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Arnese

Exor s’accorda col fisco, Kkr minaccia su Tim, Facebook bugiarda, Ita snobba Delta

Exor, Tim, Kkr, Ita, Facebook e non solo. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

KKR MINACCIA CDP E VIVENDI SULLA RETE TIM

Tim, il governo gela Kkr?

 

EXOR E ELKANN L’OLANDESINO FISCALE

 

GOVERNO E ITA PRO SNOBBANO DELTA

 

LA BONOMIA DI CONFINDUSTRIA

 

LE BUGIE DI FACEBOOK

 

VON DER LEYEN POCO AFRICANA

 

LA CURVA DI BIDEN

 

IL MONDO DI ALEMANNO

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU EXOR-ELKANN:

Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla Stellantis, Juventus Fc, Cnh Industrial, Ferrari e gruppo editoriale Gedi, ha raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate per chiudere un contenzioso fiscale relativo alla ridomiciliazione in Olanda del 2016. Verserà allo Stato italiano 746 milioni di euro. Anche la Giovanni Agnelli Bv, controllante di Exor, ha definito le proprie pendenze con il Fisco per il 2016 circa la determinazione dell’Exit Tax da parte della vecchia accomandita di famiglia uscente, la Giovanni Agnelli e C. S.a.p.az.: pagherà all’Erario 203 milioni, di cui 28 milioni per interessi. In tutto quindi quasi un miliardo. Entrambe le intese non comportano sanzioni per le due società da parte delle Entrate.

«Per evitare un lungo e costoso contenzioso tributario, Exor ha scelto di sottoscrivere l’accordo e di pagare quanto pattuito, pur rimanendo del tutto convinta di aver agito correttamente e rivendicando di non aver violato alcuna norma in tema di Exit Tax», riferisce una nota della società. Idem la Giovanni Agnelli Bv «ritiene di avere correttamente operato e ha agito al solo fine di evitare tempi e costi di un rilevante contenzioso fiscale».

Tecnicamente si tratta di un accertamento con adesione, uno fra i più consistenti in Italia, secondo dopo quello con Kering da 1,2 miliardi avvenuto nel 2019. La contestazione riguarda la società di diritto italiano Exor S.p.A., che nel 2016 si era fusa con la sua controllata olandese Exor Holding N.V. creando l’attuale Exor. In occasione della fusione transfrontaliera la società uscente Exor S.p.A. aveva applicato il regime di «participation exemption» (cosiddetta «Pex»). In base a questo regime, le plusvalenze sul valore di tali partecipazioni erano state esentate e dunque escluse dal reddito imponibile ai fini della determinazione della Exit Tax nella misura del 95% del loro ammontare. Nel 2021 l’Agenzia delle Entrate ha affermato l’inapplicabilità della «Pex» nei casi in cui una holding trasferisca la sua residenza fiscale all’estero senza mantenere una stabile organizzazione in Italia. Per effetto del Principio di diritto pubblicato nel 2021 è sorta una complessa questione interpretativa riguardante l’applicazione della normativa «Pex» sull’operazione del 2016. Onde evitare un lungo contenzioso fiscale, Exor ha deciso di transare, ma «l’accordo non comporta né può essere interpretato come un’accettazione — né tantomeno una condivisione, neppure parziale — delle tesi sostenute a posteriori dall’Agenzia delle Entrate», afferma Exor che ribadisce come l’importo versato ieri all’Erario non è tale da modificare le strategie di sviluppo della holding.

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