skip to Main Content

European Bonds

Perché gli European Recovery Bonds?

Senza European bonds, senza questa “scommessa” sul futuro dell’Ue, ogni possibile progetto europeista finisce. L'articolo dell'avvocato Angela Lupo

Avrà luogo oggi la riunione consiliare dell’Eurogruppo all’interno della quale si ridiscuteranno le misure economiche per contrastare gli effetti della pandemia Covid-19.

Come noto, nella precedente riunione del 26 marzo scorso, i 27 Paesi dell’Ue non erano giunti ad alcuna conclusione in ordine alle misure economiche da adottare, con l’Italia in primis — a cui si sono unite Francia e Spagna — a promuovere una comune strategia di ricostruzione che potesse essere all’altezza almeno di quanto fatto già da Usa e Cina.

La proposta italiana “European Recovery and Reinvestment Plan” prevede un piano straordinario di ricostruzione potenziato da European Recovery Bond, vale a dire “uno strumento di debito comune europeo che possa consentire di ricostruire il tessuto economico-sociale del Vecchio continente”.

Oltre a Francia e Spagna, la proposta ha ricevuto il placet di altri Paesi dell’Ue per un totale attuale di 14 membri: detto numero rileverebbe, in un’eventuale prima votazione del Consiglio Europeo, per il voto favorevole a maggioranza semplice.

La proposta non ha ricevuto (ancora) la condivisione degli altri membri dell’Ue ed in particolare di Germania, Olanda e Paesi del Nord Europa e ciò sul presupposto che basterebbe – anche in relazione alla pandemia Covid-19 – il Mes (European Stability Mechanism) lo strumento costruito per prestare soccorso a singoli Stati membri che attraversano tensioni finanziarie importanti (collegati a shock asimmetrici).

La proposta di European Recovery and Reinvestment Plan merita per due ordini di ragioni:

  1. la necessità di un Piano di ricostruzione dei singoli Paesi dell’Ue nasce, non in quanto risposta a crisi finanziaria, come nel 2008, bensì come contrasto agli effetti del Covid-19 che è di fatto evento pandemico;
  2. la tipologia di misure (principalmente European Recovery Bond) si presterebbe più facilmente ad un’azione di ricostruzione economica e sociale comune, per tutti i Paesi dell’Ue.

Di fatto la pandemia Covid-19 non ha colpito un singolo Paese dell’Ue.

In tal senso, l’emergenza Covid-19 non potrebbe essere concepita come causa di shock asimmetrico, ma, al contrario, come principale e unica causa di un vero shock simmetrico per le economie di tutti gli Stati dell’Unione.

Per tali ragioni il Mes — almeno per come è stato ideato e utilizzato — non sarebbe lo strumento più idoneo a dare risposte economiche per tutti i Paesi dell’Ue.

Non si tratta di un ragionamento di lana caprina, né si vorrebbe puntare i piedi per ottenere una qualche ragione: nel contesto fattuale che l’Europa sta vivendo – pandemia Covid-19 – il Mes (e tutto il kit di strumenti, ivi compreso la linea ECCL, recentemente uscita alla ribalta) forse è uno strumento non del tutto fisiologicamente rispondente alla funzione per cui è stato concepito (prestare soccorso a singoli Stati membri) e, qualora venisse adottato, verrebbe quasi a costituirsi un precedente non conforme, con ogni conseguenza sul piano della regolarità degli eventuali successivi provvedimenti.

Non è questa cosa di poco conto.

Non basta gridare: “Più Europa”. Non basta più.

Contro gli effetti di pandemia Covid-19 è impensabile attuare modelli economici del passato.

L’Ue ha bisogno di nuova linfa – come ad esempio gli European Recovery Bonds – se vuole essere una nuova Europa davvero europeista, ricostruita a seguito di un evento pandemico che ha cagionato o sta cagionando il crollo delle economie e del tessuto sociale dei singoli Paesi membri.

Perché gli European Recovery Bonds?

Perché innanzitutto sono titoli di stato comunitari garantiti da BEI (Banca Europea degli Investimenti) o da altri organi creditizi che non siano la Bce.

Si tratta di obbligazioni che essendo “comuni” non appartengono a nessun Paese dell’Ue e – cosa più rilevante – non costituiscono un “prestito” di nessun singolo Paese.

Per contro, essendo comuni, possono essere messi a disposizioni di chi ha bisogno per immettere liquidità nelle singole economie.

Si tratta, dunque, non di prestito ma di uno strumento di Politica finanziaria comune dell’Ue.

E’ una questione, dunque, di “metodo” comune europeo: la bravura di tecnocrati di Bruxelles e validi analisti finanziari potranno ideare, nel più breve tempo possibile, la migliore architettura finanziaria che mai sia stata creata da Ue.

Senza Europeanbonds, senza questa “scommessa” sul futuro dell’Unione Europea, ogni possibile progetto finisce.

Se si fallisse ancora una volta l’appuntamento con la Storia, si dovrebbe poter dire – come in ogni reality show che si rammenti – “Ue, la tua esperienza finisce qui”.

Mai avrei potuto immaginare – da europeista indissolubilmente convinta – di dover pronunziare le parole “The End”.

 

Back To Top