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Cts Stato Emergenza Post Pandemia

L’Italia, Conte, la pandemia e l’Atene di Pericle

L'analisi dell'economista Ettore Gotti Tedeschi

Dovremmo cercare di affrontare la crisi in corso anche grazie ad una lezione dalla storia: nella peste di Atene del 430 a.C. – 2.500 anni fa – come oggi, si dovette gestire l’emergenza, gestire i bisogni economici e prevenire la disperazione. Il grande Pericle non ci riuscì e così iniziò il declino della civiltà ateniese.

Giovedì scorso nell’Eurogruppo la Cancelliera Merkel ha dato buone ragioni all’Italia per sentirsi sostenuta dai partners europei. Ha di fatto approvato il Recovery Fund ed ha in pratica invitato l’Olanda a “lasciarci in pace”. La BCE, in più, ha confermato che di fatto è pronta a comperare junk bonds come collaterali in caso di declassamento del rating. Ora aspettiamo la reazione e le controproposte del nostro Governo nel prossimo incontro all’Eurogruppo del 6 maggio.

Sono convinto che il nostro Governo ben sappia che la “riapertura” con la fase due deve conciliarsi con la fase due tedesca, visto che abbiamo (almeno) una intera Regione (il Veneto) che lavora strettamente con la Germania, la quale non può farne a meno, a rischio di impedire il suo stesso riavvio.

Sappiamo che la Germania, che è ben più ligia alle norme ed al ruolo dello stato forte (per cultura protestante consolidatasi in 5 secoli, al fine di compensare i rischi di eccessiva “libertà di coscienza” luterana), ci considera un popolo ricco di capacità creativa, ma un pò individualista, ogni tanto con vocazione all’anarchia. Poiché mi pare comprensibile che in futuro l’Europa vedrà una maggior guida economica nella Germania, non mi stupirei affatto che la sua amabile attenzione al nostro Paese sia anche dovuta al ruolo economico di alcune Regioni industrialmente a lei collegate.

Pertanto, come il “macellaio o il panettiere di Adam Smith”, anche la Germania non ci sta sostenendo tanto per generosità, quanto per comprensibile interesse. Ma la Germania stavolta ha ben inteso che, per la prima volta nella storia stiamo affrontando uno shock di domanda e offerta, di deficit e di debito, comune a tutti. Ma ha anche ben capito che stavolta sarebbe errato e controproducente per tutti riferirsi matematicamente ai soliti rischi italiani (sostenibilità del debito, problema spread …).

Nella storia moderna recente abbiamo assistito a molte grandi crisi finanziarie, da quella del ‘29, quelle dei paesi emergenti del 1998 e a quella della bolla del 2008. Ma nessuna è dovuta ad un fenomeno come questa pandemia, che impatta la vita e l’economia per tutti.

Ne usciremo perché non possiamo non uscirne tutti insieme e la Cancelliera lo sa. Sarà solidarietà forzata? Fatta per amore cristiano? Lo sarà quanto lo fu per il famoso macellaio o panettiere di Adam Smith. E’ bene esserne consapevoli per il prossimo Eurogruppo.

Propongo al Premier Conte una riflessione sul crollo della civiltà greca del V° secolo a.C., avvenuta grazie ad un fenomeno assimilabile alla pandemia Covid-19, ed alle sue conseguenze. Lo storico greco Tucidide, riferendosi alla famosa peste di Atene del 430 a.C. narra che Atene, governata da Pericle, fu distrutta dalla paura della peste, più che dalla peste stessa. Paura che provocò anarchia e disperazione, spingendo ognuno a pensare a sé stesso cercando di salvare la propria vita, i propri beni, perdendo anche il senso religioso, sentendosi abbandonati dagli dei. Questa peste, una specie di ebola dicono gli storici, fu importata dall’Etiopia grazie ai traffici marittimi di beni alimentari che in Grecia arrivavano al Pireo, porto di Atene.

Dalle campagne, per paura, tutti si riversarono in città, creando caos, contagio e fame per mancanza di alimenti. Anzitutto gli abitanti di Atene non obbedirono alle disposizioni di Pericle per arginare la peste (l’isolamento di Atene), poi visto che Pericle non aveva pensato a predisporre fornitura di alimenti, gli abitanti disperarono di poter risolvere i problemi vitali e adottano un comportamento egoistico verso il prossimo. Infine disertarono i templi, nella indifferenza di Pericle. Attenzione perciò alle celebrazioni religiose, caro Premier!

Gli ateniesi sentendosi abbandonati nel contagio, nella fame e senza conforto religioso, si abbandonarono alla disperazione e ad ogni disordine. Due terzi di essi, incluso lo stesso Pericle, perirono ed ebbe così inizio il declino di Atene e della civiltà ateniese. 2.500 anni fa non si poteva parlare di “conseguenze della globalizzazione” direi piuttosto di conseguenze della anarchia e della disperazione e dell’errore di Pericle di non attuare governance adeguata per isolare, sfamare, fare sperare nella forza della provvidenza. Lezione per quel che accade oggi, è pertanto evitare che “per proteggere i polmoni di un malato gli si impedisca di respirare e di volgere gli occhi al cielo …”.

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