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I consigli del Fmi all’Italia? Tassare la prima casa

L'articolo di Michelangelo Colombo

Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. E’ quanto suggerisce tra l’altro il Fondo monetario internazionale all’Italia nel rapporto che ha abbassato le stime di crescita per l’Italia.

Ecco tutti i dettagli.

Per la crescita del Pil dell’Italia sarà inferiore all’1% annuo almeno fino al 2023, stima infatti il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto ‘Article IV’ sull’economia italiana, che prevede una “crescita dell’Italia dello 0,6% nel 2019 e dello 0,9% nel 2020, non modificando quanto contenuto nell’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, diffuso a gennaio.

LE PREVISIONI DEL FONDO

Tuttavia, l’aumento del Pil non toccherebbe nemmeno il punto percentuale nei prossimi cinque anni. Il Fondo vede una crescita dello 0,7% nel 2021, dello 0,6% nel 2022 e dello 0,6% nel 2023″. Dati dunque che mettono in allerta nuovamente il governo che fa già i conti con le sirene di allarme di Bruxelles e dell’Ufficio Parlamentare per il Bilancio.

I CONSIGLI CON LE STANGATE

Poi arriva il “capitolo consigli”. L’Fmi di fatto suggerisce al governo di tassare la prima casa: “Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. È importante anche un allargamento della base fiscale, compresa una lotta all’evasione e all’elusione dell’Iva, evitando i condoni fiscali e razionalizzando la spesa fiscale”, si legge nel report.

I RISCHI PER L’ITALIA

Il Fondo monetario a questo punto sottolinea i “rischi di recessione” per il nostro Paese puntando l’attenzione ancora una volta sullo spread “ballerino”: “Gli stimoli fiscali messi in campo dal governo «potrebbero momentaneamente stimolare la crescita, anche se il forte aumento dello spread potrebbe mitigare tali eventuali effetti benefici nel breve termine e potrebbe provocare un ulteriore indebolimento della crescita nel medio termine”.

I GIUDIZI SU QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA

Infine viene messa nel mirino anche la manovra con i suoi due pilastri: la riforma previdenziale e il reddito di cittadinanza. Su Quota 100 il giudizio è chiaro: “Sulla cosiddetta ‘quota 100’ sulle pensioni “siamo preoccupati che ciò aumenterebbe il numero di pensionati, aumenterebbe la già elevata spesa pensionistica e ridurrebbe la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale”. Sul reddito minimo viene poi segnalato il rischio di “disincentivo al lavoro al Sud”: “I benefici sono relativamente più generosi al Sud, dove il costo della vita è più basso – si legge – con l’implicazione di maggiori disincentivi al lavoro così come di rischi di dipendenza dalla misura di welfare”, si legge sempre nel report.

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