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Def, ecco perché Conte e Gualtieri non vogliono rinvii fiscali

Se si facessero slittare al 2021 50 miliardi di euro di entrate tributarie in scadenza nel 2020, il quadro programmatico descritto dal Def 2020 appena approvato evidenzierebbe sul 2020 un deficit al 13,5% invece che al 10,4%. Il post di Enrico Zanetti, tributarista ed ex viceministro alle Finanze

Se si facessero slittare al 2021 50 miliardi di euro di entrate tributarie in scadenza nel 2020, il quadro programmatico descritto dal Def 2020 appena approvato evidenzierebbe sul 2020 un deficit al 13,5% invece che al 10,4% e un rapporto Debito/Pil al 158,7% invece che al 155,7%, ma evidenzierebbe poi sul 2021 un deficit al 2,6% invece che al 5,7% e un rapporto Debito/Pil al 152,8%, cioè sostanzialmente identico a quello del 152,7% che figura nel Documento economico e finanziario.

Questi numeri ci dicono che il motivo per cui non viene fatto non è “di bilancio”, ma “di mancanza di fiducia”: semplicemente, il Governo ritiene che, nel 2021, imprese e partite Iva saranno in grado di pagare tasse meno di oggi e quindi preferisce aiutarle a indebitarsi ora “che ancora ci credono” e incassare quel che gli spetta, dopodiché vada come vada.

Se si vuole dare una iniezione di fiducia, oltre che di liquidità, va rinviato al 2021 un congruo ammontare di scadenze fiscali.

Enrico Zanetti

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“Il Def stima” uno “scenario di rischio ulteriore che purtroppo non possiamo escludere allo stato, in cui l’andamento e la durata dell’epidemia sarebbero più persistenti, portando a una contrazione del Pil fino al 10,6% nel 2020 e una ripresa piu’ debole nel 2021, pari al 2,3%, con piu’ pesanti aggravi sulla finanza pubblica”. E’ quello che ha detto oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che sta tenendo al Senato l’informativa già resa in precedenza alla Camera. Conte ha ricordato che nello scenario “principale” del Def “la previsione ufficiale del Pil per il 2020 viene abbassata da un aumento dello 0,6% previsto nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre a una contrazione significativa dell’8%. E’ una previsione che sconta, al momento, una caduta del Pil di oltre il 15% nel primo semestre e che tiene conto di una possibilità di rimbalzo nella seconda meta’ dell’anno, seguita da una crescita del PIL del 4,7% prevista per il 2021”. (Redazione Start Magazine)

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