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Ecco come Unicredit smaschera gli aiuti della Bce alla Germania

Le stime degli analisti di Unicredit sui risparmi per gli interessi del debito pubblico tedesco. E le previsioni sugli effetti anche pro Germania delle prossime mosse della Bce. Fatti, numeri e commenti

Gli Stati del Nord Europa si lagnano per le misure espansive – passate, presenti e future – della Banca centrale europea. Ma quegli stessi Stati – a partire dalla Germania – sono i primi a beneficiare degli effetti della politica monetaria dell’Istituto centrale con sede a Francoforte.

A fare bilanci e previsioni sono report e analisti degli ultimi giorni.

E’ un report dell’ufficio studi di Unicredit a fare un consuntivo. Berlino ha usufruito, fra il 2008 e il 2018, 370 miliardi di euro sotto forma di risparmi sugli interessi del debito. Una ricchezza arrivata grazie al taglio dei tassi di cui hanno beneficiato e beneficeranno i contribuenti, ha sottolineato Erik Nielsen, capo economista di Unicredit, in una delle sue ultime note.

Nielsen coglie l’occasione per fare il punto sul cambio di guardia fra Draghi, che lascerà Francoforte a fine ottobre e Christine Lagarde, il suo successore, che nelle carte dovrebbe seguire la politica monetaria dello stesso Draghi. Quello che colpisce l’economista è che all’ultima riunione della Bce la maggioranza all’interno del Governing Council è stata raggiunta a fatica, con il settimanale tedesco Der Spiegel che ha scritto che quasi 12 membri hanno votato contro, soprattutto dissenzienti sul lato del nuovo Quantitative Easing, nota Mf/Milano Finanza.

A colpire molto Nielsen sono state le parole di Klaas Knoot, il governatore della banca centrale olandese, secondo cui “questo pacchetto ampio di misure è sproporzionato alla situazione economica attuale, soprattutto sul lato dell’acquisto di asset, emergono segnali di scarsità di asset a basso rischio da acquistare, prezzi distorti nei mercati finanziari e un atteggiamento troppo votato al rischio nel settore immobiliare”.

Si tratta per il capo economista di Unicredit  affermazioni piuttosto povere e problematiche, che fanno riflettere sul futuro della Bce. Il dubbio è se Francoforte stia avviando una nuova era di governatori che avanzano critiche feroci l’un l’altro, magari via Twitter.

Una parte del mercato ora si attende un altro taglio dei tassi a dicembre in Ue, ma per Nielsen a settembre l’Unione Europea ha toccato il punto di non ritorno (the reversal rate), ovvero il punto oltre il quale ogni ulteriore riduzione del costo del denaro inciderà in maniera pesante sull’utile delle banche nonostante l’uso parallelo di strumenti quali Tltro e tiering sui tassi.

Ma c’è chi guarda anche al prossimo futuro e individua altri benefici dalle mosse della Bce per i Paesi del Nord Europa: “Il beneficio complessivo è stimabile intorno ai 4 miliardi di euro l’anno, di cui 3,2 sono attribuibili al tiering delle riserve” . E’ la valutazione dell’economista e dirigente Consob, Marcello Minenna, sul Sole 24 Ore di ieri.

Minenna quantifica il beneficio che le banche europee otterranno dal nuovo pacchetto di misure espansive della Bce. ”Gli aiuti non saranno però distribuiti uniformemente: circa il 50% andrà alle banche tedesche, il 12% a quelle italiane e il 9% alle spagnole. Probabilmente questo vantaggio comparato è servito a Draghi per ottenere l’appoggio dei banchieri centrali nordeuropei” scrive Minenna sul quotidiano della Confindustria diretto da Fabio Tamburini.

Minenna sottolinea che le misure dell’ultimo pacchetto di stimoli che la Banca centrale europea ”riequilibrano la situazione avvantaggiando comparativamente le banche core” e questo aspetto ”potrebbe essere stato cruciale per garantire il supporto del board dei governatori nord-europei, già contrari esplicitamente al riavvio del Quantitative Easing”.

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