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Ecco perché i conti di Mps fanno temere il peggio alla Borsa

Mps ha chiuso il 2019 con una perdita di 1,033 miliardi che si confronta con 278,6 milioni di utile un anno prima. Fatti, numeri e commenti

Il titolo Mps vira al ribasso in borsa, anche per prese di profitto, dopo la pubblicazione dei conti 2019.

COME SONO I CONTI 2019

Mps ha chiuso il quarto trimestre dello scorso esercizio con una perdita di 1,219 miliardi di euro, leggermente sotto le attese del consenso Bloomberg per un rosso di 1,23 miliardi (-100,7% anno su anno). Le commissioni dell’ultimo trimestre dello scorso anno sono state di 371,1 milioni (370,3 milioni il consenso), i ricavi per 862,9 milioni.

LA PERDITA DI MPS

Il Monte dei Paschi di Siena ha chiuso il 2019 con una perdita di 1,033 miliardi che si confronta con 278,6 milioni di utile un anno prima dopo aver effettuato una profonda pulizia di bilancio grazie a cessioni di crediti in sofferenza.

I MOTIVI DEL ROSSO DI MPS

Quali sono i motivi di questo rosso? Ha avuto un effetto negativo la revisione del valore delle imposte differite (Dta, -1,2 miliardi di euro), senza effetto sulla solidità patrimoniale e sull’operatività della banca. Oggi l’ad Marco Morelli, in conference call con gli analisti, ha detto che “abbiamo ridotto la nostra esposizione ai titoli di Stato garantiti, grazie anche alla recente emissione da 400 milioni di euro di obbligazioni Tier 2 e ulteriori se ne prevedono nelle prossime settimane”.

CHE COSA HA DETTO MORELLI

Il ceo ha poi aggiunto che “entro la fine del 2021 è previsto un ulteriore taglio dei costi per 100 milioni senza che ci sia un impatto sull’attività commerciale”.

TAGLI AL PERSONALE IN ARRIVO

Mps dovrà tagliare altri costi per 100 milioni entro il 2021. Nel comunicato sui risultati 2019 la banca precisa che “non ha raggiunto gli obiettivi reddituali previsti dal Piano di Ristrutturazione. Il commitment di Piano prevede che in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi reddituali si proceda ad una riduzione di costi operativi di 100 mln di euro rispetto a quelli previsti nel Piano; in questo caso la riduzione dovrebbe realizzarsi entro il 2021”. Nel corso della conference call con gli analisti, Andrea Rovellini, Cfo e vice direttore generale vicario, a chi gli chiedeva di azioni sui costi, ha spiegato che “si dovrà tornare a mettere mano sugli organici. Abbiamo un piano di ridimensionamento aperto che prevede prepensionamenti e potremo spingere in maniera più decisa nei prossimi 18 mesi”.

LE PULIZIE DI BILANCIO

Sul fronte della pulizia strutturale di bilancio per circa 10 miliardi di crediti in sofferenza, prodromica all’uscita dello Stato dalla banca, Morelli ha sottolineato che “sono in atto i negoziati tra il Mef e la Commissione Ue” sul deconsolidamento di un importante stock di Npl. La trattativa è “portata avanti dal Mef e quindi la banca sta aspettando indicazioni o una sigla formale dell’accordo per poter poi pensare che tipo di operazioni possono essere fatte sugli Npl diverse da quelle previste dal Piano”.

COME VANNO I CREDITI

I crediti deteriorati lordi sono scesi a 12 miliardi di euro a fine 2019 (-74% rispetto a dicembre 2016) mentre il l’Npe ratio lordo a fine dicembre era al 12,4% (17,3% nel 2018), raggiungendo con due anni di anticipo l’obiettivo del Piano industriale per il 12,9% al 2021. Intanto l’Npe ratio netto si assesta al 6,8%. Il costo del credito è sceso a 68 punti base da 72 punti nel 2018.

IL MARGINE DI INTERESSE

IL Il margine di interesse ammonta a 1,501 miliardi (-13,9% anno su anno) sul quale hanno pesato, oltre che le dinamiche commerciali, le attività poste in essere per rispettare gli accordi sul piano di ristrutturazione (cessione di crediti deteriorati, vendita della controllata in Belgio, unwinding di MP Banque, emissioni istituzionali), che spiegano circa la metà della riduzione del margine di interesse.

LE EMISSIONI

E’ stato completato il programma di emissioni di tipo Tier 2, così come richiesto dalla Commissione europea, e la banca è tornata al mercato del funding istituzionale: sono stati emessi 0,7 miliardi di euro di bond Tier 2, 2 miliardi di senior e 2 miliardi di covered.

IL PATRIMONIO

Per quanto riguarda il patrimonio, il transitional Cet 1 ratio si colloca al 14,7% (13,7% nel 2018), 460 punti base in più rispetto allo Srep 2020. Il transitional total capital è al 17,4% (15,2% nel 2018), con un cuscinetto di liquidità di 370 punti rispetto allo Srep 2020.

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