Se la Cina non cresce più come una volta, i problemi anziché diminuire si moltiplicano e la fiducia degli investitori va a picco, la Banca Centrale di Pechino tenta il tutto per tutto varando un esteso pacchetto di stimoli destinato, secondo gli auspici, a rivitalizzare la seconda economia del pianeta. Ma secondo vari analisti potrebbe non essere abbastanza per risolvere una crisi che ha alla radice problemi strutturali.
I provvedimenti della Banca centrale della Cina
Era evidente il senso di urgenza che ha ispirato i due più importanti provvedimenti mai presi in una volta sola dal 2015: il taglio degli interessi a breve termine e la riduzione dell’ammontare di denaro che le banche devono detenere come riserva al fine di incoraggiare i prestiti.
Come riporta Bbc, il taglio sul cash da detenere in riserva è pari a mezzo punto percentuale e ciò consentirà di liberare circa un trilione di yuan pari a 142 miliardi di dollari.
L’annuncio è arrivato direttamente dal governatore della People’s Bank of China Pan Gongsheng, che in conferenza stampa ha rivelato anche un piano per pungolare il traballante settore immobiliare che include l’abbassamento dei tassi dei mutui e, riferisce il Guardian, il taglio dal 25 al 15% del deposito richiesto per gli acquisti delle seconde case.
Non meno spettacolare l’altra mossa di Pan, il cui istituto erogherà almeno 800 miliardi di yuan pari a 113 miliardi di dollari in supporto alla liquidità del settore finanziario.
È allo studio inoltre un apposito fondo per la stabilizzazione del mercato.
Perché ora?
Come spiega Bloomberg, buona parte delle nuove misure era stata anticipata da tempo, ma la loro attivazione simultanea tradirebbe il nervosismo delle autorità di Pechino per la concreta possibilità di mancare alla fine dell’anno il target di crescita del 5%.
A detta di Bloomberg, i provvedimenti potrebbero scongiurare questa possibilità, senza però fugare i dubbi sulle pressioni deflazionistiche e sulla crisi del settore immobiliare.
Secondo gli analisti sentiti da Reuters, invece, saranno necessari ulteriori interventi sul fronte fiscale per debellare una deflazione che continua a mordere allontanando tutti gli obiettivi di crescita. Vengono segnalati in particolare la debolezza della domanda di credito da parte delle imprese come dei consumatori, un nodo che i nuovi provvedimenti lasciano irrisolto.
I commenti degli analisti
Significativo il commento rilasciato a Bloomberg dall’analista di Capital Economics Julian Evans-Pritchard, secondo cui quello della People’s Bank of China è sì “il più significativo pacchetto di stimolo varato dai primi giorni della pandemia”, però “potrebbe non essere abbastanza”.
Anche per un analista di ANZ il nuovo pacchetto non può essere definito “un bazooka” e sarà necessaria “un’aggressiva politica fiscale per iniettare una genuina domanda economica”.
Reazione dei mercati
I mercati in Cina hanno abbracciato con cauto ottimismo il robusto intervento della Banca Centrale.
Il principale indice azionario CSI 300 ha chiuso la sessione con una crescita del 4,3%, sufficiente però per recuperare solo parte delle perdite di quest’anno, che vede lo stesso indice inferiore del 40% rispetto ai livelli del 2021.
Ripercussioni positive anche sul mercato delle commodities, mentre lo yuan ha guadagnato rispetto al dollaro. Il rendimento dei bond a dieci anni è salito di tre punti base raggiungendo il 2,06%.