Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un miglioramento del contesto macroeconomico nel Regno Unito e in Europa. In larga parte questo scenario è dovuto al calo dei prezzi del gas naturale. C’è la concreta possibilità che l’inflazione scenda sotto il 3% alla fine di quest’anno, sia in Europa che nel Regno Unito. Con l’allontanarsi della paura di prezzi energetici alle stelle, la fiducia dovrebbe aumentare e la spesa crescere. Finora, i segnali ricevuti si sono rivelati a sostegno di un simile scenario.
I dati economici sono stati molto più forti del previsto sia nel Regno Unito che nell’area euro. Nonostante le preoccupazioni per la crisi del credito negli Stati Uniti e l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, non si sono verificate corse agli sportelli nel Regno Unito o in Europa e anche le preoccupazioni per Deutsche Bank sono diminuite.
CALA L’INFLAZIONE IN EUROPA E NEL REGNO UNITO
L’inflazione è già scesa in modo significativo nell’area dell’euro – gli ultimi dati parlano di un 6,9%, in calo rispetto al picco del 10,7% di ottobre 2022. I progressi sono stati molto più lenti nel Regno Unito, dove l’inflazione rimane superiore al 10%, ma riteniamo sia solo questione di tempo prima che crolli anche qui. Il fattore che ci aspettiamo comporti uno slancio ulteriore nel tempo è legato alla spesa dei consumatori in Germania. La fiducia dei consumatori è nel complesso aumentata, i redditi reali stanno crescendo, le bollette energetiche sono in calo ed è disponibile ancora un sacco di denaro non speso dopo il generoso sostegno fiscale durante la pandemia.
NON CI SARÀ RECESSIONE
Ovviamente non stiamo parlando di un boom economico. Ma il diffuso timore di recessione che si era manifestato lo scorso autunno si è rivelato infondato e nel 2023 ci aspettiamo di assistere a una crescita lenta e costante sia in Europa che nel Regno Unito. Uno dei principali venti contrari per il Regno Unito è rappresentato oggi dall’aumento dei tassi ipotecari. Quest’ultimi sono aumentati anche in Europa, ma l’impatto è più forte nel Regno Unito, in parte perché i tassi ipotecari sono scesi così tanto, ma anche perché il fatturato del mercato immobiliare britannico è superiore a quello di molti altri Paesi europei.
Questo determina importanti conseguenze per la politica monetaria. La Banca Centrale Europea può dirsi soddisfatta che l’inflazione complessiva si sia attenuata; tuttavia, l’inflazione di fondo non è diminuita e l’inflazione salariale sta accelerando. Con il miglioramento delle prospettive di crescita, ci aspettiamo che la BCE continui ad aumentare i tassi. Se, come prevediamo, gli Stati Uniti entreranno in recessione entro la fine dell’anno, i tassi americani potrebbero scendere al di sotto di quelli europei, il che rappresenterebbe un cambiamento davvero drammatico. Alla luce di tutto questo, l’euro e la sterlina potrebbero continuare a rafforzarsi rispetto al dollaro USA. Sebbene riteniamo che un eventuale rialzo della sterlina sarà comunque limitato dal freno all’economia derivante dai tassi ipotecari, il che significa che la Banca d’Inghilterra potrebbe non aumentare ulteriormente i tassi. Nel complesso, con un’economia migliore, anche le azioni europee potrebbero sovraperformare le loro controparti statunitensi.