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Fame

Perché gli obiettivi Onu su fame e povertà rischiano il flop

L'intervento di Mario Lettieri, già sottosegretario all’Economia, e Paolo Raimondi, economista.

In preparazione del summit di settembre delle Nazioni Unite, si è tenuto a Roma a fine luglio un incontro preparatorio della Food and Agriculture Organization (FAO) e del World Food Programme (WFP) sul sistema mondiale del cibo, anche con la partecipazione dei rappresentanti dei 500 milioni di piccoli agricoltori del mondo. C’è il rischio, o la quasi certezza, che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu di ridurre la povertà, la fame e le diseguaglianze entro il 2030 possano essere mancati.

Indubbiamente la pandemia ha complicato la situazione economica mondiale e indebolito i programmi di sviluppo, ma al riguardo è evidente anche la mancanza di volontà e di azione da parte dei principali attori economici e politici mondiali.

Ancora oggi la povertà, le disparità di reddito e gli alti costi del cibo fanno sì che 3 miliardi di persone non abbiano accesso a un dieta sana e giusta. Secondo un rapporto pubblicato dalla FAO, lo scorso anno 811 milioni di persone, circa un decimo della popolazione mondiale, hanno affrontato la fame. 161 milioni di persone in più rispetto al 2019.

Nel 2020 la fame è aumentata sia in termini assoluti sia proporzionali, superando la crescita della popolazione Si stima che circa il 9,9% degli abitanti del pianeta abbia sofferto di malnutrizione, rispetto all’8,4% del 2019. Più della metà di tutte le persone denutrite (418 milioni) vive in Asia; più di un terzo (282 milioni) in Africa; e una percentuale minore (60 milioni) in America Latina e nei Caraibi. Ma l’aumento più marcato della fame si è verificato in Africa, con il 21% della popolazione, più del doppio di quella di qualsiasi altra regione del globo.

Anche la disuguaglianza di genere si è aggravata: per ogni 10 uomini vittime dell’insicurezza alimentare, nel 2020 c’erano 11 donne nella stessa situazione, in crescita rispetto al 10,6 del 2019. Sono i bambini a pagare il prezzo più alto. Si stima che nel 2020 oltre 149 milioni di bambini sotto i cinque anni siano rachitici, o troppo bassi per la loro età e più di 45 milioni troppo magri per la loro statura.

La pandemia ha anche causato un generale calo del reddito agricolo e ha influito più negativamente sui redditi delle famiglie rurali in tutte le regioni in via di sviluppo. Si tenga presente che l’80% dei cittadini più poveri del mondo, in altre parole 600 milioni di persone – più dell’intera popolazione europea – vive in aree rurali, lavora nel settore agricolo, ma soffre la malnutrizione. Se non si intraprenderanno azioni urgenti, la FAO teme che nel 2030 non solo la fame e la povertà non saranno sradicate ma ci potrebbero essere ancora 600 milioni di persone esposte al rischio di fame.

Il rapporto afferma anche che nei prossimi quattro mesi almeno 23 aree mondiali saranno colpite da una elevata insicurezza alimentare e dalla fame. 17 sono in Africa e le altre in zone di guerra, come l’Afghanistan e lo Yemen. 41 milioni di persone rischiano la carestia se non riceveranno immediatamente cibo e assistenza. Secondo il Global Report on Food Crises del WFP, il 2020 ha visto 155 milioni di persone affrontare un’insicurezza alimentare acuta in 55 paesi, con un aumento di oltre 20 milioni rispetto al 2019.

La stragrande maggioranza delle persone più esposte sono agricoltori. Sarà fondamentale che, accanto all’assistenza alimentare, essi siano aiutati a ricominciare la propria produzione alimentare, in modo che le famiglie e le comunità possano tornare all’autosufficienza. Quest’ultima si può perdere a seguito dello spostamento della popolazione, dell’abbandono di terreni agricoli, dell’interruzione del commercio e dei raccolti e del mancato accesso ai mercati.

Secondo la Banca Mondiale, le perdite di reddito causate dalla crisi sanitaria e dai lockdown hanno fatto crescere di 97 milioni le persone che vivono in povertà. Il rapporto FAO/WFP ha anche rilevato che i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati costantemente da giugno 2020 a maggio 2021. A causa della forte domanda registrata durante la ripresa economica dopo la prima ondata della pandemia, vi è stata un’impennata dei prezzi degli oli vegetali, dello zucchero e dei cereali. Nel giugno 2021, i prezzi dei generi alimentari, misurati dall’Indice FAO dei prezzi del cibo, sono aumentati di oltre il 30% in un anno.

È probabile che gli alti prezzi internazionali dei prodotti alimentari, insieme agli elevati costi di trasporto, facciano aumentare il costo delle importazioni alimentari globali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Ciò, una volta trasmesso ai mercati nazionali, limiterà l’accesso al cibo delle famiglie più vulnerabili e avrà un impatto negativo sulla sicurezza alimentare. David Beasley, direttore del WFP, è stato molto chiaro: “Mentre corriamo nello spazio, 41 milioni di persone in più rischiano di morire di fame”. Se i miliardari, che in un anno si sono arricchiti di oltre mille miliardi di dollari, contribuissero con 40 miliardi all’anno, entro il 2030 la fame potrebbe essere debellata nel mondo, ha polemicamente affermato.

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