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Banca Centrale Europea

Ecco le banche che temono di più l’euro digitale

Euro digitale: lo stato dell'arte del progetto della Bce, le posizioni del mondo bancario, le differenze in Europa fra gli istituti di credito e il punto della Banca d'Italia. L'articolo di Michele Arnese ed Emanuela Rossi

Dibattiti e tensioni nel mondo bancario non solo italiano in vista del varo dell’euro digitale.

IL PUNTO SUL PROGETTO DELL’EURO DIGITALE

Continua la marcia dell’euro digitale per entrare a far parte della nostra vita di tutti i giorni. L’equivalente elettronico del contante verrebbe emesso direttamente dalla Banca centrale europea che a luglio 2021 ha avviato la fase di indagine del progetto – da concludersi tra un mese – per capirne progettazione e distribuzione e per realizzarne alcuni prototipi. Lo scorso giugno, invece, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa che istituisce il quadro giuridico per l’euro digitale accanto al contante in euro. Una volta approvata dal Parlamento e dal Consiglio Ue, Francoforte deciderà se e quando emettere questa valuta.

COSA NE PENSANO LE BANCHE

All’interno dell’area euro, però, gli istituti di credito non hanno una posizione comune tanto che, come emerge da un report di Mediobanca, la Federazione Bancaria Europea non ha neanche presentato un documento comune per la consultazione indetta dalla Commissione Ue e che ha portato alle osservazioni di 101 soggetti tra banche, associazioni bancarie nazionali e società di pagamenti. “Dai feedback inviati alla Ue risulta che le banche italiane e spagnole, insieme alle società di pagamento dei due Paesi, supportano il progetto dell’euro digitale pur cercando di limitare i danni per il settore finanziario – ha affermato Andrea Filtri, co-head di Mediobanca Securities, secondo il Sole 24 ore – mentre le banche di Germania, Francia e Olanda sembrano ancora interrogarsi sulle ragioni di avere un euro digitale e sulle sue implicazioni”.

Come risulta dai 101 documenti inviati a Bruxelles, le banche evidenziano soprattutto la necessità di chiarimenti sul modello di compensazione in modo da remunerare gli investimenti che dovranno sostenere per il nuovo servizio da offrire. Inoltre si chiede di porre un limite alla disponibilità di contante digitale di cui ogni cittadino potrà disporre che sia più basso dei 3.000 euro ipotizzati da Francoforte.

Sulle differenze all’interno del mondo bancario spiega a Startmag un esperto del settore: “Le banche italiane e spagnole sono quelle che temono meno l’avvento dell’euro digitale perché in Italia e Spagna c’è meno mobilità dei depositi e perché c’è comunque una remunerazione, seppure bassa e bassissima dei conti correnti. Altrove in Europa, invece, a partire da Germania e Francia, c’è già una più alta mobilità dei depositi, ossia i depositanti tendono a cambiare banca più spesso rispetto a italiani e spagnoli, e sui conti correnti non c’è di solito remunerazione, neppure bassa”.

IL REPORT DI MEDIOBANCA SULL’EURO DIGITALE

Secondo un report non pubblico di Mediobanca dal titolo “Digital currency -d€ feedback: banks in catenaccio tactics”, “le banche – più che fare catenaccio – dovrebbero passare al contrattacco ovvero aprirsi su ciò che hanno da perdere ed essere proattive su ciò di cui hanno bisogno per essere promotrici più entusiaste del progetto”. Infatti, si legge ancora, “il successo dell’euro digitale dipende largamente dall’appeal finale del prodotto e dalla sua distribuzione (in cui le banche sono la chiave) e la Bce (il supervisore) è fortemente determinata ad arrivare al successo”.

Da Piazzetta Cuccia arrivano anche dei consigli: “È imprudente giocare ad indebolire i contenuti dell’euro digitale ed essere promotori riluttanti così come non crediamo che la collaborazione sia migliore in caso di coercizione”. Dunque, come agire? “Una valutazione equa del danno globale per le banche – si legge nel report – è l’elemento chiave che manca per aprire una trattativa giusta sul fatto che l’euro digitale renderebbe ciascuno contento e il progetto un successo”.

IL PUNTO DI VISTA DI BANKITALIA

Di euro digitale ha parlato anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante l’ultima relazione annuale. Come ha spiegato l’economista Emilio Barucci sull’Huffington Post, Visco ha “messo in guardia sul problema ma in qualche misura lo ha ridimensionato”. Infatti “una simulazione sui bilanci bancari a fine 2022 mostra che gli effetti dell’euro digitale sulla raccolta del sistema bancario italiano sarebbero nel complesso contenuti se la domanda fosse tale da comportare una riduzione dei depositi al dettaglio inferiore al 15% e la sua emissione avvenisse in un contesto di ampia liquidità e raccolta stabile per le banche. In questo caso infatti gli intermediari potrebbero compensare la maggior parte del calo della raccolta al dettaglio con una diminuzione delle riserve in eccesso depositate presso l’Eurosistema e un aumento della provvista a breve termine garantita”.

Visco è tornato sull’argomento qualche giorno fa, nel corso del suo intervento a “In viaggio con la Banca d’Italia” a Trieste, come riportato dall’AdnKronos. “Stiamo lavorando profondamente per valutare nell’ambito dell’eurosistema l’introduzione dell’euro digitale. È indubbio che sia la linea sulla quale noi andremo nei prossimi anni”. Del resto, ha aggiunto, “c’è una tendenza a ridurre l’uso delle banconote, io pensavo che sarebbe stata più accentuata in realtà ma è ancora rilevante l’utilizzo della carta moneta, però sta crescendo fortemente tutto ciò che ha a che fare con i pagamenti elettronici e adesso con i pagamenti digitali e quindi abbiamo costituito un insieme di responsabilità dei pagamenti al dettaglio che riguardano sia quelli fisici che quelli virtuali”.

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