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Istituti Di Ricerca Cinesi

Ecco Stati, borse e settori che brinderanno per la guerra commerciale fra Usa e Cina

Che cosa dicono i primi report di banche d’affari e non solo sugli effetti potenziali per economie e borse della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina Gli analisti di Fitch hanno messo in guardia gli investitori in quanto le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e i partner commerciali potrebbero sfociare in nuovi dazi…

Gli analisti di Fitch hanno messo in guardia gli investitori in quanto le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e i partner commerciali potrebbero sfociare in nuovi dazi e misure con un maggiore impatto sulla crescita globale. Per gli esperti almeno 2.000 miliardi di dollari di beni legati al commercio mondiale sarebbero a rischio se il presidente Usa decidesse di restare sul piede di guerra. Per molti asset manager non resta che prendere atto dell’aumentata incertezza e attrezzare i portafogli. Ecco come.

CHI SI AVVANTAGGERA’ DELLA GUERRA COMMERCIALE USA-CINA

In un reporta Amundi sottolinea: “Le tensioni riguardanti la guerra commerciale probabilmente continueranno a causare ulteriori picchi di volatilità sui mercati azionari. Se questa situazione non migliorerà, saranno favoriti i titoli domestici (settori dei consumi e settore finanziario), perché sono meno esposti alla dinamica del commercio mondiale”. Aggiungono da Amundi: “La prossima stagione delle trimestrali avrà un ruolo importantissimo. Il rafforzamento del biglietto verde e la decelerazione dell’economia europea sono motivo di preoccupazione”.

INDIA E INDONESIA FESTEGGERANNO? ANALISI DI AMUNDI

Per quanto riguarda i mercati emergenti, Amundi avverte: “Se la crescita del commercio mondiale dovesse rallentare in modo significativo, saranno le economie chiuse a risentirne di meno. In Asia privilegiamo l’India e l’Indonesia perché sono due Paesi con una buona crescita e con dei buoni fondamentali. Anche da un punto di vista settoriale è meglio investire sull’economia interna (settori dei consumi). Partendo dal presupposto che almeno sul breve termine il conflitto commerciale interesserà principalmente gli Stati Uniti e la Cina, è meglio evitare i Paesi più esposti (Messico, Vietnam, Taiwan, Colombia, Corea e Malaysia). Difficilmente il petrolio sarà interessato dai dazi e ciò proteggerà perlomeno inizialmente i Paesi esportatori di petrolio”.

GLI EFFETTI DEL PROTEZIONISMO SECONDO AVIVA

Anche Aviva Investors ha rivisto la sua esposizione sull’azionario dei mercati emergenti, passando da overweight a neutral, alla luce degli sviluppi economici e politici negli Stati Uniti che hanno influenzato l’outlook sui mercati finanziari globali e le prospettive economiche. Nel report di Aviva si ricorda che le politiche protezionistiche costituiscono la principale minaccia per i mercati globali. Gli Stati Uniti hanno annunciato dazi su 34 miliardi di dollari di prodotti cinesi, minacciando di estendere le misure fino a 400 miliardi. Secondo Aviva se l’attuale contesa tra le due maggiori economie mondiali dovesse trasformarsi in una vera e propria guerra commerciale, le aspettative di crescita per i grandi esportatori, tra cui Cina, Giappone, Paesi asiatici emergenti ed Eurozona, diminuirebbero drasticamente.

WALL STREET SEMPRE OK? REPORT AVIVA

Michael Grady, Senior Economist and Strategist di Aviva Investors, avverte: “Date le prospettive di crescita, restiamo positivi sugli asset rischiosi globali, ma segnaliamo un aumento del rischio di mercato. Abbiamo ridimensionato le nostre aspettative in merito ai rendimenti azionari, in particolare quelli maggiormente legati all’andamento del commercio e del dollaro. Al contempo, abbiamo migliorato la nostra view sul comparto azionario statunitense”. Continua Grady: “Anche se non dobbiamo sottovalutare il rischio di crescenti tensioni sugli scambi commerciali, la politica America First del Presidente Trump potrebbe rivelarsi un fattore disruptive nei prossimi due anni, consideriamo questi sviluppi come elementi di volatilità che possono essere affrontati finchè non compromettono la ripresa globale. Non ci stupiremmo, tuttavia, di assistere con maggiore frequenza a picchi di volatilità o a mini-crash, poiché il sostegno delle banche centrali si sta lentamente riducendo e i mercati finanziari devono ri-prezzare il rischio sottostante”.

PERCHE’ LA BORSA NON E’ MALINCONICA. PAROLA DI JPMORGAN

Secondo Karen Ward, chief market strategist di J.P. Morgan asset management, la ripresa sincronizzata che lo scorso anno ha favorito i mercati finanziari non si è esaurita e la crescita nelle principali economie, Usa, Europa, Giappone e Cina, è ancora superiore al trend. “Per la seconda metà dell’anno ci si aspetta, al di fuori degli Stati Uniti, che la crescita acceleri nuovamente, non appena fattori come aumento dell’occupazione e maggiore disponibilità di credito a buon mercato riacquistano vigore”, dice Ward. Che aggiunge: “Inoltre, la combinazione di utili robusti e prezzi bassi fa sì che le quotazioni azionarie siano meno elevate di quanto non apparissero a inizio anno. Entro dicembre i corsi azionari potrebbero vedere modesti guadagni, mentre quelli obbligazionari si muoveranno leggermente verso il basso”.

INFLAZIONE PRONTA A SCATTARE? STUDIO UBS

Mentre Suni Harford, head of investments di Ubs asset management, avverte: “Una nuova combinazione di tendenze di mercato sta incrementando sia rischi sia opportunità, costringendo gli investitori a lavorare di più per trovare rendimenti interessanti che siano risk-adjusted e ben bilanciati. I timori legati all’inflazione, i rischi geopolitici e l’accelerazione della crescita economica globale continuano a determinare volatilità nel 2018, rendendo più complesso il compito per gli investitori nell’attuale scenario”.

GLI EMERGENTI GONGOLANO?

Sui mercati emergenti Geoffrey Wong, Head of Emerging Markets and Asia Pacific Equities, afferma: “Gli investitori temevano la volatilità delle azioni dei mercati emergenti a causa della possibile guerra commerciale e dall’apprezzamento del dollaro. Se da un lato è difficile prevedere l’andamento delle relazioni commerciali, dall’altro, a meno che le relazioni commerciali non inizino a deteriorarsi significativamente da questo momento, riteniamo che i mercati emergenti siano ancora in un ciclo economico pluriennale. Gli investitori dovrebbero concentrarsi sulla continuità della ripresa economica e optare per un approccio a lungo termine che minimizzi le distrazioni causate dal rumore a breve termine”. Aggiunge Wong: “Con la correzione del mercato, vediamo opportunità in vari settori, tra cui quello dei beni di consumo, l’e-commerce e il comparto finanziario”.

(estratto di un articolo di Mf/Milano Finanza)

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