Il Veneto alla conquista di Siena. La sintesi, un po’ estrema, circola da quando, venerdì scorso, La Stampa ha pubblicato l’indiscrezione secondo cui il governo sarebbe pronto a cedere poco più del 25% di Mps ancora in suo possesso (o almeno parte di esso) a un consorzio di imprenditori, guidato dal presidente di Banca Finint e della società di gestione dell’aeroporto di Venezia (Save), Enrico Marchi. Accanto a questi, troverebbe posto anche un partner commerciale, che acquisterebbe una quota di minoranza significativa ma senza avere diritti di governance.
CHI È ENRICO MARCHI?
Bocconiano, classe 1956, fondatore di Banca Finint e attuale presidente di Save Aeroporti, cavaliere del Lavoro, Marchi è molto vicino al governatore veneto, Luca Zaia. Lo scorso anno ha avuto un deciso aumento di notorietà perché ha rilevato dal gruppo Gedi degli Elkann – insieme a una cordata – i sei giornali del nordest ovvero Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo, più la testata online Nordest Economia.
Un rapporto, quello con il Nordest del Paese, che connota la vita e l’essenza stessa – si può dire – di Marchi. In un’intervista al Sole 24 Ore ha infatti affermato: “Lo dico anche se possiedo un preciso senso del limite. La mia fonte di ispirazione è sempre stato Warren Buffett. Lui non lavora a New York. Vive a Omaha in Nebraska e, da lì, investe in tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo con la sua holding Berkshire Hathaway. Io amo tantissimo Conegliano. Appartengo al Veneto e al Nordest. Aveva ragione il Gran Borghese, Bruno Visentini, quando diceva che in fondo siamo tutti veneziani di terra ferma”.
IL CONSORZIO CHE PUNTA A MPS
Secondo il quotidiano del gruppo Gedi, il Mef vorrebbe tenere le carte coperte fino alle elezioni regionali di novembre, che riguardano Emilia Romagna, Liguria e Umbria, per replicare poi lo schema di F2i-Rete Digitale, il veicolo che ha raccolto 1 miliardo da investire in Netco, lo spin off della rete Tim, insieme a Kkr e via XX Settembre.
La Stampa scrive che Marchi avrebbe contattato per primi l’Enpam, la cassa dei medici e dei dentisti che però ha poi smentito, e Gianluigi Aponte, patron di Msc. Il numero uno di Save sarebbe intenzionato a mettere insieme tra i 500 e i 750 milioni, cifra che corrisponde attualmente a circa 7,5-11,5% di Rocca Salimbeni.
Sulla questione è tornato nei giorni scorsi il Sole 24 Ore, secondo cui verrebbe perciò accantonata l’idea, circolata negli ultimi tempi, di una cordata formata da un “nocciolo duro di investitori italiani” con Unipol in veste di partner industriale per la bancassurance. Scrive il giornale confindustriale: il progetto di Marchi “è indubbiamente ambizioso e qualcun già si chiede se non debba per forza prevedere il supporto di un soggetto industriale”. Nessun legame, però, tra l’iniziativa di Marchi e quanto immaginato in precedenza con la cordata e Unipol.
Tra le prossime mosse del fondatore di Banca Finint, peraltro, sempre secondo il Sole, c’è quella di creare una piattaforma di investimento nel comparto delle infrastrutture partendo dall’Aeroporto di Venezia. Un’idea che nascerebbe dalla volontà di rivedere la compagine azionaria della holding e che la scorsa estate si sarebbe scontrata con l’impossibilità di completare il fund raising. Il progetto però starebbe riprendendo quota e si punterebbe a completare il riassetto per il primo semestre 2025.
LA SMENTITA DI ENPAM
Non è tardata ad arrivare la smentita di Enpam per bocca del suo presidente, Alberto Oliveti. “Smentisco qualsiasi coinvolgimento in questa cordata” ha detto all’agenzia di stampa Radiocor. Interpellato dall’Ansa, Oliveti ha chiarito: “Noi abbiamo già lo 0,5% di quota azionaria di Mps, ci basta. Non c’è nulla in corso”.
MARCHI E LA VICINANZA ALLA POLITICA
Del rapporto di Marchi con la politica si sono occupati diversi osservatori. C’è però da precisare, secondo Stefano Cingolani che ne ha parlato sul Foglio lo scorso ottobre che – pensando alle prossime scadenze del sindaco di Venezia e del governatore della Regione – “non sembra probabile che Marchi scenda in campo di persona, è più coerente con la sua figura il ruolo di persuasore occulto, ispiratore, burattinaio che dir si voglia”. Perché egli è una “molteplice proiezione fra affari e politica, attività privata e concessioni pubbliche” nonché “personaggio chiave negli snodi del potere veneto”.
MARCHI E LA VICINANZA ALLA LEGA
Andando a ritroso nella vita di Marchi, il Corriere della Sera lo scorso aprile ricordava che “è stato vicino a Giancarlo Galan e tutti conoscono la forte amicizia con Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, e con Massimiliano Fedriga, appena rieletto al vertice del Friuli-Venezia Giulia”. Anche con il leader del Carroccio, Matteo Salvini, c’è “una visione comune ma per altri versi differente”. Per il quotidiano di via Solferino “il suo slogan è semplice: ‘Il Nordest vuole contare’. Ed è giusto che territori dove sono cresciute realtà internazionali come le Generali, Essilux della dinastia Del Vecchio, Mundys della famiglia Benetton, De Longhi, Diesel di Renzo Rosso, Calzedonia e Illy inizi a ragionare in modo più organico. Evitando le solite inutili divisioni”.
Proprio ragionando sulla scadenza del mandato di Zaia, la testata online veneta Ytali(edita dall’ex Manifesto, Guido Moltedo) afferma che l’attuale governatore “è entrato nella fase terminale del suo mandato di presidente della Regione Veneto, con l’unica carta da spendere che è l’ipotesi, sempre più improbabile, di una sua terza ricandidatura. Ogni altra ipotesi ha il sapore di un tentativo di salvezza a ogni costo, una salvezza personale che non tutela la sua ‘filiera’ di fedeli, infatti sempre meno fedeli, come dimostra la sonora bocciatura in Regione. A meno che – e qui lo scenario si fa fantapolitico, ma non va assolutamente preso come tale, secondo i bene informati – Zaia non conti già su sponde nel Partito democratico, in vista di imprevedibili – adesso premature, forse impossibili – partite. Come un’alleanza tra Pd e Lega fedele a Zaia, con il sostegno del gruppo editoriale NEM del potente Enrico Marchi, che ha il controllo dei quotidiani locali del Nordest, per non lasciare spazio alla conquista del Veneto e di Venezia da parte di Fratelli d’Italia”.