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Eni, Coca Cola, Sisal e non solo. Tutte le aziende spremute con nuove tasse

Chi sono e che cosa dicono alcune associazioni aderenti a Confindustria sulle nuove tasse previste dal governo che toccano tra gli altri gruppi come Eni, Coca Cola, Sisal e non solo. Fatti, nomi e critiche delle federazioni confindustriali

 

Eni, Coca Cola, Sisal e non solo. Ecco alcuni dei gruppi che saranno toccati dai nuovi tributi previsti dal governo che sono contestati in queste ore da alcune associazioni aderenti a Confindustria.

L’IMU SULLE PIATTAFORME MARINE PER L’ESTRAZIONE DI IDROCARBURI

Anche le piattaforme marine, per l’estrazione di idrocarburi, pagheranno l’Imu, l’imposta municipale sugli immobili, a partire dal 2020. Lo prevede uno degli articoli contenuti nel decreto legge fiscale collegato alla manovra nell’ultima bozza elaborata. L’imposta – che vale un incasso di 6 milioni, 4,3 dei quali andranno allo Stato – è calcolata ad un’aliquota del 10,6 per mille: il 7,6 per mille finisce all’Erario, il rimanente va ai comuni individuati con un apposito decreto. Il primo anno il versamento viene fatto allo Stato che poi distribuisce gli importi.

Critica la Lega: “Al peggio non c’è fine! Dopo il blocco di nuove concessioni di trivellazione per l’estrazione di idrocarburi annunciato dal premier Giuseppe Conte e il congelamento da parte di Eni di buona parte degli investimenti promessi, ecco l’ennesima stangata per il distretto off shore di Ravenna. Con la nuova manovra di Bilancio arriva anche una nuova imposta: l’Imu per le piattaforme. Il Governo dei ‘blocca trivelle’ e delle tasse non si ferma davanti a nulla”, scrivono in una nota i parlamentari della Lega, Massimo Garavaglia e Jacopo Morrone.

LE CRITICHE DI SISAL E CODERE

“Sentiamo parlare di discontinuità ma non rileviamo segni di cambiamento per la filiera del gioco legale che viene utilizzata dallo Stato ogni anno, per far cassa in Legge di Bilancio. Sulle sole AWP la pressione fiscale è arrivata al 73%: non c’è Industria che possa sopravvivere in queste condizioni” è il commento di Stefano Zapponini, presidente Sistema Gioco Italia (associazione di Confindustria alla quale aderiscono società come Sisal e Codere), alle misure contenute nelle bozze del decreto fiscale collegato alla manovra. Così, sottolinea, “il gioco è destinato a ritornare in mano all’illegalità”.

COCA COLA, PEPSI E NON SOLO CONTRO IL GOVERNO

Anche un’altra associazione che aderisce a Confindustria è sul piede di guerra: la sugar tax è una misura economicamente dannosa per un settore, fatto di piccole e grandi aziende, che genera valore e occupazione anche a livello locale, dice Assobibe (alla quale aderiscono colossi come Coca Cola, Pepsi e non solo). E “se da una parte il Paese ha bisogno di facilitare la crescita e queste misure vanno in una direzione opposta, dall’altra è incomprensibile parlare di sugar tax quando si escludono tutti i prodotti contenenti zucchero e si applica solo alle bevande zuccherate, che in Italia hanno consumi contenuti e in calo da 10 anni”. Così Assobibe, l’Associazione italiana industria bevande analcoliche, commenta l’annuncio del ministro Roberto Gualtieri di una “sugar tax” in manovra. “Una tassa aggiuntiva è sbagliata sia sulle merendine, sulle bevande e su qualsiasi alimento. Sfugge peraltro la logica che porta a identificare un segmento in calo costante (-25% in ultimi anni)”, spiega ancora l’associazione. Le tasse sui soft drink zuccherati introdotte in Cile, Francia e Messico, sottolinea Assobibe, “hanno tagliato di 1, 3 e 7 calorie al giorno l’apporto calorico complessivo dei cittadini (mediamente di 2.500/3000 calorie), effetti che si sono rivelati ininfluenti sui tassi di obesità che hanno continuato a salire”. “Corre l’obbligo di ricordare – aggiunge – che, in Parlamento così come in organismi internazionali, il Ministero della Salute ha chiarito in questi anni che dove sono state introdotte tasse non si è “riscontrato nessun effetto diretto delle politiche di tassazione sulla prevalenza di obesità infantile” e che l’approccio fiscale è “privo di componenti educative verso sane abitudini alimentari”.

LE PROTESTE PER LA TASSA SUGLI IMBALLAGGI

Confindustria esprime forte contrarietà sull’introduzione di una tassa sugli imballaggi in plastica prevista dal documento programmatico di bilancio 2020: “La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni di euro all’anno, dei quali 350 vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata. L’introduzione di una “tassa sulla plastica” equivarrebbe, quindi, a una sorta di doppia imposizione e – come tale – sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale. Il tributo, peraltro, colpirebbe anche i prodotti di imballaggio contenenti materiale riciclato, andando a penalizzare gli enormi sforzi che le imprese stanno compiendo per la completa transizione verso l’economia circolare, sottraendo inoltre importanti risorse per gli investimenti in sostenibilità ambientale. La misura rischia, infine, di compromettere il buon funzionamento del Sistema dei consorzi per la gestione e il riciclo degli imballaggi, che da più di vent’anni ha consentito al nostro Paese di essere leader nell’economia circolare e di raggiungere tutti gli obiettivi europei per il riciclo”, si legge in una nota della confederazione degli industriali.

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