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Spotify Kinzen

Ecco perché l’Agenzia delle Entrate le suonerà a Spotify

Che cosa ha svelato il quotidiano Italia Oggi su Spotify Italia

Guai con il Fisco in arrivo per Spotify? L’Agenzia delle Entrate avrebbe avviato una verifica fiscale sul colosso svedese della musica in streaming.

Tutti i dettagli.

LE VERIFICHE

Le indagini avviate dall’Agenzia delle Entrate, secondo quanto rivelato ieri da Italia Oggi, si concentrano sugli anni di imposta dal 2014 al 2019 per verificare eventuali violazioni “in tema di assolvimento dell’imposta sul valore aggiunto e nell’applicazione del meccanismo del reverse charge ai fini Iva, dell’inversione contabile”.

IL MECCANISMO INCRIMINATO

L’Agenzia, in particolare, avrebbe preso di mira un meccanismo per cui Spotify Italia compra servizi, come i diritti sulla musica, dalla casa madre svedese e li rivende in Italia. In pratica quello che ascolta il consumatore italiano sarebbe un file musicale che la casa madre svedese ha rivenduto a quella italiana.

LA QUESTIONE IVA

Il meccanismo in sé non ha nulla che non va, ma a rappresentare l’appiglio di indagine è la questione Iva. Nel passaggio delle vendite e cessioni di materiale, Spotify farebbe assolvere l’Iva dalla controllata italiana e non dalla casa madre, con il reverse charge Ma, spiega Italia Oggi, così non dovrebbe essere “se la prima può essere considerata una stabile organizzazione”.

LA NORMATIVA

Facciamo un dovuto passo indietro, dunque. La normativa prevede che “nell’e-commerce le cessioni B2C (i.e. nei confronti di privati consumatori) – spiega il quotidiano del gruppo Class specializzato in norme e fisco – sono assoggettate a Iva nel Paese di residenza del consumatore finale. Quindi, le cessioni sono assoggettate a Iva in Italia e il venditore comunitario si troverà a dover adempiere l’obbligazione tributaria tramite l’identificazione diretta oppure la nomina del rappresentate fiscale”.

ORGANIZZAZIONE STABILE?

Obiettivo, in pratica dell’Agenzia delle entrate, sarebbe quello di dimostrare che la società svedese in Italia può essere configurata come una stabile organizzazione e dunque dovuta ad adempiere i propri doveri fiscali.

“Ancora in via di formalizzazione l’intera entità della verifica anche se, poiché è stata informata anche l’autorità giudiziaria, è ipotizzabile siano state superate le soglie per cui si applicano le norme del dlgs 74/2000 (reati tributari)”, si legge nell’articolo di Cristina Bartelli di Italia Oggi.

CHI CONTROLLA CHI

Facciamo ancora un’altro passo indietro. E proviamo ad inquadrare i protagonisti della questione. La società che assolve all’Iva è interamente controllata dalla società Spotify AB che è a sua volta controllata dalla capogruppo Spotify Technology SA. Spotify Italia, che svolge attività di vendita e commercializzazione per conto di Spotify per mezzo della sede legale sita a Milano, è soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte di Spotify AB che ha sede a Stoccolma, si legge nel Bilancio della società.

I NUMERI DI SPOTIFY

Gli ultimi dati accertati sui numeri di Spotify Italy risalgono all’esercizio 2018: i ricavi erano a 9,51 milioni di euro, in crescita dell’11% rispetto agli 8,56 milioni del 2017. I ricavi sono dovuti alla vendita esclusiva di servizi pubblicitari.

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