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Gas

Quale sarà l’effetto del gas sull’economia italiana

Che cosa emerge dal report Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria

 

‘’Il prezzo del gas non è mai stato così alto, inflazione e tassi di interesse salgono ancora più su: è questo l’incipit (e insieme la sintesi) dell’ultimo Congiuntura Flash del Centro Sudi Confindustria/CSC. Il contesto – continua il rapporto – è molto difficile nella seconda metà del 2022: lo scenario per l’economia vira al ribasso.

Nell’industria italiana si materializza la caduta, sebbene l’export si dimostri resiliente e continui per ora la risalita dei servizi. Rincari del gas e rischio di scarsità mettono in ginocchio l’Europa, che va verso una brusca frenata. Negli USA il quadro è incerto, tra gli emergenti va male solo la Cina’’. La manifattura cinese, infatti, frena, sia per i razionamenti di energia legati all’ondata di caldo estiva, sia per il proseguire delle misure anti-Covid. In India, la produzione e i nuovi ordini crescono al ritmo più alto da nove mesi, grazie alla riduzione dei contagi e alla moderazione dei costi delle materie prime. Il calo dei costi fa restare la manifattura brasiliana in territorio positivo e restituisce slancio pure all’economia russa, dove la manifattura segna un record nelle vendite dal 2019.

Il rapporto passa poi a commentare i diversi aspetti della congiuntura di settembre tutt’ora in corso.

L’abnorme rincaro del gas e i rischi di carenza sui volumi hanno un impatto pesante sull’Italia e gli altri paesi europei, importatori di gas. Frenando le altre economie, ciò penalizza ancor più l’Italia, attraverso un minore export.

Aumento dei costi energetici

Pur ipotizzando diverse alternative sui prezzi delle materie prime energetiche (gas, petrolio, carbone) per la manifattura, l’incidenza dei costi energetici, nello scenario peggiore, atteso dai mercati, finirebbe al 10,2% nel 2022 e al 13,7% nel 2023, più che triplicata rispetto al 3,9% pre-crisi.
Impatto del balzo del prezzo.

Sulla base di alcune simulazioni l’impatto per l’economia italiana è stimato in una minore crescita del PIL del 2,2% e del 3,2% cumulati nel biennio 2022-2023, e in 383mila e 582mila occupati in meno.

Rischio carenza di gas

Negli ultimi mesi – sottolinea il CSC -le forniture dalla Russia si sono ridotte, a tratti, in misura marcata, facendo salire il prezzo del gas. Se tali flussi si fermassero del tutto, dato l’avvicinarsi dell’inverno che porta al picco dei consumi, l’Italia e gli altri paesi europei potrebbero avere problemi anche sui volumi. In caso di blocco da ottobre, considerando le fonti alternative al gas russo già messe in campo, quelle che dovrebbero essere disponibili entro i primi mesi del 2023, l’accelerazione degli stoccaggi registrata fino ad agosto, in Italia si avrebbe una carenza di gas significativa (10,9 mmc, tra 4° trimestre 2022 e 1° 2023), ma molto inferiore a quanto stimato prima dell’estate. Usando la riserva strategica (4,5 mmc), si arriverebbe a un gap di 6,4 mmc (8% dei consumi). In base al piano di emergenza italiano e al recente regolamento a livello UE, la carenza potrebbe comunque avere un impatto rilevante su parti dell’industria italiana (che ha bisogno complessivamente di 9,5 mmc), causando chiusure e calo del valore aggiunto. Una riduzione dei consumi di energia, specie con le misure per limitare raffreddamento e riscaldamento negli edifici, potrebbe quasi annullare la carenza di gas. Per l’Eurozona, la BCE stima che in uno scenario negativo, che include il blocco del gas dalla Russia, si cadrebbe in recessione nel 2023 (-0,9%)..

Anche un’inflazione record

Le tensioni sull’energia fanno salire l’inflazione in Italia (+8,4% annuo) e nell’Eurozona (+9,1%). Su questi valori estremi la BCE non può fare molto, visto che i prezzi dell’energia dipendono da fattori esogeni, fuori del suo raggio di azione. Per le famiglie italiane – sottolinea il CSC -, l’inflazione riduce il potere d’acquisto dei redditi e del risparmio accumulato; ciò potrebbe spingere, ipotizza il rapporto, a rimandare i consumi di altri beni e servizi.

Cosa fare?

Secondo il CSC è urgente attenuare i rincari dell’energia o i loro effetti. In primo luogo, con interventi compensativi per famiglie e imprese, che però sono molto costosi, sostenibili per periodi limitati. L’Italia – ricorda il rapporto congiunturale – è già tra i paesi europei con il maggior intervento di bilancio per l’energia. Servono allora interventi regolatori quali la destinazione di parte dell’elettricità prodotta dalle rinnovabili alle imprese, a un prezzo fisso e più moderato; la riforma del mercato elettrico, sganciando il prezzo dell’elettricità da quello del gas; l’imposizione di un tetto UE al prezzo del gas in Europa, per agire direttamente sul cuore della crisi. Nello stesso tempo, suggerisce il CSC,, bisogna ridurre la dipendenza energetica da altri paesi (più rinnovabili) e ridurre i consumi nazionali di gas ed elettricità, come si sta iniziando a fare. Ma bisogna fare presto – è la raccomandazione del CSC , lungo tutte queste direttrici, se non ci si vuole rassegnare a una stagnazione, o peggio.

Il CSC segnala la resilienza di taluni settori.

Risalgono i servizi

Il recupero del turismo in Italia sostiene anche l’industria: la spesa dei viaggiatori stranieri ha ormai azzerato il gap dal pre-Covid: -0,9% a giugno (era -21% in aprile). La maggiore spesa per servizi (+5,3% nel 2° trimestre, ma ancora -4,5% il gap) ha trainato i consumi: soprattutto acquisti fuori casa, grazie alla fine delle restrizioni. In agosto, il PMI servizi (ll PMI è un indicatore economico costituito da rapporti e sondaggi mensili, raccolti dalle aziende private del settore manifatturiero). è tornato a indicare espansione, ma a ritmo molto ridotto (50,5). Perciò, il rimbalzo dei servizi dovrebbe, secondo le stime, proseguire, più piano, nel 3° trimestre.

Export resiliente

Le esportazioni italiane di beni e servizi hanno continuato a crescere nel 2° trimestre (+2,5%), sebbene con una dinamica più moderata (+4,7% nel 1°), sostenuta dall’accelerazione nei servizi (+6,6%). A luglio è proseguita la crescita dell’export di beni (+3,8% a prezzi costanti), sostenuto dalle vendite di prodotti farmaceutici e di quelli della raffinazione petrolifera; ciò nonostante che il PMI ordini esteri indicasse caduta. Anche il commercio mondiale nel 2° trimestre è cresciuto ancora (+0,8%), ma poco, con un aumento non omogeneo tra le aree e con incrementi diffusi della capacità produttiva inutilizzata; il PMI ordini esteri globale, inoltre, segnala contrazione da molti mesi.

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