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Fed

Fed tra conferme, sorprese e scenari

Il commento di Vincent Reinhart, Chief Economist e Macro Strategist di Mellon (BNY Mellon Investment Management), sulla Federal Reserve

Come da aspettative, la Federal Open Market Committee (Fomc) ha mantenuto la propria posizione estremamente accomodante, senza variare il proprio messaggio ai mercati. Una decisione tutt’altro che sorprendente, perché centrale nel design delle politiche monetarie. La Federal Reserve (Fed) ha infatti impostato la propria traiettoria con uno sguardo al futuro, basato sull’outlook economico, e questo si applica al livello dei tassi, alla dimensione e la composizione del bilancio, e alle risorse per prestiti e acquisti. Se l’outlook dovesse svilupparsi come previsto, non vi è ragione per cambiare tale orientamento. Nei termini espressi da Powell durante la conferenza stampa, l’economia non è in buono stato, ma è quello previsto. Di conseguenza, le politiche sono ben posizionate.

Sono tre gli altri messaggi principali. Prima di tutto, Powell ha ribadito i limiti delle politiche monetarie, tali per cui le risorse della Fed si basano sui prestiti e non sui poteri di spesa, in un appello a stimoli fiscali aggiuntivi. In secondo luogo, gli ufficiali della Fed apparentemente non hanno alcun desiderio di impostare una guida formale per i tassi di interesse o un vero e proprio controllo sulla curva dei rendimenti. Infine, le risorse messe in gioco restano sul tavolo, coerentemente con l’espansione del perimetro della protezione della Fed nel corso del tempo, come visto nella settimana passata. Powell ha suggerito che la prossima direzione in cui saranno impiegate tali risorse sia in aiuto delle organizzazioni non profit.

Ci sono state però anche due sorprese. Prima di tutto, nonostante la precedente affermazione di Powell sull’ombra lunga della recessione sulla crescita economica reale, la Fomc non ha modificato la propria valutazione di più lungo termine sulla crescita reale del Pil, il tasso di disoccupazione, e l’equilibrio del tasso reale dei fondi Fed. La ragione addotta è che sia “…troppo presto” per fare alcuna modifica, nella speranza che una politica monetaria ben progettata possa evitare la maggior parte delle ricadute negative.

In secondo luogo, la Fomc ha pubblicato il “dot plot”, una forma di guida sui tassi futuri, anche se il Vice Chair Clairda aveva affermato in precedenza che tali linee guida non sarebbero state rilasciate sino a settembre. La dot plot a volte può confondere il messaggio della Fomc, quando attira attenzione sui funzionari che non sono allineati con il resto del gruppo e che si aspettano una stretta più sostanziale e in anticipo rispetto al resto della Commissione. In questa occasione, però, la Commissione di Powell mantiene una notevole omogeneità di pareri. Tutti i membri, infatti, si aspettano che le politiche restino ferme sino alla fine del prossimo anno, e tutti tranne due estendono tale aspettativa sino alla fine del 2022.

COSA ASPETTARSI?

Non ci aspettiamo nulla di nuovo sul fronte delle politiche monetarie se gli eventi si svilupperanno come da previsioni della Fed, che includono un cupo declino del 6,5% nel Pil reale per quest’anno. Date le aritmetiche trimestrali, l’economia non uscirà dal fosso in cui si trova prima del 2022. Gli obiettivi di massima occupazione e inflazione sembrano irraggiungibili per i prossimi 2 anni e mezzo, ma il consiglio amministrativo di Powell non resterà con le mani in mano riguardo all’esercizio dei poteri di prestito previsti dal Federal Reserve Act 13 (3), avendo già modificato le risorse esistenti al ritmo di una volta a settimana sin dall’implementazione, principalmente per estenderne la portata e la durata. Apparentemente, Powell ritiene che vi siano dei problemi per i non profit (ospedali, università e college) e potrebbe creare una finestra ad hoc per questi ultimi.

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