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Fisco

Tutte le fesserie contro il concordato fiscale

Il governo sta realizzando uno dei più seri tentativi della storia recente di indurre 4,5 milioni di contribuenti, che certamente non brillano per fedeltà fiscale, a non occultare redditi. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

“Evasione concordata”. Così il titolo in prima pagina del quotidiano La Repubblica di venerdì 26 gennaio. A cui lo stesso giorno ha fatto eco Il Fatto Quotidiano con “il concordato salva evasori azzera il gettito da 1,8 miliardi”. A completare il coro si è aggiunto, sempre venerdì, l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, intervenuto sul Sole 24 Ore per avvertirci che “i dati sull’evasione rischiano di perdere rappresentatività”. In sintesi, Visco contesta gli ultimi dati che hanno rilevato un calo dell’evasione che, secondo lui, viaggia sempre intorno ai 100 miliardi.

L’argomento di Visco – visto che il l’evasione IVA cala –  è quello di attribuire una consistente evasione IRPEF anche i contribuenti che pagano il 15% in regime forfettario. Secondo l’ex ministro questi avrebbero la stessa propensione all’evasione degli altri contribuenti (e perché, se pagano molto meno?) e quindi l’evasione dovrebbe comprendere anche quanto manca all’appello applicando a questi soggetti l’aliquota piena IRPEF.

Parla di 30 miliardi o, considerando il 15% pagato, “solo” 20 miliardi. Comprenderete perché – di fronte a queste affermazioni non provate e manifestamente scollegate dalla realtà – Visco non sia ricordato come uno dei migliori ministri ad aver occupato la scrivania che fu di Quintino Sella.

COSA PREVEDE, DAVVERO, IL DL “ACCERTAMENTO”

La causa di tutta questa agitazione è stata l’approvazione nel Consiglio di Ministri di giovedì 25 gennaio della versione definitiva del Decreto Legislativo “accertamento”, che consentirà il concordato preventivo biennale per i redditi dei contribuenti di minori dimensioni.

Comprendiamo lo smarrimento degli indignati in servizio permanente effettivo di fronte ad uno dei più seri tentativi della storia recente di indurre 4,5 milioni di contribuenti, che certamente non brillano per fedeltà fiscale, a non occultare redditi, ma non fino al punto di ignorare gli elementi essenziali della misura del governo.

Che sono due: sono ammessi all’accordo biennale col Fisco anche i soggetti con indici di affidabilità relativamente bassi, e questo ha fatto gridare allo scandalo, nella presunzione che questo costituisca un regalo. Peccato che abbiano completamente trascurato il secondo pilastro previsto dal decreto legislativo, e cioè l’assenza di un limite percentuale (nelle bozze iniziali pari al 10%) alle richieste del Fisco.

In questo modo si vuole attrarre nel nuovo regime proprio i contribuenti meno affidabili che però devono trovarsi pronti a ricevere una proposta dall’AdE coerente con tutti i dati a sua disposizione e nel rispetto della capacità contributiva del contribuente. Altrimenti addio regime premiale.

FUNZIONERÀ?

Funzionerà? Non lo sa nessuno, ecco perché non aveva senso fare alcuna previsione di gettito.

Tutto dipenderà da come la proposta del Fisco sarà centrata rispetto al reddito reale del contribuente che sarà così indotto, per non trovarsi soggetto a controlli intensificati, ad aderire e non rischiare danni peggiori.

Si abbandona finalmente il totem ideologico della determinazione analitica del reddito di soggetti molto piccoli, nell’impossibile pretesa di seguirli e intercettarli “casa per casa”, e si prende la strada della determinazione forfettaria, basata su robusti indicatori di capacità contributiva che, se ben tarati, aumenteranno l’incentivo a dichiarare e versare. E solo una persona come il viceministro Maurizio Leo, da oltre 30 anni in prima linea su questi temi ed uno dei più profondi conoscitori della materia fiscale, poteva arrivarci.

Non a caso, gli addetti ai lavori non hanno che potuto commentare in modo simile a quanto fin qui sommariamente esposto:  “è verosimile ipotizzare che il reddito proposto dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti che presentano una bassa affidabilità sarà sensibilmente più alto di quanto dichiarato in passato da tali soggetti, in modo da giustificare l’applicazione delle misure premiali”.

Questi sono i fatti. A chi non sa di cosa parla, lasciamo le chiacchiere ed i titoli roboanti.

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