L’Europa è il più grande paradiso fiscale del mondo. È un’immensa prateria nella quale un’élite di super ricchi dilaga come Gengis Khan nelle antiche steppe dell’Asia profonda sfruttando la complicità degli Stati nazionali e dell’Unione europea.
Sono miliardari, oligarchi, cleptocrati, finanzieri, imprenditori, supermanager, vip e campioni dello sport e dello spettacolo ad alimentare questa nuova Orda d’Oro libera di fare tutto ciò che desidera per moltiplicare le proprie ricchezze a scapito della maggioranza della popolazione.
L’Europa è il continente dove i super ricchi possono decidere di non contribuire allo sviluppo dei paesi dove vivono, dove magari sono anche nati, dove hanno studiato e hanno mosso i primi passi della vita professionale.
Dove possono stabilire il livello delle imposte da versare, in quale paese pagarle e addirittura se custodire per sé tutta la ricchezza accumulata.
Possono farlo liberamente perché le leggi approvate dai Parlamenti dei nostri paesi e quelle varate dalle istituzioni dell’Unione europea glielo consentono tranquillamente, concedendo loro un’impunità vietata ai cittadini comuni.
L’Europa di oggi è un continente dal doppio volto. C’è il nostro mondo, scandito nel bene e nel male dalla vita di tutti i giorni, dagli affitti e dai mutui da pagare, dai soldi da risparmiare per le vacanze o per l’università dei figli, dalle tasse da versare, sempre troppo alte e sempre da saldare fino all’ultimo centesimo, mai un po’ meno.
Un’esistenza regolata da leggi alle quali – anche volendo – non potremmo sottrarci. E poi c’è il mondo che noi, cittadini comuni, non riusciamo a mettere a fuoco limpidamente perché troppo lontano dalla nostra realtà.
Non siamo capaci neppure di immaginarlo e non per cattiva volontà ma perché – come insegnano gli psicologi sociali – chi vive le fatiche di tutti i giorni non è in grado di raffigurarsi la vita strabordante ed eccessiva di chi trascorre le sue giornate immerso in una ricchezza che non sarà mai in grado di spendere nell’arco della propria esistenza.
Questo è il Mondo di Sopra, un mondo a parte rispetto al nostro, dove un gruppo di milionari e di miliardari vive non più nei castelli, come facevano gli antichi re, ma in ville lussuose che oggi sono a Londra, in Costa Azzurra, a Porto Cervo o in Toscana. Viaggiano a bordo di jet e di superyacht privati senza mai prendere un treno, un autobus, una metropolitana, un traghetto affollato.
Mandano i loro figli nelle università più esclusive e le finanziano guadagnandosi la fama di filantropi. Non si mescolano mai alla gente comune, alle nostre vite, alle nostre difficoltà.
Il Mondo di Sopra è la realtà parallela di un continente che credeva di aver ridotto le disuguaglianze grazie alla conquista della democrazia – un uomo, un voto – ma che si scopre sorprendentemente fragile mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, il ceto medio sprofonda e l’ascensore sociale – che aveva reso possibile una vita migliore per molti – si è inceppato fino a bloccarsi quasi del tutto.
Per decenni l’ideologia neoliberista ha dipinto come perfetto e necessario il modello della “trickle-down economics”, un assunto secondo il quale i benefici economici elargiti ai ceti abbienti – soprattutto riducendone le tasse – favoriscono automaticamente l’intera società, comprese la classe media e le fasce più disagiate della popolazione.
La teoria dello “sgocciolamento” della ricchezza verso il basso era diventata un dogma, il pensiero unico che non poteva essere messo in discussione.
Con il passare degli anni, però, questa tesi si è dimostrata non soltanto profondamente errata ma addirittura dannosa per la salute delle democrazie europee, come ha più volte evidenziato l’economista francese Thomas Piketty, autore di un libro fondamentale per comprendere le dinamiche pericolose che si sono innescate negli ultimi decenni nel mondo occidentale. Ora è chiaro che lo “sgocciolamento” ha arricchito ancora di più chi era già ricco e ha reso siderale la distanza tra il Mondo di Sopra e la nostra realtà.
Le conseguenze di questo sistema le viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Se per fare una Tac nell’ospedale della nostra città dobbiamo aspettare più di sei mesi, se nella scuola di nostro figlio dobbiamo portare sapone e fazzoletti, se non ci sono soldi per aiutare i nostri ragazzi a studiare nelle università e affrancarsi da una realtà di lavori precari e sottopagati, molto dipende da ciò che accade a centinaia di chilometri da noi, in Olanda, in Irlanda, in Lussemburgo, in questa realtà parallela dove il Mondo di Sopra trova le sue oasi di pace.
Quante volte abbiamo trascorso un week end di vacanza nelle grandi città del nostro continente. Abbiamo visitato i loro musei, girato per le strade, ammirato quadri e statue, mangiato nei loro ristoranti. Città belle, bellissime.
Eppure, quello che abbiamo visto nei giri turistici è solo ciò che fa parte della nostra realtà. Nelle stesse città esiste e pulsa anche il mondo parallelo dei super ricchi, il Mondo di Sopra, della cui esistenza possiamo accorgerci soltanto indossando occhiali particolari.
Per osservarlo – questo mondo – dobbiamo prima decifrare il suo codice segreto, carpirne i meccanismi con i quali, come in un gioco di prestigio, i soldi spariscono e riaffiorano in un altro luogo, magari sotto il cappello di qualcun altro.
Gli artifici inventati dalla moderna Orda d’Oro avvengono anche grazie a questi luoghi che ci appaiono del tutto gradevoli, come Amsterdam, Dublino, Ginevra o anche Londra.
Da qualche tempo, però, a queste città europee se ne sono aggiunte altre, molto più vicine a noi e alle nostre vite quotidiane. Perché anche l’Italia è diventata un Eden per i più ricchi, dove – come in ogni paradiso fiscale – si sovrappongono due trattamenti diversi: uno per i più facoltosi e un altro per quelli come noi.
(Estratto dalla newsletter Appunti di Stefano Feltri)