skip to Main Content

Energia

Ecco la clava fiscale nascosta nel Pnrr

Tutte le misure parafiscali previste nel Pnrr. L'approfondimento di Giuseppe Liturri.

Negli ultimi due giorni, la discussione parlamentare sulla legge delega per la riforma fiscale si è focalizzata sulla riforma del catasto e sul possibile aggravio di imposizione sugli immobili che in futuro potrebbe derivarne.
Fiumi di inchiostro sono stati spesi per dimostrare che non ci sarà alcun aggravio o che – dopo il 2026, ma con prevedibili anticipati effetti recessivi – tale riforma costituirà la pistola carica per eseguire ciò che da tempo ci chiede la Commissione: aggiornare i valori catastali per aumentare il gettito sugli immobili, alleggerendo il carico fiscale sul lavoro.

Uno degli argomenti più abusati, e tuttavia più infondati, a favore della necessità di procedere secondo il testo presentato dal governo alle Camere, è stato quello della obbligatorietà di tale riforma ai fini del conseguimento di obiettivi e traguardi previsti dal PNRR con frequenza semestrale. Una semplice ricerca all’interno del documento approvato dal Consiglio, dimostra che tale affermazione è palesemente falsa. La riforma fiscale è una riforma cosiddetta di “accompagnamento”, non certo una condizione essenziale per l’incasso delle rate.

Come spesso accade, mentre il dibattito si accaniva intorno alla pagliuzza, si trascurava la trave. Anzi due travi. Che invece sono ben presenti negli oltre 500 obiettivi e traguardi da conseguire nei prossimi nove semestri. Il primo è l’abbattimento della propensione all’evasione del 5% e del 15% (in confronto al valore del 2019) rispettivamente entro il 2023 e 2024. Il secondo è il diluvio di lettere di conformità (“compliance”) che dovrà necessariamente piovere sui contribuenti italiani entro la fine del 2022 e del 2024, generando un gettito fiscale in crescita da 2,1 a 2,8 miliardi.

Si tratta di comunicazioni che l’Agenzia delle Entrate invia ai cittadini che hanno compiuto probabili errori ed omissioni in fase di compilazione della dichiarazione, come dimenticato di riportare in dichiarazione una parte del loro reddito complessivo, e che vengono quindi messi in condizione di rimediare con sanzioni più lievi a tali errori, mediante l’istituto del ravvedimento operoso.

Uno strumento che, a partire dal 2015 con circa 495.000 lettere, ha assunto progressivamente maggiore importanza, fino ad arrivare a 2,1 milioni di lettere del 2019. Di pari passo si è mosso il gettito, che nello stesso periodo è cresciuto da 0,3 a 2,1 miliardi. La casistica più frequente (oltre il 50%) riguarda l’omessa o inesatta presentazione della comunicazione trimestrale dei dati delle fatture ai fini IVA o versamenti IVA tardivi, incompleti o omessi.

Facciamo subito chiarezza: qui non si contesta l’efficacia dello strumento, ma il fatto che l’inserimento negli obiettivi del PNRR di specifici obiettivi quantitativi relativi al numero di lettere ed al maggior gettito da conseguire, lo trasforma in una clava rigidissima e pericolosa. Gli impegni presi nell’ambito del PNRR prevedono entro fine 2024 l’aumento delle lettere da 2,1 a 3 milioni e del gettito da 2,1 a 2,8 miliardi, con obiettivi intermedi già a fine 2022.

Per comprendere la pericolosità di tale impostazione, basti considerare quanto accaduto nel 2020, quando le lettere si sono più che dimezzate (952.000) e il gettito è crollato a 1,2 miliardi. Se il PNRR fosse stato già operativo, quel calo ci avrebbe impedito di raggiungere l’obiettivo prefissato ed incassare la rata semestrale.

Suscita enormi perplessità aver legato mani e piedi il Paese ad indicatori così rigidi e fortemente correlati con andamenti congiunturali dell’economia soggetti a forte incertezza. Tutto ciò ancora più vero in questi giorni, quando le preesistenti tensioni sul costo delle fonti energetiche hanno raggiunto picchi inimmaginabili in conseguenza degli eventi bellici in Ucraina, con prevedibili ed ormai scontati effetti recessivi sulla nostra economia.

Nella nota di aggiornamento al DEF di settembre si conferma che una delle leve per aumentare il gettito è “l’ottimizzazione dell’invio delle comunicazioni per la promozione della compliance, attività ripresa nel corso del 2021, dopo essere rimasta in gran parte sospesa nel 2020 per favorire la graduale ripresa delle attività economiche e sociali. Al riguardo, anche in linea con gli obiettivi del PNRR, sarà aumentato il numero delle lettere di compliance trasmesse e, in particolare, quelle dirette a favorire l’emersione delle basi imponibili ai fini delle imposte dirette e dell’IVA”. Ammettendo che, quando l’economia rallenta o crolla come nel 2020, le lettere ragionevolmente non partono. Valga, per tutti, il dato delle entrate complessivamente derivanti da attività di accertamento, controllo e riscossione (lettere incluse): tra il 2016 ed il 2019 si era attestato intorno a 19/20 miliardi annui, per crollare nel 2020 a 12,7 miliardi.

Chi avrà il coraggio di dire al contribuente italiano – in ritardo sul versamento delle ritenute o dell’Iva già diligentemente dichiarata, a causa di una fattura del gas quintuplicata – che se non versa, rischiamo di non incassare una rata del PNRR? Quante trappole simili ci sono in quel piano?

Back To Top