a circolare voci di telefonate roventi dai vertici di Regione Piemonte e della Lega. Nei salotti buoni di Torino non si parla d’altro: la Lega e il governatore piemontese Alberto Cirio sono letteralmente imbufaliti e si sentono traditi da Quaglia, secondo rumors.
Perché? il 4 ottobre si votavano i nuovi consiglieri di indirizzo della Fondazione. Cirio e la Lega avevano avuto abbondanti rassicurazioni proprio da Quaglia: della terna di candidature presentate dal Consiglio Regionale sarebbe stata votata la figura dell’ingegner Valter Zanetta, voluto dal partito guidato da Matteo Salvini. Ma nel segreto dell’urna Zanetta ha preso solo quattro voti, mentre Alessandra Siviero, architetto vicino al Pd, ha preso il doppio di preferenze. Immediato il sospetto: Quaglia ha fatto una promessa ai leghisti ma aveva già un accordo con il partito capeggiato da Enrico Letta?
Anche a Roma più d’uno ha preso ad osservare con attenzione le manovre di Quaglia. Il presidente della fondazione Crt Quaglia siede infatti nel consiglio di Gavio, che ha rafforzato la propria quota in Mediobanca a sostegno dunque del numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, che promuove la riconferma di Philippe Donnet alla testa di Assicurazioni Generali. Ma Crt si è schierata con Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio (contro Mediobanca) nella contesa sulle Generali: tra l’altro il segretario generale della fondazione torinese, Massimo Lapucci, siede da tempo nel consiglio di amministrazione di Caltagirone.